il lavoro minorile,
il Papa: si elimini questa piaga
Sono
160 milioni quelli coinvolti, in particolare tra i cinque e gli undici anni
d'età. Una piaga, ricordata da Francesco all'Angelus, aggravata dal Covid-19
che ha causato più povertà. L'Unicef: abbiamo il potere di cambiare le cose
- - Michele Raviart - Città del Vaticano
Il
Papa all'Angelus ha ricordato che oggi ricorre la Giornata mondiale contro il
lavoro minorile. "Impegniamoci tutti per eliminare questa piaga, perché
nessun bambino o bambina sia privato dei suoi diritti fondamentali e costretto
o costretta a lavorare. Quella dei minori sfruttati per il lavoro è una realtà
drammatica che ci interpella tutti".
Lavoro
minorile: nel mondo riguarda un bambino su 10
Per
la prima volta dal 2000 è aumentato il numero di bambini tra i cinque e gli
undici anni coinvolti nel lavoro minorile. Nel mondo sono ormai circa uno su
dieci e la metà di loro è impegnata in lavori pericolosi. Quasi 17 milioni in
più nel 2020 rispetto a quattro anni prima per un totale, secondo
l’Organizzazione internazionale del lavoro, di 160 milioni. A denunciarlo è
l’Unicef in un comunicato per la Giornata mondiale contro lo sfruttamento del
lavoro minorile, che si celebra il 12 giugno in tutto il mondo.
Una
situazione aggravata dalla pandemia
Decisive
per arrivare a questi numeri sono state le conseguenze socioeconomiche della
pandemia da Covid-19, che ha ridotto in povertà ulteriori cento milioni di
bambini, la fascia più colpita della popolazione. “L’attuale situazione del
lavoro minorile è preoccupante”, ha dichiarato il direttore generale
dell’Unicef Cahterine Russell. Le conseguenze sono devastanti, “con effetti a
catena che possono durare tutta la vita”. “Il lavoro minorile viola il diritto
di ogni bambino a essere un bambino e crescere libero da sfruttamento, abuso e
violenza”. “Compromette anche l’istruzione dei bambini e limita le loro
opportunità future, rafforzando i cicli di povertà”.
Scarso
accesso ai programmi di sussidio
Sebbene
siano stati circa tremila i progetti di sostegno stanziati ed ampliati in tutto
il mondo, solo un bambino su quattro ha accesso a sussidi per l’infanzia e
famigliari. Quello che richiede Unicef è “un approccio integrato”. “Per
esempio”, afferma Russell, “quando le famiglie ricevono sussidi in denaro,
possono anche ricevere informazioni sull’importanza di continuare a fare andare
i bambini a scuola e farli rimanere lontani dal lavoro e permettere ai bambini
che lavorano di tornare a scuola”.
Unicef:
abbiamo il potere di cambiare le cose
“Abbiamo
bisogno”, si legge ancora nel comunicato, “di costruire una forza lavoro forte
per la protezione dell'infanzia, in grado di fornire un sostegno diretto ai
bambini e alle famiglie”. È necessario quindi “mobilitare e rendere prioritarie
le risorse nazionali per la protezione sociale, nonché aumentare l'assistenza
allo sviluppo per combattere il lavoro minorile in tutte le sue forme”. Non
dovremmo mai accettare il lavoro minorile come inevitabile. Abbiamo il potere
di cambiare tutto questo e il modo migliore per celebrare la Giornata mondiale
contro il lavoro minorile è usare questo potere.”
Ci
sono ancora “troppe piccole mani” costrette a fare ciò che nessun bambino
dovrebbe, ha scritto lo scorso 17 maggio Papa Francesco in un messaggio rivolto
alla conferenza di Durban dell’Organizzazione internazionale del lavoro,
sottolineando come lo sfruttamento lavorativo sfoci spesso nelle peggiori forme
di abuso, privando i bambini “della gioia della loro giovinezza e della loro
dignità donata da Dio”. Ricordando il necessario impegno delle istituzioni per
fermare questa piaga, il Pontefice ha anche ricordato, lo scorso 19 novembre,
come lo sfruttamento dei bambini nei processi produttivi dell’economia
globalizzata sia a vantaggio di profitti e di guadagni altrui. “È negazione del
diritto dei bambini alla salute, all’istruzione, a una crescita armoniosa” che
“comprende anche la possibilità di giocare e di sognare. Questo è tragico. Un
bambino che non può sognare, che non può giocare, non può crescere".
Vatican
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«È sconcertante pensare che le
bambine e i bambini coinvolti nel lavoro minorile, secondo i dati
dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro e dell’Unicef, siano nel mondo
più di 160 milioni e che la pandemia abbia esposto quasi 9 milioni di bambini
in più al rischio di sfruttamento lavorativo.
Il richiamo che ci viene dalla
Giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile si nutre del fatto
che, per la prima volta in 20 anni, si registra un aumento del fenomeno.
Ancora una volta, cioè, sono le
condizioni di maggior fragilità a subire le conseguenze delle avversità che si
manifestano.
È una piaga odiosa che va contrastata
garantendo una protezione sociale che assicuri a ciascun bambino le stesse
opportunità.
Questa situazione così drammatica non
risparmia l’Italia dove alti tassi di dispersione scolastica presenti in alcune
aree ostacolano per i giovani la ricerca di un lavoro adeguato, aumentando il
rischio di disagio sociale ed economico nonché di devianza minorile.
Dobbiamo fare di più, come comunità,
come singoli, come istituzioni, per restituire il sorriso a tutti quei bambini
e quelle bambine obbligati a rinunciare troppo presto alla loro infanzia».
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