Nuove sfide per l'Unesco
che compie 75 anni
Costruire la pace attraverso la cooperazione internazionale nell’istruzione,
nelle scienze e nella cultura: è l’obiettivo con cui il 4 novembre 1946 veniva
istituita l’Unesco. Restano cruciali l’alfabetizzazione e la tutela dei beni
artistici, ma oggi la sfida principale è difendere l’umanesimo nella
digitalizzazione, spiega il segretario generale per l’Italia Enrico Vicenti.
Senza dimenticare la promozione del valore stesso della cultura, come
sottolinea la studiosa Enrica Tedeschi.
Il 4 novembre 1946, con il deposito del ventesimo strumento di ratifica da
parte degli Stati firmatari, entra in vigore l’atto con cui viene costituita
l'Unesco, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e
la Cultura, Unesco
Il progetto di pace in tempo di guerra
Tra il 1942 e il 1945, quando ancora si combatteva la Seconda guerra
mondiale, si riunisce a più sessioni a Londra la Conferenza dei Ministri
Alleati dell’Istruzione (Came). Si voleva guardare oltre le bombe e discutere
la ricostruzione post-conflitto del sistema educativo. Molte le adesioni, tra
cui quella degli Stati Uniti e dunque il 10 gennaio 1945, in occasione del
quindicesimo incontro della Came, vienee formato il Comitato di Redazione per
la Costituzione dell’Unsco. A dare vita all’organizzazione è un gruppo composto
da 12 membri in rappresentanza di nove Paesi (Belgio, Cina, Cecoslovacchia,
Francia, Olanda, Norvegia, Regno Unito, Stati Uniti e URSS). Vengono redatte le
prime due bozze del testo della Costituzione.
Su proposta della Francia, il processo di elaborazione dell’atto
costitutivo doveva includere un momento centrale di riflessione, per mettere a
punto “una comune dichiarazione dell’ideale di democrazia e di progresso [ …]
che dovrebbe essere la base di una cultura universale morale, sociale e
politica […] al fine di assicurare il trionfo nel mondo futuro di armonia,
solidarietà e pace”. Si vuole andare oltre l’ottica post-bellica e dunque
sparisce poi il termine ricostruzione e il mandato della nascente
organizzazione viene arricchito con l’aggiunta delle scienze. L’impegno
condiviso di tutte le nazioni nella costruzione di un mondo realmente libero si
impone come condizione imprescindibile rispetto agli ideali fino ad allora
proclamati in seno al consesso internazionale.
A pochi giorni dall’istituzione delle Nazioni Unite, dal 1 al 16 novembre
1945 la Came indice a Londra una Conferenza per l’istituzione
dell’organizzazione educativa e culturale (ECO/CONF), con rappresentanti di 44
paesi e di otto enti intergovernativi osservatori, tra cui la Commissione
Preparatoria delle Nazioni Unite, la Società delle Nazioni, l’Istituto
internazionale per la Cooperazione Intellettuale e il Bureau Internazionale
dell’Educazione. L’elaborazione della Costituzione è il frutto di un intenso
processo partecipativo. Viene approvato l’atto costitutivo che entra in
vigore il 4 novembre 1946, con il deposito del ventesimo strumento di ratifica
da parte degli Stati firmatari.
Le sfide oggi
A 75 anni dalla sua entrata in vigore la Costituzione dell’Unesco e i valori consacrati mostrano tutta la loro attualità, come sottolinea Enrico Vicenti, Segretario Generale della Commissione Italiana per l'Unesco. Vicenti ricorda l’importanza di un’istituzione pensata per l’armonia tra i popoli in una fase storica in cui non viviamo una vera e propria guerra mondiale ma tanti gravissimi conflitti regionali. Inoltre, Vicenti cita le nuove sfide globali ricordando che sono delineate nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile.
Educazione e rinnovate diseguaglianze
L’Unesco – spiega Vicenti - è chiamata a collaborare alla realizzazione
dell’Agenda nel suo insieme tramite le sue numerose iniziative e programmi ed
è, in particolare, capofila per l’obiettivo 4 relativo all’educazione di
qualità, inclusiva e permanente, obiettivo messo a dura prova dalla pandemia da
Covid-19 che ha acuito le diseguaglianze digitali e di genere. Vicenti
ricorda che per l’Unesco l’educazione resta lo strumento fondamentale per
combattere i fenomeni perduranti del razzismo, del linguaggio violento e del
bullismo sui social media e della criminalizzazione della diversità nelle sue
manifestazioni religiose, culturali, etniche o di genere. E poi sottolinea però
l’urgenza di essere all’altezza, come umanità, delle incognite rappresentate
dallo sviluppo della cosiddetta intelligenza artificiale (Ia), o quantum
computing. L’obiettivo è troppo importante per non essere una priorità: si
tratta – afferma – di difendere l’etica in tutti questi processi e possibili
sviluppi, di non dimenticare l’umanesimo.
In generale, è centrale in questa fase storica l’emergenza ambientale, che
interpella anche l'Unesco. L'agenzia dell'Onu cerca di sostenere interventi a
tutela della bio e geo diversità dando un contributo tramite la sua rete delle
Riserve della Biosfera e dei Geoparchi. Inoltre le iniziative del Patrimonio
Mondiale e del Patrimonio Culturale Immateriale dell'Unesco, insieme con la
Convenzione sulla Diversità delle Espressioni Culturali, possono favorire la
difesa e la valorizzazione della diversità culturale in un mondo caratterizzato
sempre più da società pluriculturali a seguito dell’incremento dei fenomeni
migratori. Del valore della cultura abbiamo parlato con Enrica Tedeschi,
già docente di Storia delle relazioni culturali all’Università Roma Tre. l'intervista con hi
La studiosa Tedeschi focalizza l’importanza di comprendere cosa significhi
cultura: non è solo nozioni o scolarizzazione, ma rappresenta una ricchezza
della dimensione umana che – afferma – si avverte fino a livello fisico oltre
mentale e psichico. Cultura è – suggerisce – anche la conservazione del valore
di un odore o di un sapore che riportano al vissuto di una comunità, di un
popolo. E dunque Tedeschi accenna alle sfide del dialogo interculturale
sottolineando che l’umanità si misura con vari modelli ma che tutto fa parte di
processi complessi e anche di mix di “formule”. Ma soprattutto si sofferma su
un punto cruciale: si può dialogare se si è chiara la propria identità e quella
dell’altro. È ingannevole – ricorda – l’illusione che possa aiutare una sorta
di neutralizzazione o diluizione delle identità. Inoltre, oggi – raccomanda – è
fondamentale difendere il patrimonio di memoria, di cultura di un popolo, ad
esempio il patrimonio artistico– spiega – attiene molto alla fondamentale
dimensione spirituale. Tedeschi ricorda la brutalità con cui alcuni estremismi
cercano la distruzione del patrimonio culturale, di beni artistici proprio per
distruggere la memoria. Ma ricorda anche come alcune logiche di consumismo presentino
il forte rischio di svilire lo spessore culturale, la dimensione umana che va
ben oltre il prezzo delle cose.
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