LA
VERA IDENTITÀ CRISTIANA
SI RICEVE E VIVE,
NON SI ESIBISCE
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di STEFANIA FALASCA
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L’identità cristiana ha un nome che è un
fondamento: il Battesimo. «Vengono oggi a ricevere l’identità cristiana. I
vostri figli riceveranno oggi l’identità cristiana. E voi dovete custodire
questa identità». In occasione della festa del Battesimo del Signore, domenica
scorsa 9 gennaio, papa Francesco battezzando alcuni bambini nella Sistina è
tornato a mettere nuovamente l’accento su una realtà centrale: l’identità
cristiana. E lo ha fatto evidenziando però, come già altre volte, anche un
verbo che la definisce: il verbo 'ricevere'. Perché, come spiegava bene in
un’omelia del 26 settembre 2014, quando si parla di 'vera' identità cristiana
«non si deve cadere nella tentazione di credere che essere cristiani è un
merito, è un cammino spirituale di perfezione: no, non è un merito, è pura
grazia. Semplicemente questo». Per il Papa, dunque, secondo la
dinamica dell’incarnazione insegnata dal Catechismo, ripartire dall’identità
cristiana vuol dire fare memoria di questa grazia e riconoscere ciò che la realtà
di un simile dono significa. Custodire questa realtà vuol dire, così, anche
crescere nella strada indicata da Cristo nel Vangelo, quella che lo stesso papa
Francesco ha indicato più volte per condurre una vita cristiana, anzi, proprio
come vera «carta d’identità del cristiano»: è la via delle Beatitudini, che
vanno «controcorrente» rispetto alla mentalità del mondo, e di quel «protocollo
del giudizio finale che si trova al capitolo 25 del Vangelo di Matteo». Questa
è la grazia del Battesimo e la vita di grazia che da essa scaturisce.
Per
questa sua propria natura, pertanto, l’identità cristiana non dispone di un
unico modello culturale. Come aveva riconosciuto san Giovanni Paolo II,
«restando pienamente se stesso, nella totale fedeltà all’annuncio evangelico e
alla tradizione ecclesiale, il cristianesimo porterà anche il volto delle tante
culture e dei tanti popoli in cui è accolto e radicato». Così la Chiesa,
assumendo i valori delle differenti culture, diventa « sponsa ornata monilibus sui », quella sposa
che si adorna con i suoi propri gioielli ci cui parla il profeta Isaia.
Ma
se è vero che alcune culture sono state strettamente legate alla predicazione
del Vangelo e allo sviluppo di un pensiero cristiano, nel tempo che stiamo
vivendo diventa ancora più urgente tener presente che il messaggio cristiano
non si identifica con nessuna cultura e che bisogna liberarsi da certe vanitose
sacralizzazioni della propria. L’identità cristiana è imparagonabile a tutte le
altre identità, politiche o culturali. E quando queste identità cercano di
appropriarsi del tratto unico di gratuità dell’identità cristiana possono
nascere le peggiori caricature del cristianesimo. La storia delle
strumentalizzazioni del resto parla da sé. Gli identitarismi
stravolgono questa natura. L’identitarismo stravolge il
Vangelo. Al pari del proselitismo, è una visione
incompatibile con la fede. Al contrario, proprio riconoscere
e fare memoria delle sorgenti della vera identità cristiana fa
sfuggire dalle morse
ideologiche
degli identitarismi e degli antiidentitarisimi oggi in voga, che hanno preso il
nome di cancel
culture (cultura
della rimozione). Identitarismi e cancel culture non sono che il dritto e il
rovescio della stessa medaglia. Nel suo consueto incontro d’inizio d’anno con
il Corpo diplomatico, ieri, papa Francesco ne ha nuovamente parlato: «Come ho
avuto modo di affermare in altre occasioni, ritengo che si tratti di una forma
di colonizzazione ideologica, che non lascia spazio alla libertà di espressione
e che oggi assume sempre più la forma di quella ' cancel culture' che invade tanti
ambiti e istituzioni pubbliche ». L’ideologia più subdola, che in nome della
protezione delle diversità finisce per cancellare il senso di ogni identità.
Per il Papa si va così elaborando un pensiero unico costretto a rinnegare la
storia, o peggio ancora a riscriverla in base a categorie contemporanee, mentre
ogni situazione storica «va interpretata secondo l’ermeneutica dell’epoca».
L’aveva ricordato anche nella conferenza stampa sul volo di ritorno dal recente
viaggio a Cipro e in Grecia, dove aveva anche ripreso il rischio della «laicità
annacquata». Proprio in questi tempi di recrudescenze ideologiche si fa così
stringente la vera identità cristiana. La grazia del Battesimo è l’unica
via.
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