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domenica 26 luglio 2020

DON CARLO NANNI E' TORNATO ALLA CASA DEL PADRE


Ricordo di don Carlo Nanni 
               di Luciano Corradini                        
Don Carlo Nanni ha chiuso a 75 anni la sua giornata terrena, il 19 luglio senza che noi sapessimo, se non negli ultimi giorni dal suo amico e confratello don Guglielmo Malizia, del tumore che l’aveva colpito. Nell’accavallarsi dei ricordi, mi è venuto il desiderio di rileggere il sereno e impegnativo messaggio di saluto programmatico da lui rivolto all’UCIIM, dopo la sua nomina a Consulente centrale. Lo propongo a tutti, come se fosse stato scritto ieri mattina.

“Cari soci, come già sapete, dal 22 gennaio 1998 la Commissione Permanente della CEI e il presidente di essa, il card. Ruini, mi hanno nominato Consulente centrale. Io ho ringraziato della fiducia e ho assicurato impegno e fedeltà (….) Mi auguro di poter essere vicino e di collaborare con voi nella realizzazione di quel ‘bene che ci accomuna’, di quel ‘fine supremo’ che dice la ragione profonda del nostro essere UCIIM: aiutare i ragazzi e le ragazze, i giovani e le giovani a trovare in quel ‘grembo vitale’ che è la scuola media, inferiore e superiore - per quanto disastrata essa possa essere – gli stimoli e gli strumenti adeguati per la loro crescita personale e la formazione umana, civile, culturale e religiosa dell’esistenza individuale e comunitaria.
Sono salesiano, e quindi comprenderete che ho visto in questo incarico un modo concreto di realizzare la mia vocazione cristiana, religiosa, presbiterale. Ma, come tutti voi, sento che in esso potrò, con voi, dare il mio apporto alla vita del Paese, collaborare allo sviluppo culturale di esso, partecipare a realizzare una società democratica, aprirmi all’Europa, essere solidale con tutti i popoli che ricercano la prosperità e la pace.::: Potremo riferirci alla ‘radicale vocazione’ con la quale Dio ci ha chiamati ad essere uomini e donne fatti a Sua immagine e somiglianza e invitati a dare senso a ‘quanto ci fa passare innanzi.’ (…)
In secondo luogo potremo chiedere allo Spirito Santo di sentire più vivo e più forte il nostro essere membri del Popolo di Dio, che ha in Gesù il Capo e che permette ad ogni membro di avere un ‘dono carismatico specifico’, dato ‘a ciascuno in modo diverso, ma sempre per il bene comune’ (ICor:12,7) (…) Noi tutti, in quanto comunità civile, dovremo impegnarci per offrire le condizioni di possibilità per una vita relazionale buona, capace di infondere fiducia e sicurezza in chi intraprende i primi passi nella vita adulta ‘a tutto campo’ (oltre lo spazio- oggi purtroppo non protetto- della famiglia).
(…) Nel prossimo futuro mi sentirò con i Consulenti regionali e locali, per vedere insieme come esservi compagni di viaggio, in questa bella avventura di essere persone, cittadini, professionisti e credenti, che ‘aprono le porte alla speranza’ (Giovanni Paolo II) , nel sopravvenire del terzo millennio dell’era cristiana. (…)
Spero di incontrarvi uno per uno, sezione per sezione, in occasione di convegni e di iniziative di aggiornamento o in altro modo, come Dio vorrà: e così imparare a volervi bene concretamente, ‘faccia a faccia’. Lo desidero tanto! Con affetto e stima. Don Carlo (La Scuola e l’Uomo, 3, 1998, pp.51-52).

