Il Papa in Grecia alle sorgenti del dialogo tra cristianesimo e filosofia
La visita di Francesco che inizia oggi da
Atene e proseguirà fino al 6 dicembre, sarà anche un’occasione per riflettere
sulle origini del cristianesimo, sull’annuncio della Parola in terre plasmate
dal pensiero classico e filosofico. Il professor Rocco Pezzimenti, docente di
Filosofia politica all’Università Lumsa: “Commetteremmo un errore nel dire che
il cristianesimo si è adagiato sulla cultura filosofica greca. Con questa il
cristianesimo ha dibattuto e a questa dà un discorso nuovo”
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Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
Il
pellegrinaggio di Francesco in Grecia si intreccia con la storia del
cristianesimo e della civiltà occidentale. L’incontro dei valori cristiani con
quelli della cultura ellenica è cruciale per la diffusione del cristianesimo,
non solo in Europa. Come ha anche ricordato San Giovanni Paolo II durante
il viaggio apostolico in Grecia nel 2001, “l’opera dei filosofi e
dei primi apologisti cristiani permette di avviare, nella sequela di San Paolo
e del suo discorso di Atene, un dialogo fecondo fra la fede cristiana e la
filosofia”. Il confronto del cristianesimo con la filosofia greca porta ad un
dialogo che si sviluppa tra elementi concordanti e sostanziali novità, legate
all'annuncio del Vangelo.
Da Atene a Roma
Il rapporto
tra cristianesimo e filosofia è testimoniato anche da immagini, che pellegrini
e persone provenienti da tutto il mondo possono ammirare in Vaticano. Tra
queste, il celebre affresco “La Scuola di Atene” di Raffaello nella Stanza
della Segnatura nei Musei Vaticani. Inseriti in una grandiosa architettura
rinascimentale, si ispira al progetto di Bramante per il rinnovamento della
basilica paleocristiana di San Pietro. L’immagine, riportata anche in testa a
questo articolo, presenta i più celebri filosofi dell'antichità. Alcuni sono
facilmente riconoscibili: al centro Platone, che punta con un dito verso l'alto
e tiene in mano il suo libro Timeo, è fiancheggiato da Aristotele. Pitagora è
raffigurato in primo piano intento a spiegare. Sdraiato sulle scale c’è
Diogene. Eraclito è appoggiato ad un blocco di marmo, intento a scrivere su un
foglio. Nella scena compaiono anche Euclide, che insegna geometria agli allievi,
Zoroastro con il globo celeste e Tolomeo con quello terrestre,
Rivolgendosi ai membri del Parlamento europeo, il 25 novembre del 2014,
Papa Francesco indica proprio questa opera per descrivere la storia del
Continente europeo, “fatta del continuo incontro tra cielo e terra”.
Uno dei più
celebri affreschi di Raffaello che si trovano in Vaticano raffigura la
cosiddetta Scuola di Atene. Al suo centro vi sono Platone e
Aristotele. Il primo con il dito che punta verso l’alto, verso il mondo delle
idee, potremmo dire verso il cielo; il secondo tende la mano in avanti, verso
chi guarda, verso la terra, la realtà concreta. Mi pare un’immagine che ben
descrive l’Europa e la sua storia, fatta del continuo incontro tra cielo e
terra, dove il cielo indica l’apertura al trascendente, a Dio, che ha da sempre
contraddistinto l’uomo europeo, e la terra rappresenta la sua capacità pratica
e concreta di affrontare le situazioni e i problemi.
Relazione tra
fede cristiana e filosofia
I primi
padri della Chiesa riflettono, soprattutto, sul mondo platonico e neoplatonico
per descrivere "un salto" fondamentale: dal lógos, al centro
delle riflessioni di molti filosofi greci, alla verità annunciata da Gesù.
Soffermandosi sulla relazione tra fede cristiana e filosofia, il professor
Rocco Pezzimenti, docente di filosofia politica all’Università Lumsa,
indica innanzitutto una scena: quella del Calvario e della Croce.
Parliamo
della relazione, nei primi secoli dopo la nascita di Gesù, tra la fede cristiana
e la filosofia. Quali sono i tratti distintivi dell’incontro tra il pensiero
classico della civiltà greca e il cristianesimo delle origini?
Possiamo
partire dai versetti evangelici di Giovanni nel momento in cui Cristo viene
condannato alla Croce. Giovanni è l’unico apostolo presente e ci ricorda che
l’iscrizione “Gesù nazareno re dei giudei” è in tre lingue: in greco, in latino
e in aramaico. Quindi nella lingua del posto, in quella della cultura orientale
e nella lingua della cultura occidentale. Questo è un fatto singolarissimo che
non abbiamo in altri momenti della storia proprio a testimoniare questa sintesi
straordinaria che poi, immediatamente, si svilupperà. Se pensiamo a San Paolo,
l’apostolo delle genti in fondo ricalca perfettamente questa scritta sulla
Croce. È di formazione ebraica e porta con sé quel senso di filosofia
della storia e di salvezza che le altre culture non avevano. Scrive in greco, è
cittadino romano e nella Lettera ai romani ribadisce l’importanza del diritto e
della legge. Paolo, lo dice lo stesso apostolo alla fine dei saluti nella
Lettera ai romani, voleva passare a Roma qualche giorno per poi andare nella
penisola iberica ed evangelizzare anche quelle terre. Paolo sintetizza la
scritta sulla Croce ed è la sintesi delle culture antiche.
