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mercoledì 12 luglio 2023

RAPPORTO INVALSI 2023


Presentato stamane
 il Rapporto Invalsi 2023, 
con i risultati 
delle prove 2022. 
La situazione è preoccupante: 
la scuola italiana non è ancora uscita da Covid

 Puntuale come ogni estate, questa mattina, presso la Camera dei Deputati, Invalsi ha presentato il Rapporto dedicato all’illustrazione dei risultati e delle tendenze della rilevazione nazionale sugli apprendimenti, condotta, nel periodo marzo-maggio 2023, nelle classi campione delle scuole primarie e secondarie di primo e di secondo grado.

Anche quest’anno il quadro complessivo che ne esce è negativo, con tante zone d’ombra e qualche timido aspetto positivo, che, però, non riesce intaccare le criticità del sistema scolastico italiano. Nello specifico, l’impressione generale è quella di una situazione di una ancora più marcata gravità rispetto al passato, se si confronta l’attuale scenario con gli anni pre-pandemia: in alcuni settori l’Italia sembra aver superato gli effetti negativi dovuti all’emergenza, ma la stessa cosa non si può dire per la scuola. Anzi, sembra che il Covid abbia determinato strascichi ancora e sempre più profondi proprio sugli apprendimenti degli studenti che frequentano le nostre scuole.

Il 2023 segna anche il ritorno, dopo periodi di misure straordinarie, alla piena applicazione del D.lgs 62/2017 che prevede, quale requisito di ammissione agli esami di Stato, la partecipazione alle prove Invalsi per gli studenti sia di terza secondaria di primo grado che di quinta secondaria di secondo grado.

Ecco, in sintesi alcuni numeri legati alle somministrazioni: le scuole coinvolte sono state oltre 12.000 per un totale di oltre 2.700.000 studenti, con oltre 1.000.000 di allievi di scuola primaria (classi II e V), circa 570.000 studenti delle classi terze di scuola secondaria di primo grado e oltre 1.000.000 di studenti di scuola secondaria di secondo grado (delle classi seconde o terminali dei percorsi di studio). Agli studenti impegnati negli esami di Stato sono state rilasciate oltre 4.000.000 di certificazioni di competenze (una per ogni disciplina interessata). Il costo complessivo per la somministrazione delle prove è stato pari a 4 milioni e 900mila euro.

Il Rapporto analizza i dati sugli apprendimenti sia complessivamente, a livello di Paese, che in relazione alle articolazioni regionali e alle 5 macro-aree di riferimento: Nord-Ovest (Piemonte, Valle D’Aosta, Lombardia e Liguria), Nord-Est (Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna), Centro (Toscana, Umbria,  Marche, Lazio), Sud (Abruzzo, Molise, Puglia, Campania), Sud e Isole (Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna).

I livelli di competenza sono ricondotti a 6 fasce di livello: le fasce 1 e 2 si situano ai livelli bassi della scala e indicano il non raggiungimento delle competenze richieste, mentre gli studenti con risultati migliori si collocano nelle le fasce 5 e 6.

La scuola primaria ha visto la somministrazione di sole prove cartacee, mentre nelle classi delle scuole secondarie i test sono stati somministrati con modalità computerizzata.

Per quello che riguarda la scuola primaria, nelle classi seconde le discipline interessate sono l’italiano e la matematica, mentre nelle classi quinte sono state somministrate anche prove che riguardano le competenze ricettive dell’inglese (reading e listening).

Per la seconda primaria le differenze territoriali per la matematica sono significative, con uno svantaggio della macro-area Sud e Isole, dove si registra una maggiore incidenza di alunni con livelli di competenza delle fasce 1 e 2: piccole differenze nei gradi iniziali di scuola sono indice di uno svantaggio che è destinato ad acuirsi nel proseguo del percorso scolastico.

Confrontando i risultati medi con quelli dei precedenti anni scolastici (solo nel 2020 le prove non hanno avuto luogo a causa del lockdown), per l’italiano i risultati sono in leggera flessione rispetto al 2022, ma decisamente più bassi rispetto a quelli del 2021 e del 2019.

A questo proposito è interessante il confronto con l’indagine Pirls, la rilevazione comparativa internazionale delle competenze di lettura degli alunni al quarto grado di scolarità, i cui dati sono stati resi noti lo scorso maggio: Pirls pone sì l’Italia tra i Paesi che conseguono i risultati migliori, ma all’interno di una generalizzata tendenza a livello internazionale di arretramento degli esiti. In questo caso, meno che mai, vale il proverbio “mal comune, mezzo gaudio”.

Anche in matematica, in seconda primaria, si riproduce la stessa tendenza descritta per l’italiano: risultati più bassi in modo lieve rispetto al 2022, ma in modo deciso e significativo rispetto al 2021 e al 2019.

