che assicura le giuste libertà della Chiesa e di tutti
Caro direttore, ci risiamo: l’assenza di laici responsabili e maturi
nella scena politica del Paese, fa sì che debbano intervenire le gerarchie
ecclesiastiche su temi particolarmente sensibili. Prima i vertici della Cei poi
la Segreteria di Stato vaticana hanno di fatto suonato un campanello di
allarme, indicando i rischi connessi all’attuale formulazione della proposta di
legge Zan contro l’omotransfobia. Purtroppo, come sembra, tali interventi
vengono anche fraintesi e, per dirla tutta, si espongono al fraintendimento, il
che non accadrebbe se a metterli in campo fossero dei laici credenti ( christifideles
laici, secondo la dicitura cara a Giovanni Paolo II). Con i suoi
campanelli di allarme, la Chiesa esercita il suo ruolo profetico di fronte
alla società e al pensiero in essa dominante.
Sul piano diplomatico, l’intervento mi sembra decisamente legittimo. Come
con la diplomazia interveniamo su regimi che negano la libertà delle persone, i
quali a loro volta ritengono 'ingerenza' la difesa dei diritti umani, così, la
Segreteria di Stato vaticana ha tutto il diritto di rivolgersi ai propri
interlocutori diplomatici a livello istituzionale. Chi ritiene che l’occasione
possa essere propizia per recedere dal Concordato, considerato clerico-
fascista, si pone in opposizione a una realpolitik, che magari
viene invocata in altri ambiti geopolitici.
Il vero problema sta altrove. I laici cristiani politicamente impegnati dovrebbero far riflettere sul fatto che, oltre il Parlamento, in Italia, esiste una Corte costituzionale, la quale sarebbe comunque chiamata a esprimersi, qualora rispetto a una legge si insinuasse il dubbio della incostituzionalità. E ciò prima ancora di intraprendere guerre di religione o battaglie 'ideologiche'. Per quel che posso comprendere da profano, ma comunque cittadino e credente, il contenzioso si può ridurre a due motivi fondamentali. Il primo e più eclatante riguarda il reato di opinione e l’eventuale attentato che il dettato della legge porrebbe di fronte alla libertà di pensiero. Non dimentichiamo che l’illuminismo intollerante ha prodotto martiri proprio in nome di tale libertà, che non è stato capace di rispettare e riflettere fino in fondo. Se davvero fossimo in tale situazione, la Corte costituzionale dovrebbe fare il suo dovere per richiamare i diritti fondamentali delle persone e dei gruppi. Ma ciò potrà avvenire solo a legge approvata. Nel frattempo, il miglior modo di suscitare il dibattito è quello di dialogare con i soggetti della politica, evitando anche che la posizione dell’autorità ecclesiastica venga strumentalizzata da forze che, in altri contesti, negano diritti umani fondamentali.
Il secondo ambito riguarda la 'giornata' contro l’omotransfobia nelle
scuole, cui dovrebbero aderire anche quelle di ispirazione cattolica. Est
modus in rebus, perché qui sono chiamati in causa gli organi
collegiali delle istituzioni scolastiche, che possono organizzare tale
esperienza nei modi che ritengono più opportuni in relazione al progetto
educativo della comunità educante stessa. Ed anche qui il ruolo dei laici è
determinante.
Proprio chi si scaglia contro il Concordato in una circostanza come questa
rischia, suo malgrado, di fomentare quella 'guerra di religione', di cui, oggi
come oggi, nessuno sente il bisogno.
*Giuseppe Lorizio, Università Lateranense
RISPOSTA DEL DIRETTORE DI AVVENIRE, MARCO TARQUINIO:
Le riflessioni di un gran teologo come te, caro don Pino, anche su materie
delle quali ti dichiari 'profano', sono sempre straordinariamente utili e
profonde. Te ne sono grato. E le accompagno con tre considerazioni ulteriori,
che danno per lette le molte altre sviluppate sulle nostre pagine in questo
lungo anno di civile dibattito sul cosiddetto ddl Zan, purtroppo
prevalentemente extraparlamentare e, su tanti altri media, piuttosto asfittico
o pregiudizialmente condiscendente con i più allarmanti contenuti di quel
testo.
La prima considerazione è che non sono mancati 'solo' laici credenti
responsabili e maturi, ma statisti o almeno politici decentemente lungimiranti.
Capaci, cioè, di capire quali meccanismi e percorsi stessero mettendo o
mantenendo in moto e quali delicatissimi problemi riuscissero a creare con un
testo che – lungi dall’essere al 100 per cento contro l’omotransfobia e
pienamente rispettoso della sana (e altrettanto rispettosa) libertà di pensiero
tutelata dalla Costituzione – si è trasformato in un carrozzone sul quale si è
caricato di tutto, anche i reati contro le donne e le persone disabili, pur di
introdurre nel nostro sistema normativo un concetto di 'identità di genere'
vago e cangiante e diverso dalle nozioni di 'sesso' e di 'genere'.
La seconda considerazione è che in questi mesi, fuori dal
Parlamento, si è creato non soltanto un fronte del sì a
ogni costo anche in Senato al ddl Zan così com’era stato
approvato dalla Camera, ma anche una... libera coalizione di idee tra
giuristi, ecclesiastici, accademici, intellettuali, docenti,
giornalisti, persone di ogni estrazione e occupazione,
credenti e non credenti, cattolici e femministe, di
diversa tradizione politica e culturale, ma ugualmente impegnati
per fare in
modo che una legge che desse anche emblematicamente nome
all’aggravante per i reati di omotransfobia ci fosse epperò non perseguisse
altri obliqui e preoccupanti fini. Impegno pochissimo amato, ostentatamente
ignorato e riconosciuto o contestato solo in chiavetta tattica da chi puntava,
invece, alla radicalizzazione dello scontro.
Ora, a vedere il bicchiere mezzo pieno, s’è aperta una fase diversa. C’è un
'tavolo' in Senato, attorno al quale ci si è ripromessi di lavorare per rendere
accettabile da tanti, e se possibile da tutti, una norma che dovrebbe essere
motivo di unione contro reati odiosi e non di veemente contrapposizione e di
rischiosi scivolamenti illiberali. Potrebbe aiutare a percorrere questa strada
virtuosa proprio la notizia – trapelata ieri e non confermata ufficialmente
dalla Santa Sede, ma di fatto dallo stesso premier Draghi (che oggi parlerà del
tema in Parlamento) – della nota della Segreteria di Stato vaticana che segnala
al Governo italiano le lesioni che alcune norme previste dal cosiddetto ddl Zan
minacciano di portare alle libertà che l’Italia, con i patti conosciuti come
Concordato, assicura anche alla Chiesa. La mia terza e ultima considerazione è
questa. Le libertà tutelate dal Concordato Stato-Chiesa sono una preziosa e
specifica applicazione di laiche libertà che sono fondamentali per tutti
nell’espressione di legittime visioni e opinioni, nell’insegnamento,
nell’organizzazione di reti associative e, nel caso di comunità religiose, di
riti. Hai perciò perfettamente ragione, illustre e caro don Pino, non ci sono
da indire 'guerre di religione' (anche se più di qualcuno si sta già dando da
fare per riattizzarle), ma c’è una pace da consolidare. Ognuno faccia la sua
parte con senso politico (e non solo partitico), onestà intellettuale e sana
laicità.
Laicità e laicismo sono due cose diverse. Purtroppo l'Italia soffre di laicismo ateo e anticlericale che non dipende da chi governa ma dalla cultura dominante, in quanto domina attraverso i media ed è una macchina mediatica pronta a bersagliare la Chiesa in qualsiasi momento.
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