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giovedì 22 luglio 2021

VALUTARE E COMUNICARE PERCORSI DI APPRENDIMENTO



Il Profilo dinamico 

in itinere e finale.


 - Rita Maccallini* 

 

Il racconto di come uno strumento valutativo fa crescere nell’avventura della conoscenza sia gli alunni nella scoperta di sé sia gli insegnanti nell’avere cura di tutta la classe

Il punto di partenza

Circa dieci anni fa era sorta l’esigenza di raccontare ad ogni famiglia, in modo narrativo efficace e funzionale, i contenuti complessi della crescita del loro figlio all’interno del momento educativo, e del modo con il quale questi veniva a contatto con le nuove realtà che via via affrontava. Così è nato quello che inizialmente chiamavamo Giudizio.

Noi osservavamo la complessità della realtà e un solo voto per ogni disciplina non risultava esaustivo per descriverne tutti gli ambiti e relativi percorsi.

Inoltre volevamo far conoscere alle famiglie come la scuola agiva efficacemente nell’introdurre i bambini alla realtà attraverso l’interazione che avevamo con loro, accompagnandoli nella ricerca di strategie per fissare e riutilizzare quanto stavano imparando. Insomma, sentivamo il bisogno di sintetizzare efficacemente l’accadimento dell’apprendimento.

 Il percorso

Il percorso non è stato né breve né chiaro fin dall’inizio. Abbiamo iniziato insieme a creare delle frasi che esprimessero in maniera esaustiva, generale, ma anche dettagliata, ciò che vedevamo nel bambino specifico (Giovanni e non uno qualsiasi) e della sua intrapresa rispetto a quanto proposto. Per fare ciò abbiamo iniziato lasciando sulla cattedra un quaderno in cui appuntavamo per ogni bambino, come una rubrica, fatti e reazioni reali della giornata sulla base della relazione di apprendimento.

Queste osservazioni “a caldo” sono state utili inizialmente per la stesura dei profili. Negli anni la condivisione dei testi ha favorito un linguaggio comune, fatto anche di frasi più o meno standard, ma sempre ritagliate sul bambino specifico e non ipotetico.

L’affiancamento di voti alla descrizione, con una corrispondenza fra voto e dettaglio descrittivo del profilo, doveva sempre dare ai genitori un rimando di estrema umanità e bellezza. In questo ambito per bellezza intendevamo il riuscire ad esprimere sempre una speranza fattuale che desse la forza di lavorare in una direzione. Non volevamo quindi meramente calcolare la distanza fra dove fossero e quanto mancasse alla perfezione. Devo dire che i genitori capivano.

 

Cosa è diventato oggi il profilo

Il profilo esprime una dinamica che fonde almeno 3 macro elementi :

a) Come il bambino si cimenta con le sue caratteristiche e le soft Skills, che mette in atto nella dinamica di apprendimento;

b) Il suo percorso di abilità e competenze focalizzate al raggiungimento di obiettivi specifici della classe frequentata; è molto importante far emergere la relazione fra: i) obiettivi acquisiti, ii) i percorsi didattici utilizzati per raggiungerli, e iii) la valutazione, al fine di mostrare che la valutazione è una parte del percorso di apprendimento.

c) Il suo lavoro svolto insieme alla classe e ai maestri.

Esso ha una struttura sottostante flessibile, e soprattutto in grado di descrivere ciò che sta avvenendo sempre in positivo. Quindi si valorizza sempre la parte del percorso del quale si possano descriverne gli aspetti migliori, evidenziando i punti di forza e senza trascurare via via anche le debolezze. In sintesi, si dà valore a tutti gli aspetti perché tutti essenziali per una crescita armonica.

Il profilo inizia sempre con un aggettivo sintetico che esprima un aspetto peculiare del bambino, suo e specifico nell’immergersi nella realtà scolastica.

Nella prima parte normalmente si introducono gli aspetti della relazione con i compagni e con i docenti e dell’adesione del bambino al dialogo didattico (peculiare strumento reale in mano al maestro).

A seguire si declinano tutti gli aspetti delle singole discipline peculiari della classe frequentata, che non sono altro che la descrizione degli obiettivi di apprendimento calati dentro alla realtà del singolo bambino.

 

Benefici ed effetti secondari

Innanzitutto, i dialoghi con le famiglie sono migliorati: i genitori leggendo insieme ai docenti il profilo si accorgono di cosa significhi per la nostra scuola primaria avere cura.

Inoltre i genitori imparano a guardare aspetti nuovi dei figli sui quali non si erano mai fermati a riflettere e, in un percorso virtuoso, indicano a volte ai docenti aspetti che non sarebbero emersi senza l’aiuto dell’istantanea dei loro figli nel loro cimentarsi con la realtà.

Un secondo punto essenziale consiste nell’aiutare i docenti più giovani ed inesperti a diventare consapevoli del rapporto stretto fra: i) gli obiettivi di apprendimento, ii) il lavoro svolto e iii) la ricaduta sull’apprendimento del bambino.

Infine, il Profilo siffatto è diventato uno strumento di lavoro nei consigli di classe per progetti personalizzati (non solo per bambini con difficoltà, ma anche per quelli eccellenti) e in generale per la valorizzazione dei passi compiuti o per la definizione di quelli nuovi nei quali cimentarsi.

 *coordinatrice didattica dell’Istituto “Sant’Orsola”, Roma

Libertà di edicazione

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