e inducono un senso di di rigetto dello studio e della scuola.
Parola di Maria Montessori
Incuriosito,
ho verificato che le maestre avevano assegnato da studiare tre libri: i compiti
di lingua italiana, i compiti di matematica, attività per le vacanze. Lo studio
dei tre libri comportava per ognuno di essi la compilazione di numerosi
esercizi su appositi quadernoni. Ogni giorno per tutta l’estate la bambina e i
nonni hanno svolto le consegne assegnate dalle maestre in modo responsabile:
prima di tutto i compiti e poi eventualmente qualche gioco. I nonni, poco più
che sessantenni ed istruiti, mi hanno detto che alcuni esercizi non erano
riusciti a farli perché troppo difficili e si erano fatti aiutare dal figlio
ingegnere. Preso dalla curiosità ho sfogliato velocemente il libro di
matematica e ho notato esercizi con titoli molto accattivanti: “Le divisioni
con il resto”, “Tutto problemi – scrivi la domanda, risolvi e rispondi”,
“Problemi in viaggio”. Evito di riportare il testo degli esercizi che i nonni
non hanno saputo svolgere. Da questa esperienza qualche considerazione.
Iniziamo
dai compiti per le vacanze. Questi non sono obbligatori. Ad oggi, infatti, non
ci sono disposizioni ministeriali che obblighino i bambini a fare i compiti
durante le vacanze estive.
Inoltre,
agli studenti deve essere garantito il “diritto al riposo e al gioco”, e alle
famiglie di ritrovarsi, senza l’assillo stressante dei compiti. Un eccessivo
carico di compiti, come nel caso riportato, rischia di annoiare i bambini e
ridurre il loro naturale desiderio di apprendimento e, addirittura,
allontanarli dall’amore per la scuola, riducendo il tempo che si può spendere
per giocare, riposare e fare sport.
Infine,
i compiti in estate possono determinare situazioni discriminatorie perché non
tutti i genitori/nonni possono seguire i figli/nipoti durante l’estate.
Tuttavia,
quantità minimali di compiti per l’estate possono apportare alcuni vantaggi,
permettendo ai bambini/studenti di ricordare gli argomenti svolti attraverso
letture ed esercizi anche in forma ludica.
Quanto
al metodo Montessori, è risaputo che è un sistema educativo basato
sull’indipendenza e sulla libertà di scelta del bambino, volto a favorire lo
sviluppo di un senso di responsabilità e di consapevolezza da parte dello
studente, anziché imporre dall’alto percorsi formativi standardizzati e con
tappe predefinite. Infatti, il principio educativo guida del metodo Montessori
si basa sul riconoscere al bambino la libertà di manifestare la sua
spontaneità. E, quindi, anche l’ambiente di apprendimento, a scuola e a
casa, prevede un arredamento ad hoc che
permetta al bambino di muoversi in completa autonomia, con oggetti di uso
quotidiano organizzati in modo da essere sempre a portata di mano e di utilizzo
facilitato. In definitiva, l’approccio educativo del metodo Montessori è
esperienziale: il bambino apprende con le mani, con gli occhi, con le orecchie,
ovvero esplora il mondo attraverso i sensi e immagazzina informazioni che, di
volta in volta, costituiscono i mattoncini della casa della conoscenza.
Alla
luce delle evidenze rappresentate, i tanti compiti estivi assegnati dalle
maestre a questa bambina e ai suoi nonni sicuramente non sono un bel segnale
per la scuola italiana, a maggior ragione per quella montessoriana. Oltre lo
stress da compiti e al tempo negato ai bambini per esercitare il loro
sacrosanto diritto al riposo e al gioco, si ravvisa quasi la negazione del
metodo Montessori. È la fotografia di una scuola tradizionale, ormai superata,
che delega al lavoro domestico buona parte dell’apprendimento. Eppure
l’innovazione didattica ed educativa è ampiamente dichiarata nel progetto
formativo di tutte le scuole autonome. Sembra quasi di aver cambiato tutto e
non aver cambiato nulla! Spero, anzi sono sicuro, che queste storture
riguardano una minoranza di scuole.
Di
sicuro la bambina in questione, forse perché stimolata dalla mia curiosità e
attenzione ai suoi compiti, è stata capace di una riflessione molto semplice e
profonda che ha espresso al suo papà quando per telefono le ha chiesto se
avesse fatto i compiti. La risposta è stata: “oggi ho giocato con i nonni,
perché devo fare i compiti mentre le mie maestre sono in vacanza?” Riflessione
eccezionale! Spero che la scuola sappia riconoscere e rispettare la specificità
di questa bambina, considerandola nella totalità della sua persona, non
semplicemente come alunna. In fondo si tratta di applicare proprio il metodo di
Maria Montessori!
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