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domenica 6 dicembre 2020

NATALE: UN EVENTO, UN MISTERO, UNA CHIAMATA

 Pubblichiamo l'intervento di S.E. Mons. Vincent Dollmann, Arcivescovo di Cambrai e A.E. dell'UMEC-WUCT , nel corso del recente webinar sul Natale.

                             Natale: 

  un evento, un mistero, una chiamata

Ricordo un aneddoto raccontato da un missionario in Giappone. Prima di Natale, una madre e suo figlio tornarono a casa dalla spesa, carichi di regali, e passarono davanti a una chiesa dove venivano installate le decorazioni natalizie. Ed esclamo il bambino: “Vedi, mamma, anche i cristiani celebrano il Natale". 

Oggi una simile reazione potrebbe avvenire nei nostri paesi di tradizione cristiana, che si stanno secolarizzando. Il Natale è diventato la festa di Babbo Natale e del consumo, ha infatti perso da anni la memoria della sua origine: la nascita di Cristo. Tuttavia, se questa festa tocca gran parte della popolazione al di fuori degli ambiti cristiani, può offrire l'occasione di un primo annuncio del Vangelo e del suo messaggio di pace e fraternità.

Nel campo dell'istruzione, il Natale offre innanzitutto un'opportunità per approfondire il legame tra fede e ragione. Insieme, fede e ragione ci permettono di avvicinarci al mistero della nascita di Cristo in questo mondo. Così troveremo in questa festa una chiamata a servire fedelmente la pace e la fraternità tra gli uomini.

  Il Natale ci insegna a coniugare intelligenza e fede

 Nella società odierna il Natale si presenta come un momento di meraviglia e magia, che rimane a livello a livello sentimentale ed emotivo. Veniamo a mettere in discussione l'origine storica di Cristo. Eppure, questa è l'originalità della nostra fede. Ciò che nessun'altra religione ha osato affermare, la fede cristiana annuncia: Dio è intervenuto nella storia in modo sconcertante. Il suo diletto Figlio, "Dio da Dio…per mezzo di lui tutte le cose sono state create… si è incarnato nel seno della Vergine Maria", secondo l'espressione della nostra Professione di fede.

L'esistenza di Cristo è un dato della storia e un dato essenziale poiché divide la storia dell'umanità tra un "prima" e un "dopo". È anche notevole che possiamo datare la nascita di Cristo con tanta precisione, entro cinque anni; mentre per molti personaggi dei nostri libri di storia le date rimangono molto incerte.

 Sebbene sia importante risvegliare le nostre intelligenze dall'attuale torpore, non possiamo ridurre la nostra fede alla conoscenza storica. Nella nostra professione di fede affermiamo inoltre che Cristo, il Verbo di Dio, si è incarnato : "Per noi uomini e per la nostra salvezza". Nella nascita di Cristo, è in gioco la nostra salvezza, che è stata preparata e realizzata da Dio stesso. È al culmine della storia della salvezza iniziata con la creazione.

Dopo il peccato di Adamo ed Eva, la prima parola di Dio fu una domanda che risuona come una chiamata: "Adamo, dove sei? " (Gen 3,9). Questa chiamata attraverserà la storia e manifesterà continuamente il desiderio di Dio di unirsi all'umanità.

La nascita di Cristo è un nuovo inizio per la storia dell'umanità, il cielo si unisce alla terra. In Cristo, proclama un prefazio di Natale, “risplende in piena luce il sublime scambio che ci ha redenti: […] la natura mortale è innalzata a dignità perenne.”

L'articolazione tra ragione e fede manifesta l'originalità e la profondità della salvezza che Gesù ha portato al mondo: non è automatica, né vincolante. Mostra il rispetto di Dio per la nostra libertà. Vuole renderci, non schiavi, ma figli. Il posto dell'intelligenza nel cammino di fede manifesta anche che la salvezza riguarda tutti gli uomini e tutto l’uomo, le sue dimensione spirituale, intellettuale e fisica.

 Il Natale ci insegna la fedeltà ai nostri impegni e alle scelte di vita

 La fragilità e la piccolezza del Dio Bambino ci invitano a riconoscere che le opere di Dio nella storia sono sempre state realizzate con mezzi insignificanti agli occhi degli uomini. Questo è valido dall'Antico Testamento, così la scelta del grande re Davide fu fatta in modo sorprendente. Il profeta Samuele aveva mostrato una certa resistenza quando Dio lo aveva fatto scegliere come re d'Israele, un uomo di Betlemme e il più giovane dei fratelli. Ma per Dio, questo era solo il presagio di un evento molto più sconcertante: la nascita del proprio Figlio a Betlemme, nella totale miseria di una mangiatoia.

 Ma la fragilità e la piccolezza del Dio Bambino, lungi dallo spingerci a rassegnarci, vengono a riconciliarci con i nostri impegni e le nostre scelte di vita. Cercando di adempiere ai nostri doveri con uno spirito di fede e umiltà, permettiamo a Dio di toccare i cuori, anche di coloro che sembrano sopraffatti dalla sofferenza e dal dubbio. Se Maria e Giuseppe non fossero stati fedeli al loro "sì" pronunciato davanti all'Angelo del Signore, sfidando l'indifferenza dei contemporanei e la violenza delle autorità umane, il Salvatore non sarebbe nato!

E quando l’Angelo ha annunciato ai pastori: “Oggi vi è nato un Salvatore! " (Lc 2,11), ha testimoniato che Dio è venuto a sostenere la nostra fedeltà quotidiana. Il Dio Bambino ci riconcilia con questo oggi che noi adulti spesso cerchiamo di evitare. Per quanto riguarda i bambini, è il momento presente che conta. Non si riferiscono al passato e il futuro sembra lontano. Dio accettando di diventare un bambino, ci apre a questo "oggi" e ci dice che è lì che è possibile l'inizio della pace e della felicità.

 Per concludere, come non citare la bella tradizione di allestire presepi nelle nostre chiese e nelle nostre case. Fermandoci un attimo davanti al presepe, ci lasceremo stupire dal Dio Bambino che manifesta l'incredibile vicinanza di Dio alla nostra vita e il suo desiderio di condividere con noi la sua Gloria.

Davanti a Gesù bambino possiamo riconoscere che Lui solo può illuminare le nostre intelligenze e rafforzare la nostra fede. È il Verbo di Dio fatto carne.

Davanti a Gesù nella mangiatoia possiamo capire che Lui solo può rendere fecondo il nostro desiderio di fraternità. È l’Amato Figlio del Padre.

   X Vincent Dollmann

Arcivescovo di Cambrai

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