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martedì 17 novembre 2020

GIANNI RODARI. LA PEDAGOGIA DEL GIOCO E DEL RISO

 UN GIANNI PLANETARIO



 di Giancarlo Cavinato

 

Una pedagogia del gioco e del riso per la liberazione dalle condizioni date. C’è un filo che percorre le opere di Rodari e che collega i giochi linguistici e le storie alla democrazia. I giochi propiziano situazioni in cui tutti sono messi nelle stesse condizioni. Le storie circolano, si diffondono, si variano, sono alla portata di tutti. La sua può essere definita una pedagogia della liberazione: da costrizioni, convenzioni, indottrinamenti, regole assurde, timore di sbagliare, subordinazione al senso comune. Sfruttando la potenza della metafora, dell’invenzione, dell’analogia, della metamorfosi. Sul piano della formazione alla cittadinanza, all’etica pubblica, alla democrazia, alla convivenza, le favole, le filastrocche, la fantastica, il suo proporre una “pedagogia dello stimolo” (rispetto alla trasmissione di modelli), agiscono come potenti propulsori di creatività, di cambiamento, di riflessione sullo stato delle cose.

Rodari opera, come scriveva De Mauro, per la democratizzazione dell’espressione. Invita i lettori ad essere cittadini ‘avvertiti’ della complessità della vita sociale, dei rapporti umani, del proprio contesto di vita strettamente connesso alla situazione planetaria.

 I tanti Gianni Rodari

 Ripercorrendo l’abbondante produzione che possiamo tranquillamente collocare tra la letteratura tout court, non più relegata nel limbo della letteratura per l’infanzia, ma comunque di forte impulso a un rinnovamento di quest’ultima, si possono rilevare sorprendenti anticipazioni e inviti alla riflessione sulle condizioni della democrazia così come sulle condizioni per una vita dignitosa e giusta per tutti. Un invito all’ottimismo, a pensare e ad agire perché il domani sia migliore di ieri e di oggi. ‘Se no, chi ce lo farebbe fare di andare dal dentista?’

Vediamo allora alcune delle sfaccettature di questa produzione ‘fantastica’ ma autenticamente agganciata alla realtà della fatica e della convivenza umana. • la politica, la giustizia ‘La storia universale’: ‘c’erano solo gli uomini con due braccia per lavorare;/ rimboccatevi le maniche…’ un invito alla responsabilità e alla costruzione del bene comune; è un invito a chiedersi quali le forme di liberazione da consuetudini e ingiustizie possibili oggi? Il pifferaio magico libera la città… dalle automobili. • la lingua (‘tutti gli usi della parola a tutti, non perché ciascuno sia poeta…’) • la verità e la menzogna del potere (‘Giacomo di cristallo: ‘la verità è più forte di qualsiasi cosa, più luminosa del giorno, più terribile di un uragano’; un testo di una forza straordinaria che tutti possono capire e sentire di desiderare libertà e giustizia) • la smitizzazione del potere autoritario (‘A toccare il naso del re’: ‘Altri cittadini si affrettarono con entusiasmo a imitare l’esempio di Giovannino: acchiappavano il re per il naso e gli davano una buona scrollatina. -È un nuovo segno di omaggio, maestà- mormorava il primo ministro nelle orecchie del re. Ma il re non aveva più tanta voglia di sorridere: il naso gli faceva male e cominciava a colare perché i suoi fedeli sudditi continuavano allegramente a prenderlo per il naso.’) • la pace nell’uguaglianza (‘Abbiamo parole per’, un manifesto per la pace mondiale nel tempo in cui era più a rischio e le contrapposizioni di schieramenti incitavano a prender parte; ‘La guerra delle campane’, il ridicolo delle boriose autorità militari; ma ‘la luna che splende a Pechino è bella come quella di Roma, i raggi del sole riscaldano tutta la terra e un uomo è un uomo a sud come a nord’).

