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sabato 3 dicembre 2022

EDUCAZIONE, FUTURO, FRATERNITA'

Educare per costruire 

un futuro 

più fraterno. 

Al tema dell’educazione è stato dedicato il simposio “Riconoscersi sulla soglia dell’educativo” svoltosi nel pomeriggio nell’Aula Nuova del Sinodo, in Vaticano. Si tratta del terzo ed ultimo incontro del 2022 dei “Cammini Giubilari Sinodali” organizzati dalla Basilica di San Pietro e dalla Fondazione Fratelli Tutti. Presenti rappresentanti dello sport, delle realtà degli oratori e di tutte quelle esperienze che aiutano a far crescere i giovani dopo la solitudine causata dalla pandemia

 

- di Paolo Ondarza - Città del Vaticano

 L’educazione oggi non è più solo un’emergenza: è il presupposto, la base per costruire il futuro. Lo ha detto il cardinale Mauro Gambetti, arciprete della Basilica Papale di San Pietro, questo pomeriggio nell’Aula Nuova del Sinodo aprendo i lavori del simposio “Riconoscersi sulla soglia dell’educativo”, terzo incontro del 2022 nell’ambito dei Cammini Giubilari Sinodali. Secondo il porporato occorre che scuola e famiglia, i due pilastri su cui si basa l’educazione, tornino ad essere alleati e a camminare insieme, in un’ottica sinodale, perché si consolidi il patto tra agenzie educative, componenti sociali e famiglie.

Tirare fuori sogni

“Educere  - spiega da parte sua padre Francesco Occhetta, segretario generale della Fondazione Fratelli Tutti e moderatore dell’evento - per la Chiesa significa tirare fuori sogni, vita e vocazione di chi accompagniamo. L’educazione riguarda tutti, è un impegno e una responsabilità.

Prendersi cura

“Viviamo in un cambio d’epoca. In un mondo sempre più interconnesso educare vuol dire prendersi cura”, ha detto, intervenendo durante la tavola rotonda “L’orizzonte dell’educativo”, Chiara Giaccardi, docente di Sociologia e Antropologia dei Media presso l’Università Cattolica di Milano. Il nostro è un mondo entropico in cui l’uomo rischia di distruggere le condizioni stesse della sua sopravvivenza: dal riscaldamento globale alla perdita della biodiversità e dei ritmi legati alla natura. Evidente la frammentazione interna alle persone, ormai incapaci di tenere insieme pezzi della loro vita, così come la frammentazione sociale che ha nella post-verità delle fake news e nella perdita di un'effettiva pluralità i suoi effetti più evidenti.

“La vita individuale – ha rilevato Chiara Giaccardi – è sempre più dipendente dalla tecnologia e si rischia di riconoscere solo ciò che piò essere datificato, quantificato”. Eppure, abbiamo bisogno di spirito e bellezza, categorie non quantificabili.

Ricomporre i frammenti

“La pandemia – ha proseguito – ci ha mostrato che siamo tutti legati tra noi, tutto è connesso. Siamo relazione: la relazione ci precede. Il tema della fraternità ci dice questo: è un concetto relazionale. Io divento chi sono in relazione a chi è altro, diverso da me”. La relazione è dunque via per l’educazione. “Educare non è infatti trasmissione di contenuti, non è misurare. La vita – ha aggiunto la docente della Cattolica di Milano citando Romano Guardini - viene destata solo dalla vita: non possiamo accendere un desiderio nelle nuove generazioni se percepiscono che questo desiderio non è acceso dentro di noi”. Educare è ricomporre i frammenti, ricuperare gli scarti, imparare a prestare attenzione, favorire l’individuazione, la valorizzazione della differenza di ogni individuo perché “ogni essere umano è una storia sacra”. “Non può esserci comunione senza molteplicità, senza relazione anche se conflittuale”, ha precisato. “Gli opposti stanno insieme, non si escludono a vicenda, ma si implicano a vicenda”.

La Lega dei pulmini d'Italia

Nel corso del simposio ha preso la parola poi Francesco Ghirelli, presidente Lega Pro e vicepresidente FIGC. “La Lega Pro – ha detto - è un operatore sociale, mi piace definirla come una Lega dei pulmini d’Italia: prende i ragazzi dalle loro abitazioni per portarli nei campi di calcio”.

