- Quando
un NO ben-detto
fa crescere la comunità -
-
di Ruggero Mariani
- “Pensieri
e parole son dell’uomo il potere
sempre
con gli altri si può ragionare
trovare
insieme le cose più vere
se
le mura dell’odio potete saltare!
Se
fare questo voi non saprete,
sarà
per voi ogni suono un inganno,
lingua
e ragione voi perderete…”
Problemi
di comunicazione esistono anche in Sette Punti Neri, come ammonisce la
filastrocca nel Racconto della genziana! Vi assicuro che, qui in Abruzzo, la
radice di quest’erba di montagna, opportunamente trattata, contribuisce
certamente a favorire la comunicazione e a risolvere conflitti… ma quanti ne
nascono, quanti fraintendimenti nelle nostre mirabili associazioni, per una
parola non detta, o detta male, o per una frase inconsapevolmente ambigua che
può essere interpretata in modo diverso da persone diverse?
Ritengo
che la comunicazione sia un’abilità (competenza?) che richiede pratica e un
costante miglioramento. Perciò, potremmo provare a coltivare un atteggiamento
“proattivo” anche nelle nostre comunità e associazioni. E penso che ne valga
davvero la pena, anche se tale esercizio può costare all’inizio fatica. Perché
tra il silenzio che genera i mostri delle cose non dette, o il rischio di dire
cose che magari neppure pensiamo, ferendo la sensibilità dell’interlocutore, io
sceglierei la via di nutrire e di sviluppare questa competenza, con i suoi
codici e linguaggi. Perché comunità è cura delle relazioni, è fiducia, sempre;
è “stare con te” anche nel “con-te-stare” duramente!
I
conflitti possono emergere per varie ragioni: differenze di opinione, contrasti
personali, divergenze sulle strategie educative, e così via (ognuno può
elencare la propria casistica…); la sfida è nel saperli gestire, ed è una sfida
che può determinare il successo – cioè, la sana crescita – di una comunità che
non si è costituita a casaccio, ma che ha scelto di servire i più piccoli per
amore.
Basta
ricordarsi alcune semplici cose, approcciando con un giusto stile, in modo
fraterno, cioè in un modo che esprima l’amore e la cura per chi mi è accanto e
ha scelto di camminare con me, e non il giudizio.
Ascoltare
e comprendere il punto di vista dell’altro, prestare attenzione a ciò che si
dice e a come lo si dice (anche con lo sguardo, con la corporeità…), comunicare
in modo chiaro e rispettoso, mantenere un atteggiamento aperto e collaborativo
(anche quando siamo chiamati a prendere decisioni impopolari, o a dirci dei
“no” in modo appropriato), sono minime strategie che possono aiutare a gestire
i conflitti. Il fine è raggiungere e ottenere un buon equilibrio, una comunità
che sa generare un linguaggio del “noi” invece dell’“io”, e che rafforza i
legami di cooperazione nella quotidiana dialettica della relazione.
«Sarei
certo di cambiare la mia vita / Se potessi cominciare a dire “noi”», cantava
Gaber. Anche da come sapremo utilizzare le parole – come ponti o come pietre –
dipenderanno le prospettive future delle nostre comunità, se spegneranno o
accenderanno la fiducia, se motiveranno o disincentiveranno, se favoriranno o
inibiranno, apriranno o chiuderanno possibilità, influenzando indubitabilmente
la storia collettiva e quella individuale dei suoi appartenenti.
E
allora scegliamo il Manifesto
della comunicazione non ostile. Nato nel 2016 da alcuni professionisti per
contrastare i linguaggi d’odio in Rete, ParoleO_Stili è un progetto che si è
evoluto nel tempo diventando uno strumento che può aiutarci in modo facile e
piacevole. Esso enumera dieci principi di stile tranquillamente applicabili –
in caso di bisogno – per comunicare meglio, non solo nei nostri incontri associativi, ma anche in molti altri ambiti, dalle “strutture” associative, al lavoro ecc…
(https://paroleostili.it/manifesto/). Perché le parole non ci siano da inganno,
per non perdere lingua e ragione.
Proposta
Educativa
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