Chi sono i filosofi e i pensatori greci che hanno avuto un influsso, non secondario, nel cristianesimo primitivo?
Il discorso
è alquanto variegato: noi oggi siamo soliti pensare ad Aristotele, ma l’impatto
con il cristianesimo verrà molti secoli dopo, all’inizio del secondo millennio.
Si deve pensare, soprattutto, al mondo platonico e neoplatonico. Questo lo possiamo
vedere, soprattutto, nella patristica e nella patristica anche latina: il
neoplatonismo che molti, ad esempio, hanno voluto evidenziare nella filosofia
agostiniana. Teniamo anche presente che recenti studi – all’Augustinianum ci
sono grandi studiosi che analizzano questo fenomeno - hanno anche visto
l’influsso della filosofia di Varrone e di Cicerone che, in fondo, risentivano
dello stoicismo (soprattutto Cicerone). Non è un caso che Agostino stesso dice
di essersi convertito leggendo Cicerone e un’opera (n.d.r.: il titolo
di questo testo è “Ortensio”) che noi oggi purtroppo non abbiamo
perché è andata smarrita. Quindi il rapporto con la cultura greca e, in senso
ampio, con la cultura mediterranea è diversificato a seconda dei secoli. Ma
all’inizio abbiamo soprattutto le scuole ellenistiche e questa istanza di tipo
neoplatonico. Poi, nei secoli seguenti, ci sarà il recupero di un altro filone
della filosofia.
Quanto il
pensiero greco e la cultura ellenica hanno inciso nello sviluppo del
cristianesimo, non solo in Europa e nel bacino del Mediterraneo?
Hanno inciso
molto: basterebbe pensare che il Nuovo Testamento è tutto scritto in greco.
Quindi anche le diciture, i vocaboli sono di questa portata. Commetteremmo,
però, un errore nel dire che il cristianesimo si è adagiato sulla cultura
filosofica greca: con questa il cristianesimo ha dibattuto e a questa dà un
discorso nuovo. Basti pensare ad alcune caratteristiche assenti nella cultura greca,
sia pur grande. Uno di questi è il senso della storia: l’escatologia che nei
greci è assente perché vivono una concezione di eterno ritorno, come direbbe
Nietzsche. La storia è un qualcosa che si ripete meccanicamente. Il
cristianesimo, invece, dà il senso dell’unicità dell’evento, dell’unicità della
persona, dell’unicità dell’anima. Ci sono poi anche impatti di natura politico
sociale enormi: il cristianesimo è contrario alla schiavitù che, invece, nella
cultura greca era tale per natura. Nel mondo latino c’è già un passo avanti
perché la schiavitù è tale per diritto e quindi è possibile essere liberati,
diventare liberti. La cultura cristiana dà un colpo definitivo a tutto questo.
Aggiungo anche altre novità: il cristianesimo non è classista: non c’è
differenza tra greco e giudeo, tra uomo e donna. Non c’è differenza di sesso,
tra culture. Tutti sono portati a questa visione di Dio. E poi si deve
aggiungere una cosa molto importante, ancora oggi molto sottovalutata:
l’importanza che il cristianesimo conferisce al lavoro. Non dimentichiamo che
il lavoro nella parola antica latina significa fatica. La fatica era degli
schiavi e questo era tale anche nel mondo greco: la persona libera contemplava,
faceva il filosofo. E questo per il cristianesimo è una novità che, ancora
oggi, facciamo fatica a percepire in tutta la sua portata.
Il concetto
greco di paidèia (ovvero di educazione, di formazione) - in
base al quale è la cultura il perno per elevare l’uomo oltre i propri bisogni
biologici - è uno dei punti di partenza dell’incontro tra cristianesimo ed
ellenismo. L’uomo che ha fede deve, in qualche modo, comprendere ciò in cui
crede e questo esige per il credente un percorso di conoscenza. A differenza
della paidèia presente nel mondo ellenico, nel cristianesimo
però l'uomo è uomo non in quanto sa, ma in quanto ama e può amare perché prima
è stato amato da Dio. È dunque l’amore il cardine per i cristiani ed è questo
uno dei più grandi passi del cristianesimo oltre il pensiero classico greco…
È così e
aggiungerei che la cultura, dal punto di vista cristiano, si arricchisce di
contenuti che le culture classiche non hanno. La parola cultura, letteralmente,
significa “crescita”. Non a caso, con il termine agricoltura ci riferiamo alla
coltura dei campi. Questo richiede una pazienza, una dedizione, una speranza e
una costanza che sono tutte virtù cristiane. La cultura in senso ampio per il
cristianesimo si adatta alla vita di ogni uomo: è cultura il cibo, il lavoro,
il modo di vestire. Basterebbe pensare a San Paolo, l’uomo della cultura delle
genti, del dialogo. Da qui la morale, il comportamento. Il cristianesimo dà una
spinta incredibile perché di cultura vivono tutti gli uomini nella loro
quotidianità, nei loro costumi, nel loro spirito di fede. E quindi, necessariamente,
nel loro amore perché bisogna mettere attenzione e dedizione a tutto quello che
si fa.
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