Per quello che riguarda la quinta primaria, le differenze negli esiti di matematica riscontrate nell’area Sud e Isole permangono al termine della scuola primaria, con una percentuale di allievi fragili (cioè, ai livelli 1 e 2) che arriva quasi al 50%. Analoga differenza territoriale riguarda anche l’inglese: nell’area Sud e Isole, rispetto all’Italia settentrionale, la percentuale di allievi che non raggiungono il prescritto livello A1 è doppia per la competenza del reading e più che doppia per il listening.

Sempre in quinta primaria, sia in italiano che in matematica, rispetto al 2021 e al 2022, si riproduce oggi un’evidente tendenza al ribasso. Per l’inglese, dopo il netto miglioramento registrato nel 2022, i risultati tornano sostanzialmente a quelli del 2019 e del 2021.

Nelle regioni del Sud, rispetto al Nord, per la matematica e per il listening, sono negativi anche gli indici relativi alla differenza tra le scuole e tra le classi, a evidenziare una tendenza destinata a essere ancora più marcata ai gradi più alti di scolarità: questo mette in evidenza, ancora una volta, il rilevante grado di diseguaglianza del sistema scolastico italiano.

Nella scuola secondaria di primo grado si ferma il calo degli apprendimenti in italiano e matematica riscontrato tra il 2019 e il 2021, ma non si registra ancora una netta inversione di tendenza. Gli esiti di inglese sono in miglioramento, pur all’interno di marcati divari territoriali. Si ricorda che, a livello nazionale, gli studenti che si collocano a un livello soddisfacente di competenza sono, per l’italiano, il 62% nel 2023, contro il 66% nel 2018 (ma nel Sud e Isole solo il 51%!) e, per la matematica, il 56% contro il 61% del 2018, con una percentuale di solo il 40% nel Sud e Isole.

Nelle aree meridionali, particolarmente critico è anche l’indice che rileva le differenze tra le classi e tra le scuole.

Analizzando il dato regione per regione e osservando la distribuzione degli studenti ai diversi livelli di competenza, si evidenzia la tendenza, già descritta in letteratura, della cosiddetta “polarizzazione degli esiti”. Le regioni con alte percentuali di allievi ai livelli alti di competenza registrano anche una bassa percentuale di allievi fragili. Questo sembra confermare come l’inclusione si realizzi portando avanti due azioni solo apparentemente antitetiche: attuare strategie per contenere gli allievi con scarse competenze e, contemporaneamente, azioni per promuovere l’eccellenza a scuola.

Gli esiti registrati nella scuola secondaria di secondo grado evidenziano una contrazione degli esiti generalizzata nelle classi seconde.

Nelle classi seconde, la percentuale di studenti che raggiungono almeno la fascia di livello 3 – cioè, un livello sufficiente di competenza – è, quest’anno, pari al 63% per l’italiano e al 55% per la matematica (con un calo di 3 punti in entrambi gli ambiti rispetto al 2018). Per tale grado scolastico non sono previste prove per l’inglese.

Per le classi terminali di scuola secondaria di secondo grado (le classi quinte o le classi quarte dei licei quadriennali), quest’anno, rispetto all’anno precedente, si evidenzia un’interruzione di quel calo degli apprendimenti in italiano e matematica riscontrato tra il 2019 e il 2021, ma non si registra ancora l’auspicata inversione di tendenza. Si passa da una percentuale di studenti con risultati in linea con gli standard richiesti pari al 51% per l’italiano e pari al 50% per la matematica (contro percentuali rispettivamente del 64% e del 61% nel 2019 e del 52% e 50% nel 2022).

In miglioramento costante e diffuso, invece, i risultati in inglese, sia per il listening che per il reading.

Il generale calo degli apprendimenti dagli anni precedenti la pandemia ad oggi rappresenta, dunque, un filo rosso che tocca molte delle competenze oggetto di indagine e tutti i gradi scolastici interessati.

Ma questa non rappresenta l’unica criticità registrata nel 2023: al termine del secondo ciclo di istruzione, anche la percentuale di studenti che si colloca ai livelli più alti di competenza (cioè, ai livelli 4 e 5 per l’italiano e la matematica e al B2 per l’inglese), è significativamente più bassa rispetto al 2019 (con significativi divari territoriali), così come più alta rispetto al periodo pandemico è la percentuale degli studenti in condizione di fragilità che non raggiungono i livelli richiesti.

Questi e altri temi, solamente toccati nel corso della presentazione di oggi, sono, ovviamente, oggetto di più approfondita analisi e riflessione nel Rapporto Nazionale, alla cui lettura si rimanda. A questo link è possibile scaricare tutti i materiali.

 Il Sussidiario

 

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