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martedì 12 gennaio 2021

INFLUENZA DELLE PAROLE

 "In situazioni come quella in cui ci troviamo le parole giuste possono salvarci la vita".

- Mai come in questi giorni ci siamo resi conto di avere una vita tra le parole: partendo da questa costatazione, Giuseppe Antonelli in L’influenza delle parole, pubblicato da Solferino-Corriere della Sera, analizza la situazione presente dal punto di vista del linguaggio e dei suoi mutamenti. 

Da storico della lingua italiana, Antonelli traccia un vocabolodiario dell’attuale pandemia, all'inizio definita pubblicamente “’influenza” o peggio “influenza cinese” con disastrosi effetti di sottovalutazione della sua pericolosità e invasività. Da quando il Covid è entrato nel nostro immaginario collettivo si è scatenato nei media il ricorso a metafore belliche: dalla "guerra da combattere" all’uso di parole come "trincea", "fronte", "nemico", "eroi". La sua portata globale ha spinto ad usare una serie di termini validi per tutto il mondo e quindi si è attinto a vocaboli inglesi come "lockdown", "droplets", "cluster", "screening", ma si è anche esagerato, coniando espressioni come “smart working” che si usa solo in Italia e che è a tutti gli effetti un “telelavoro”. 

Ci sono state anche parole che hanno cambiato significato o sono state riportate al significato originario: positivo è ora qualcosa di terribilmente minaccioso, del virus si era quasi dimenticalo che era un termine medico e si pensava a quello che attaccava il computer. Come ci insegna Antonelli, riflettere sulle parole aiuta a riflettere sui comportamenti e sulle responsabilità individuali: qualcosa a cui ora più che mai non ci si può sottrarre.

La speranza è che tutto questo abbia cambiato anche il nostro rapporto con la lingua: che possa aiutarci a comprendere meglio lo sfaccettato spessore delle parole e insegnarci, magari, a trattarle con un’altra cura. Il che vale – a maggior ragione – per chi ha voce in capitolo nel dibattito pubblico: non solo i politici, ma tutti gli intervistati e gli intervistatori, tutti gli opinionisti, tutti quelli che appunto possono (o vogliono, o ambiscono a, o rischiano di) influenzare gli altri. Sarebbe bello se l’esperienza che stiamo vivendo potesse lasciarci in eredità questa nuova consapevolezza. 


 

Giuseppe Antonelli è professore ordinario di Storia della lingua italiana all’Università di Pavia e collabora con il Corriere della Sera, per cui ha curato la collana «Le parole dell’italiano». Tra i suoi ultimi libri: Volgare eloquenza. Come le parole hanno paralizzato la politica (Laterza 2017) e Il museo della lingua italiana (Mondadori 20202).



 

 

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