 ll pensiero sociale: gli ‘umili’ (i colori, gli odori dei mestieri…) cui vengono riconosciuti dignità e diritti • la diversità (‘Il topo dei fumetti’, l’indiano nel presepe, la cicala- ‘proletaria’- e la formica ‘capitalista’) • i bambini- il pensiero infantile — l’immaginario come serbatoio di conoscenze. Quello che crea è un felice incontro fra la letteratura orale e popolare e il mondo magico del bambino. • la creatività (non la versione americana legata ai test per far emergere gli eccellenti, ma perché ciascuno possa essere almeno in qualche ambito educato ad essere creatore e non consumatore) • i bambini la scuola il mondo; un invito agli adulti ad aprire la prospettiva, a uscire dalle quattro mura dell’aula, a fare della città, del mondo “la scuola” (‘Una scuola grande come il mondo) • l’ascolto ( ‘Il signore con l’orecchio acerbo: ‘È un orecchio bambino, mi serve per capire/le voci che i grandi non stanno mai a sentire’) • l’ambiente (Il filobus n. 75, ‘Una viola al Polo Nord….). Anche l’ambiente va ascoltato: ascolto quello che dicono gli alberi, gli uccelli, le nuvole che passano, i sassi, i ruscelli’ • la messa in ridicolo dell’ipocrisia, del conformismo (‘La donnina che contava gli starnuti: “Guardate, deve aver segnato tutte le sue buone azioni! Se non va in Paradiso lei non ci va proprio nessuno.”) • la critica all’appoggiarsi sempre alla consuetudine (‘Le scimmie in viaggio; ‘La strada che non andava in nessun posto: sollecito a cercare di percorrere strade nuove) • il coraggio delle proprie scelte (‘Il giovane gambero’: ‘Andrà lontano? Farà fortuna? Raddrizzerà tutte le cose storte di questo mondo? …) • la fiducia nel progresso e nelle tecnologie in epoca pre-telematica (la radio, il telefono, l’astronomia, la macchina da scrivere:’ Novelle fatte a macchina’, i robot, le bambole a transistor...)

I temi dell’analisi fantastica

Rodari attinge ai movimenti più avanzati della cultura europea - il surrealismo (Bréton), il movimento Dadà, il futurismo (Apollinaire), l’arte (Klee, Ernst), la psicologia dello sviluppo (Vygotskji), la narratologia, il formalismo russo, il folklore, l’antropologia - elaborando tecniche che applica al repertorio dei materiali fantastici preesistenti (fiabe, miti, la cultura popolare, l’immaginario, le favole di magia, ma non per riprodurle per imitazione ma variando e mescolando, scomponendo e ricomponendo le strutture narrative. Andando a scoprire aspetti fantastici nella realtà quotidiana per “sbanalizzarla”. La contaminazione della fantasia con la realtà è forse il suo binomio fantastico più produttivo. Il gioco narrativo permette ai bambini e ai ragazzi di cogliere le strutture fondamentali delle storie, i tempi, le funzioni dei personaggi e degli oggetti, l’incastro degli eventi (cfr. Propp, ‘Morfologia della fiaba’). Attraverso le proposte di giochi e di invenzione di storie Rodari entra a pieno titolo nella sfera delle ricerche della linguistica moderna da De Saussure a Chomsky a De Mauro. Ricerche che si fondano sull’analisi dei due meccanismi fondamentali del soggetto nella produzione linguistica e nell’espressione del pensiero: la selezione e la combinazione. E la fantastica di Rodari è giustamente una combinatoria. Che si fonda sulle trasformazioni e sulle ipotesi fantastiche.

 Gli eventi narrati si susseguono secondo una logica dell’assurdo che ricorda la rêverie di Bachelard1 o la bilogica di Matte Blanco: nasi che scappano, omini di niente, topi e gatti che escono dai fumetti, strade che non portano da nessuna parte, filobus che trasportano i passeggeri non al solito tran tran ma su prati fioriti, torte in cielo, ascensori che salgono in cielo, bambini invisibili, personaggi di cristallo, pulcini cosmici, fucili che non sparano ma fanno ‘pum!....

