che i giovani chiedono agli adulti
- di Laura Giulian
Servono adulti
che educhino i giovani a fare esperienza “ora”, al momento giusto, di ciò che
la realtà chiede loro di essere e di fare.
C’è già
fermento tra i banchi delle classi terze della scuola secondaria di primo
grado. È tempo di scegliere: la scuola superiore è alle porte. Guardavo i miei
spilungoni di terza, quelli che entrano ancora in pantaloncini corti ad ottobre
e col cappello a rovescio in testa, quelli che “prof mi faccio crescere il ciuffo
davanti così copro i brufoli che ho”, quelli che iniziano a fare a cazzotti col
cibo, quelli che si sentono i “grandi” della scuola ma che continuano ad avere
bisogno di un sorriso complice che li faccia sentire visti, quelli che non
vedono l’ora di stendersi sul materassone in palestra a far le coccole al loro
compagno di classe autistico ma che in realtà ne vorrebbero ancora tante pure
loro. Proprio loro a gennaio dovranno scegliere da che parte far andare il loro
futuro scolastico. Nei loro occhi vedo riflessa tanta energia, quella sana
inconsapevolezza e la voglia di crescere, così mi chiedo: è davvero così
affascinante il futuro che li attende?
I tempi del
futuro mi fanno sempre sorridere e li trovo pure molto ironici: semplice e
anteriore. Come può essere definibile semplice il futuro? Dopo questi ultimi due
anni, ma soprattutto dopo questi ultimi mesi, credo che mai aggettivo sia più
fuori luogo, fuori tempo e fuori dalla storia. E come può il futuro essere
posto avanti? Al massimo verrà dopo, scoprirò solo tra un attimo ciò che
accadrà. È un passo in là, come può avere insita questa vena profetica?
Quello
“semplice” esprime le nostre intenzioni, le predizioni e i nostri grandi piani.
Il futuro anteriore, invece, secondo la Treccani, “esprime fatti proiettati nel
futuro ma avvenuti prima di altri. […] codifica un evento successivo al momento
dell’enunciazione ma precedente rispetto a un momento di riferimento o a un
altro evento localizzato nel futuro”. Mi sembra che il futuro, allora, possa
essere racchiuso nell’espressione “nel frattempo”. Quello spazio che si crea
tra ciò che comincio a desiderare, a sognare, a pre-gustare e ciò che ancora
non è.
Sempre
l’enciclopedia Treccani di fronte al futuro semplice dice che può diventare
manifestazione di “diversi valori in cui temporalità e modalità giungono spesso
a sovrapporsi”. Forse sta proprio in quest’ultima definizione la chiave di
s-volta: il tempo opportuno dell’incontro. Il kairos tra il chronos e il modo.
Quando si presentano all’appuntamento, nello stesso momento, nello stesso posto
e con lo stesso desiderio sia le lancette dell’orologio che il giusto modo, lo
stile.
Forse è questo
il vero futuro che può ancora affascinare e attirare a sé i nostri ragazzi: la
speranza certa che esista per ciascuno questo incontro, quello che ti fa
sentire di essere al posto giusto al momento giusto, al tuo posto, a raccontare
la tua storia. Le epidemie e le guerre che vogliono far precipitare i sogni ci
saranno sempre e il futuro è sempre sotto scacco, ma spero continuino ad
esserci adulti che hanno visto sovrapporsi tempi e modi. Segni viventi di
speranza. Adulti che mostrino loro che il futuro è bello perché ci fa già
gustare la bellezza di ciò che sarà: è anteriore. E che ha ancora il fascino di
un appuntamento che la vita continuamente offre: è semplice.
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