sempre più terribili
ed imprevedibili
Una realtà che dalla provincia si sta
ambientando anche a Milano. Si muovono a gruppi e assaltano i coetanei a caso,
strappando catenine o cuffiette. I padri se la prendono con le forze
dell’ordine
La puntuale
opera di contrasto del Comando provinciale dei carabinieri e
della Questura, con il primo più efficace sul
territorio grazie alle caserme sparse e alla cognizione di causa di determinate
manifestazioni sociali, non permette di sottovalutare la portata degli episodi.
Sapere cioè che tanto, e nemmeno alla lunga, nessuno
la fa franca, diventa anzi un ulteriore strumento,
in virtù di verbali e ordinanze lette dal Corriere insieme ai colloqui svolti con gli investigatori, per inquadrare che
cosa sta succedendo da queste parti. Senza la presenza, a monte, e sono i
medesimi investigatori a sottolinearlo, di un
devastante «caso-Varese», di una degenerazione priva di
argine, pur se certe situazioni, a cominciare dai reati
commessi dalle ragazzine, inquadrano una
realtà che dalla provincia si sta ambientando anche a Milano, dove gli specifici fatti, non continuamente denunciati, sono in
aumento.
Il materiale
che abbiamo esaminato e l’analisi che ne deriva, al netto delle ovvie
differenziazioni e specificità, fa emergere rapine
improvvisate: per esempio un gruppo composto da una
decina di unità transita in un giardinetto, così come a bordo di un treno delle
Nord e all’esterno di una scuola, incrocia
un coetaneo, lo assale. Se quello ha
addosso delle cuffiette, anche di scarso valore, vengono rubate; se porta una catenina con il crocefisso, idem; se ha un cappello che piace a uno del gruppo, gli si porta via quello; se in tasca tiene 13
euro in maggioranza monetine, spariscono. Non si decide a priori il bottino, e
neanche che oggi anziché domani sono in programma scorrerie; tutto, come detto,
ha una tempistica istantanea che dipende dai luoghi, dalle circostanze.
Una volta
acquisita la merce, si valuta di conseguenza, e una
catenina finisce al compro oro ignorando,
oppure fregandosene, la possibilità che gli impiegati del negozio possano
avvisare le forze dell’ordine. E comunque, quand’anche queste siano in
avvicinamento, magari per soccorrere una vittima che ha dato l’allarme, e
convergano sulla scena del crimine, i giovanissimi predatori da strada rimangono
nei paraggi, con la facile conclusione d’essere individuati e fermati. Un atteggiamento di maldestra sufficienza, un’ulteriore sfida o un solido
menefreghismo verso il mondo degli adulti? Dalle ordinanze ambientate a Saronno, nelle vicinanze della stazione ferroviaria di piazzale Cadorna, emerge la
persecuzione dei bersagli. Persecuzione perché, successivamente
alla rapina, è avvenuto che le vittime venissero inseguite, con la costante minaccia alle spalle di starsene zitti e di nulla
dire a casa.
Ma poi, la
casa: accadimento riportato a Milano dalle donne e dagli uomini di
pattuglia, la reazione del genitore che arrivano in commissariato o in caserma contempla scenari di gran fastidio per esser stati disturbati; oppure, in una frequenta tecnica di
neutralizzazione di un comportamento deviante, se
la prendono con le forze dell’ordine colpevoli, a loro dire, di aver esagerato, di aver preso di mira dei bravi educati ragazzini. La sintesi mediatica
secondo la quale la litigiosità e la crescita esponenziale della delinquenza
minorile sia un esclusivo effetto collaterale della pandemia, pertanto un dolo della natura e magari della politica, non incontra
credito negli inquirenti: i gip evidenziano profili con esigenze serie e
stringenti di un processo di rieducazione, con l’assenza di auto-disciplina e
auto-controllo, con mediocri se non impalpabili figure
educazionali di riferimento.
L’esperta: «Vivono una realtà virtuale senza figure di
riferimento. Per loro contano solo i soldi»
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