I personaggi.

 Non ci sono streghe, lupi cattivi, o, viceversa, sono positivi. Ci sono antagonisti ma le soluzioni sono prive dell’accento ‘trash’ che Roahl Dahl mette nei suoi ‘Racconti in versi per bambini perversi’. Cappuccetti, lupi, streghe, gatti con gli stivali sono superati in quantità da spazzini, operai, postini, negozianti, emigranti, muratori, impiegati. Gente che affronta non prove magiche ma le fatiche della vita quotidiana.

I luoghi.

Nelle sue favole non c’è più il bosco, la carrozza, il castello, c’è la città, il condominio dove non si può giocare nel cortile (in un articolo invita i bambini, dal momento che gli adulti non consentono di giocare negli spazi pubblici, ad andare… alla conquista della luna), la strada con il traffico, la scuola, l’ufficio postale, il municipio, i mezzi di trasporto. Ma ci sono anche mondi fantastici, il pianeta degli alberi di Natale, la Freccia azzurra in viaggio, la casa volante, così come ci sono Stoccolma, Piombino, Cesenatico, il polo Nord…

Gli oggetti.

Non ci sono bacchette magiche, zucche trasformate in carrozze, cancelli che si aprono solo a certe condizioni, tappeti volanti, mele avvelenate. C’è la coperta del soldato, il libretto degli appunti, una giostra, i giornalini a fumetti (da cui una forte polemica con Nilde Iotti che lo accusava di indulgere alla cultura nordamericana) uno spaventapasseri, un bastone che nel gioco infantile diventa tanti oggetti diversi, la scopa del netturbino, l’ascensore, il rosmarino, le caramelle…

I tempi.

I racconti e i romanzi per ragazzi di Rodari spaziano nel tempo e nello spazio, dalla Venezia delle maschere alla borgata romana, dai tempi del re Mida all’emigrazione dal sud nel dopoguerra, dal passato al futuro, dal ritorno dalla guerra, il ciclo del giorno, il ciclo dell’anno come li possono percepire i bambini (‘A dormire, a svegliarsi’, ‘La domenica mattina’). Spesso una favola comincia con ‘Una volta’, ma più spesso il testo entra immediatamente in media res. ‘Giovannino perdigiorno era un grande viaggiatore…’, ‘Il signor Gogol ha raccontato la storia di un naso…’ Il valore della parola ‘Il nome è una moneta preziosa:/per le cose da poco non la spendere, /per oro e argento non la vendere, /tienila sempre da conto/ma per le cose grandi/a gettarla sii pronto.’ (‘Il nome’, op. cit.)

Riconoscere l’importanza della parola è un passaggio che, in epoca di violenza verbale, di discriminazioni, di disseminazione di paure e pregiudizi, è essenziale. Ma è soprattutto sulla libera invenzione che si incentra l’intento pedagogico di Gianni. Inventare storie riguarda la mente del bambino tutta intera- non solo la fantasia. Impara meglio anche la matematica, la logica, chi è stato fin da piccolo esposto a narrazioni di storie. L’interezza dei soggetti è un tema che gli è particolarmente caro (‘cos’è la mente, signori miei? Anche l’occhio, anche la mano sono la mente’). Racconti filastrocche romanzi, nati apparentemente dallo scontro occasionale di due parole (il binomio fantastico), da ‘errori’ di ortografia, da giochi di parole, oltre ad essere esempi di quel gioco creativo che Rodari descrisse nella ‘Grammatica della fantasia- l’arte di inventare storie’ (il suo manifesto teorico), sono metafore della vita, dense di spunti di riflessione etica e civica, come quando in una di queste favole, alla domanda «Quanto pesa una lagrima?», viene data questa risposta: «Quella di un bambino affamato pesa più di tutta la terra". C’è ancora bisogno dei Gianni Rodari oggi.

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