 Il comune accorato rimpianto manifestato per via telefonica e telematica, alla notizia che di colpo erano venute meno tutte le occasioni di incontrarlo e di vederlo faccia a faccia su questa terra, ci consente da un lato di esprimere a lui e al Padre la gratitudine per il dono che abbiamo ricevuto, nell’ultimo ventennio della sua attiva e animatrice presenza fra noi, UCIIM e poi AIDU; dall’altro di aspettare, con fede e con speranza, quell’altro modo d’incontro, “come Dio vorrà”.
L’ho conosciuto in occasione di un convegno nazionale promosso dall’AIMC, a Fano, su invito di Carlo Buzzi, ai primi di aprile del 1990. Ne conservo gli Atti, sul tema ‘La convivenza democratica come proposta educativa’.
In una passeggiata serale lungo il mare, abbiamo fraternizzato, scavando nelle nostre vite e trovando consonanze che hanno posto le basi della nostra amicizia e della nostra collaborazione associativa. Poi ci siamo incontrati nei convegni settembrini di Scholè, a Brescia, promossi dall’editrice La Scuola per affrontare fra docenti cattolici i problemi pedagogici e scolastici più attuali. E ricordo i suoi contributi ai convegni estivi del SIESC-FEEC, in cui ha svolto anche, in sede europea, il ruolo di animatore religioso e celebrante. Ricordo i suoi interventi brillanti, talora appassionati e accolti da tutti con attenzione e simpatia. La stessa cosa avveniva negli incontri istituzionali e nei gruppi di lavoro delle università pubbliche.
Non era un uomo in carriera, ma un educatore culturalmente e scientificamente attrezzato, che si sentiva a disposizione di chi potesse ricevere un contributo utile, studente o docente, credente o non credente che fosse. Quando toccò a me, all’inizio della mia presidenza, nel 1997, presentare alla CEI la rituale terna di nomi per la nomina del Consulente nazionale dell’UCIIM, fu Bona a farmi pensare a don Carlo, per il quale ebbe sempre una garbata simpatia. Nelle pochissime mail a suo nome, presenti nella memoria del mio computer, ho trovato questa nota del 4 sett. 2019: “Proverò a recensirlo al più presto. Un saluto dolcissimo alla “sacrestana” che anche io desidererei ! d. Carlo”.
Pur essendo incline  al sorriso e all’informalità, non utilizzava il suo prestigio intellettuale e il suo carisma per condizionare le scelte degli organi democratici dell’UCIIM. Non negava qualche contributo volto a chiarificare o a risolvere qualche problema, ma voleva sentirsi “un socio”, che non si schierava con gli uni o con gli altri.
Le radici di questo atteggiamento traspaiono dal saggio intitolato ‘La spiritualità nella vita e nel pensiero di Gesualdo Nosengo’, che si trova nelle pp.147-159 degli atti del convegno a lui dedicato ad Asti nel 2006. (Laicato cattolico educazione e scuola in Gesualdo Nosengo, la formazione, l’opera e il messaggio del fondatore dell’UCIIM, Elledici, Torino 2008). “Non è difficile per chi è salesiano, come lo scrivente, nota don Carlo, ricordare il ‘laetare, bene facere e lasciar cantare le passere’ di don Bosco”. 
Alcune altre citazioni tratte dal Diario di Nosengo lasciano intendere la profonda consonanza che don Carlo ha trovato nella spiritualità del Grande Capo, come lo chiamavano i suoi scolari. “Talvolta mi domando se non dovrei dare il mio aiuto alle cose così come sono, senza proporre novità. Ma poi non ci ripenso e mi pare di tradire i fatti, la coscienza, la storia.  Andiamo verso la morte o verso la liberazione, che permetterà la rinascita? (1959). Continua don Carlo, citando il diario del 22.2.67, un anno prima della morte di Gesualdo: “Mio Dio, perché per fare qualcosa che crediamo del Tuo Regno si deve tanto straziarci tra noi? Perché il lavorare per te non ci fa tutti migliori? Forse è un errore affannarsi e impegnarsi tanto? Lotto fra il resistere sul posto, anche con sofferenza, e lasciare tutto, perché tanto non faccio nulla”. Conclude su questo punto don Carlo: “La ‘via crucis’ interiore sembra essere per Nosengo il passaggio obbligato a quella sapienzialità che nonostante tutto riuscì a manifestare nelle sue relazioni e ad attuare nella sua azione degli ultimi anni della sua vita, pur sempre ardimentosa e attivissima”.
La spiritualità di Nosengo pare a don Carlo necessaria per l’essere stesso dell’UCIIM. “Senza di essa l’Unione non sarebbe che un’associazione tra le tante, più o meno apprezzabile, più o meno viva, più o meno degna di essere continuata. E’ la spiritualità che fa la differenza (…) E’ certo infatti che senza questo robusto fortino interiore non si andrà molto più in là dei luoghi comuni sulla formazione docente o sulla qualità della scuola: riforma o no. In tal senso una profonda spiritualità cattolica resta il ‘testimone’ che Nosengo insegna a tutti coloro che intendono operare, - nella scuola e nella formazione professionale - quella rigenerazione civile attraverso l’educazione, iniziata agli albori di una Repubblica che oggi si vuole da più parti profondamente rinnovare nell’orizzonte ispirativo di una democrazia all’altezza del XXI secolo, cui  faticosamente ormai apparteniamo”.
 Ricordando infine che don Carlo, morto il 19 luglio, ha potuto festeggiare in Cielo il compleanno di Nosengo  che era nato il 20 luglio 1906, mi permetto di rivolgere anche a lui la riflessione che ho inviato alla presidente Rosalba perché la leggesse in occasione della messa da lui celebrata in suffragio di Cesarina.
Heri dicebmus, cari Gesualdo e Cesarina e ora caro don Carlo. Non avete perduto tempo, avete tracciato a fondo il solco dell’UCIIM e di tante altre istituzioni e associazioni, avete saputo dare e chiedere, nel tempo che vi è stato concesso. Grandi pensieri, iniziative coraggiose, fedeltà ai segni dei tempi e dialoghi personali anche sulle minute cose, perché queste possono contribuire alla composizione dell’enorme mosaico della creazione, di cui voi ora vedete, nella sua pienezza, quello che noi vediamo solo “come un riflesso e come un enigma”.
Voi, che vedete “il Signore faccia a faccia”, aiutateci a capire il nostro tempo, e a utilizzarlo per preparare “cieli nuovi e terre nuove”, dove voi siete già arrivati come Chiesa trionfante, e dove regnate come cittadini sovrani della Città eterna, “nelle forme e nei limiti di quella Costituzione” che è il Vangelo.





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