Il Profilo dinamico
in itinere e finale.
Il racconto di come uno strumento
valutativo fa crescere nell’avventura della conoscenza sia gli alunni nella
scoperta di sé sia gli insegnanti nell’avere cura di tutta la classe
Il punto di partenza
Circa dieci anni fa era sorta l’esigenza di raccontare ad ogni famiglia, in modo narrativo efficace e funzionale, i contenuti complessi della crescita del loro figlio all’interno del momento educativo, e del modo con il quale questi veniva a contatto con le nuove realtà che via via affrontava. Così è nato quello che inizialmente chiamavamo Giudizio.
Noi osservavamo la complessità della
realtà e un solo voto per ogni disciplina non risultava esaustivo per
descriverne tutti gli ambiti e relativi percorsi.
Inoltre volevamo far conoscere alle
famiglie come la scuola agiva efficacemente nell’introdurre i bambini alla
realtà attraverso l’interazione che avevamo con loro, accompagnandoli nella
ricerca di strategie per fissare e riutilizzare quanto stavano imparando. Insomma, sentivamo
il bisogno di sintetizzare efficacemente l’accadimento dell’apprendimento.
Il percorso
Il percorso non è stato né breve né
chiaro fin dall’inizio. Abbiamo iniziato insieme a creare delle frasi
che esprimessero in maniera esaustiva, generale, ma anche dettagliata, ciò
che vedevamo nel bambino specifico (Giovanni e non uno qualsiasi) e della sua
intrapresa rispetto a quanto proposto. Per fare ciò abbiamo iniziato lasciando
sulla cattedra un quaderno in cui appuntavamo per ogni bambino, come una
rubrica, fatti e reazioni reali della giornata sulla base della relazione di
apprendimento.
Queste osservazioni “a caldo” sono
state utili inizialmente per la stesura dei profili. Negli anni la condivisione
dei testi ha favorito un linguaggio comune, fatto anche di frasi
più o meno standard, ma sempre ritagliate sul bambino specifico e non
ipotetico.
L’affiancamento di voti alla
descrizione, con una corrispondenza fra voto e dettaglio descrittivo del
profilo, doveva sempre dare ai genitori un rimando di estrema umanità e
bellezza. In questo ambito per bellezza intendevamo il riuscire ad esprimere
sempre una speranza fattuale che desse la forza di lavorare in una direzione.
Non volevamo quindi meramente calcolare la distanza fra dove fossero e quanto
mancasse alla perfezione. Devo dire che i genitori capivano.
Cosa è diventato oggi il profilo
Il profilo esprime una dinamica che
fonde almeno 3 macro elementi :
a) Come il bambino si cimenta con le sue caratteristiche e le soft Skills, che mette in atto nella dinamica di apprendimento;
b) Il suo percorso di abilità e
competenze focalizzate al raggiungimento di obiettivi specifici della classe
frequentata; è molto importante far emergere la relazione fra: i) obiettivi
acquisiti, ii) i percorsi didattici utilizzati per
raggiungerli, e iii) la valutazione, al fine di mostrare
che la valutazione è una parte del percorso di apprendimento.
c) Il suo lavoro svolto insieme alla
classe e ai maestri.
Esso ha una struttura sottostante
flessibile, e soprattutto in grado di descrivere ciò che sta avvenendo sempre
in positivo. Quindi si valorizza sempre la parte del percorso del quale si
possano descriverne gli aspetti migliori, evidenziando i punti di forza e senza
trascurare via via anche le debolezze. In sintesi, si dà valore a tutti gli
aspetti perché tutti essenziali per una crescita armonica.
Il profilo inizia sempre con un
aggettivo sintetico che esprima un aspetto peculiare del bambino, suo e
specifico nell’immergersi nella realtà scolastica.
Nella prima parte normalmente si
introducono gli aspetti della relazione con i compagni e con i docenti e
dell’adesione del bambino al dialogo didattico (peculiare strumento reale in
mano al maestro).
A seguire si declinano tutti gli
aspetti delle singole discipline peculiari della classe
frequentata, che non sono altro che la descrizione degli obiettivi di
apprendimento calati dentro alla realtà del singolo bambino.
Benefici ed effetti secondari
Innanzitutto, i dialoghi con le
famiglie sono migliorati: i genitori leggendo insieme ai docenti il profilo si
accorgono di cosa significhi per la nostra scuola primaria avere cura.
Inoltre i genitori imparano a
guardare aspetti nuovi dei figli sui quali non si erano mai fermati a
riflettere e, in un percorso virtuoso, indicano a volte ai docenti aspetti che
non sarebbero emersi senza l’aiuto dell’istantanea dei loro figli
nel loro cimentarsi con la realtà.
Un secondo punto essenziale consiste
nell’aiutare i docenti più giovani ed inesperti a diventare consapevoli del
rapporto stretto fra: i) gli obiettivi di apprendimento, ii) il
lavoro svolto e iii) la ricaduta sull’apprendimento del
bambino.
Infine, il Profilo siffatto è
diventato uno strumento di lavoro nei consigli di classe per progetti
personalizzati (non solo per bambini con difficoltà, ma anche per quelli
eccellenti) e in generale per la valorizzazione dei passi compiuti o per la
definizione di quelli nuovi nei quali cimentarsi.
Nessun commento:
Posta un commento