Il primo contributo offerto è quello di contribuire a sottrarre i giovani dai pericoli della strada.  “Abbiamo una missione sociale: con noi i ragazzi non imparano solo a giocare a calcio; imparano a stare insieme in una logica di squadra, collaborazione, fair play. Il calcio educa anche alla salute, al rispetto del corpo, alla lotta ai disturbi alimentari. Infine, il calcio è istruzione: “un individuo istruito conduce uno stile di vita più sano”.

Il calcio, lingua universale

Ghirelli ha citato importanti progetti portati avanti dalla Lega Pro in ambito sociale: primo fra tutti l’integration League. “Ai rifugiati viene data la possibilità di giocare un campionato nei campi della serie C della Lega Pro. Il pallone non ha bisogno di vocabolario: è una lingua universale. Allo stesso tempo svolgono un percorso scolastico: essi divengono così anche ‘libri viventi’, persone che raccontano la loro esperienza di rifugiati come un libro aperto”. Infine, confida, “abbiamo anche il sogno di lavorare nel campo della disabilità”. Sono circa 300 i ragazzi con disabilità intellettive e relazioni che giocano in Lega Pro: “possano fare un percorso in cui il calcio dia loro la possibilità di essere più leggeri, migliorare e intessere relazioni sociali".

Educazione è creatività

“Educare è un’operazione creativa”, secondo Armando Matteo, segretario per la sezione dottrinale del Dicastero per la Dottrina della Fede. Educare vuol dire anche lasciare andare e per un genitore, chiamato a svolgere il mestiere più bello che c’è, non è facile dare ad un figlio il coraggio di essere senza di noi. Condizione essenziale perché avvenga correttamente questo necessario processo di separazione, o meglio di sé-partizione, è che padri e madri divengano adulti, smettano di inseguire il mito dell’eterna giovinezza. Ecco perché, secondo don Armando Matteo, occorre “convertire il cuore dei genitori”

Alla tavola rotonda è seguito il laboratorio di dialogo, un momento di riflessione e condivisione in gruppi costituiti da esponenti e rappresentanti della società operanti in ambito educativo tra la famiglia e la scuola. Al termine della giornata ai partecipanti è stato offerto un percorso di contemplazione spirituale della bellezza all’interno della Basilica di San Pietro, ispirato ai temi trattati e accompagnato da brani musicali eseguiti all’organo.

I prossimi Cammini Giubilari Sinodali

I “Cammini Giubilari Sinodali” sono organizzati dalla Basilica di San Pietro e dalla Fondazione Fratelli Tutti. Si tratta in tutto di nove appuntamenti che si svolgeranno fino al 2025: in vista del Giubileo sono dunque previsti altri sei incontri: tre nel 2023 e tre nel 2024. Nel 2023 si parlerà della “riconciliazione e purificazione della memoria” con testimonianze su come si ricostruisce la giustizia che non è vendetta, ma ricostruzione di rapporti e legami sociali. Nel 2024 si approfondirà invece il discorso sull’”amore politico”, così come lo definisce Papa Francesco, riferendosi alla responsabilità di costruire insieme il bene comune.

Innescare processi e relazioni

“Scopo delle singole tappe dei Cammini Giubilari Sinodali – spiega padre Francesco Occhetta – è riprendere i temi dell’Enciclica come la cura e l’integrazione, la detenzione e il disagio sociale e approfondirli con gli operatori sociali, per far sì che i principi possano aiutare a trovare soluzioni umane ai problemi presenti nella società”. Si tratta di incontri nati dalla Basilica di San Pietro al servizio del mondo per contribuire alla costruzione, a livello culturale, di comunità fraterne e per condividere saperi e buone pratiche.

“Il bilancio di questo primo anno è positivo”, commenta padre Occhetta. “Intenzione del cardinale Gambetti era ricostruire un tessuto sociale sui grandi temi dell’Enciclica Fratelli Tutti e la società italiana ha risposto in gran numero. Il nostro sogno – conclude - è che da questi eventi partano processi culturali. Vogliamo tenere insieme queste relazioni. Oggi è ricco chi vive di relazioni. Nel fare un passo in più insieme si moltiplica un dono che si riceve. Dobbiamo prepararci per un modello di sviluppo nuovo che l’Enciclica ci chiede”.

 Vatican News

 

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