Turpe mercato prospero nell’indifferenza
del mondo
Rapporto 2020
dell’Associazione Meter: scovate 7 milioni di foto, 1 milione di video, 320
chat pedopornografiche. L’inerzia dei governi e l’inefficienza delle forze
dell’Ordine nel mondo per contrastare questo crimine globale. Intervista a don
Fortunato Di Noto
di Roberta Gisotti – Città del Vaticano
“La pedopornografia on line
continua a prosperare indisturbata, con profitti in costante crescita”. Il
Rapporto 2020 dell’Associazione Meter “merita di essere letto, approfondito,
assimilato, compreso e non sottaciuto”. “I dati riportati non sono meri risultati
statistici, numeri freddi e senza vita”.
Un crimine mondiale che trova molte complicità
Nonostante la premessa di
questi chiari avvertimenti a non sottovalutare le denunce lanciate nel
vuoto, da decenni ormai, da poche organizzazioni come Meter, con ogni
probabilità questo crimine, senza confini, resterà in massima parte protetto da
una sorta di immunità sociale, complice l’omertà di fatto della grande stampa,
l’inefficacia delle strategie messe in atto dalle poche forze di polizia
dedicate al contrasto di questo crimine, l’indifferenza delle opinioni
pubbliche, il potere di lobby che spingono verso il riconoscimento dei rapporti
sessuali tra adulti e minori.
7 milioni di foto pedopornografiche in un anno
Il bilancio dell’impegno
profuso dall’Osservatorio mondiale contro la pedofilia (Osmocop) presso Meter è
come ogni anno drammatico, riferendosi agli abusi e alle violenze sessuali
subite da bambini da 0 a 13 anni, ma nel 2019 ha registrato un’impennata. Oltre
7 milioni le foto segnalate lo scorso, il doppio che nel 2018; in leggero calo,
poco meno di un milione i video; in aumento invece le chat da 234 a 323. Dal
2014 ad oggi l’osservatorio di Meter ha monitorato più di 16 milioni di foto,
quasi 3 milioni e 500 mila video, oltre 12 mila 500 archivi e 1022 chat di
contenuti pedofili.
I bambini sono merce di un turpe mercato
Dietro questi numeri i
corpicini di piccole vittime innocenti oggetto di turpi mercati per il piacere
di pedofili on line, coperti dall’anonimato della rete. I bambini sono una merce
da vendere, i più richiesti nelle foto quelli tra 8 e 12 anni (oltre 5 milioni
e mezzo), a seguire quelli dai 3 ai 7 anni (più di 1 milione 320 mila), infine
da 0 a 2 anni (oltre mila 7 e 600).
Trenta nazioni coinvolte nelle denunce di Meter
Riguardo i domini, vi sono
30 nazioni coinvolte nelle denunce, al primo posto lo scorso anno Haiti,
seguita da Francia e Nuova Zelanda, in una geografia che nei cinque continenti
rispecchia l’offerta, la domanda e i paradisi digitali, dove registrarsi con
meno spese e controlli, cosicché se i siti sono registrati in alcuni
Paesi, i servizi e i materiali sono forniti magari da server in altre località,
in un commercio senza confini fisici che in massima parte viaggia nel
cosiddetto deep web, zona sommersa della rete, dove si intreccia ogni sorta di
attività criminali, facilitate dalla maggiore difficoltà o anche impossibilità
di essere tracciate e quindi perseguite dalle forze dell’ordine, grazie anche
alla velocità con cui vengono impiantate e smantellate in breve tempo. Può
capitare che una collezione di foto o video pedopornografici resti a
disposizione solo 24 ore.
Appello alle Polizie di tutti gli Stati: collaborate
Per questo Meter fa appello
“alle Forze dell’Ordine di tutti gli Stati che dovrebbero collaborare per
evitare la perdita e lo spreco di informazioni vitali per il contrasto
immediato della pedocriminalità on line web e per la liberazione immediata dei
bambini coinvolti in questo turpe mercato di violenza inaudita”. “Aspettiamo
che quanti hanno responsabilità̀ di vigilanza e di giustizia si attivino
affinché́ non rimanga il silenzio su ciò̀ che accade giornalmente sul web (e
non solo). E la stessa sensibilità ci aspettiamo dai comuni cittadini, perché
i bambini sono il futuro di tutti”.
L’indifferenza del mondo è il male più inquietante
L’indifferenza del mondo
appare infatti l’aspetto più inquietante, confida con amarezza don
Fortunato di Noto, parroco ad Avola, nella diocesi di Noto, presidente
dell’associazione Meter, fondata dal sacerdote siciliano, che da 30 anni opera
in difesa dell’infanzia violata.
R. – E’ così tanto
inquietante, essendo ormai un problema globale, non più localizzabile, perché
c'è, è vero, l'abuso reale nel posto in cui si trova il bambino ma la
produzione del materiale video e foto va oltre quel luogo e attraverso la rete
la violenza si propaga ed è usufruibile da pedofili e pedopornografi in tutto
il mondo. Qui si tratta non più di numeri ma di vittime reali, che sta
coinvolgendo sempre di più la vita di milioni di bambini, cui viene negata
l’innocenza e la cosa ancor più grave è che non otterranno mai giustizia,
perché non saranno mai identificati. Raramente le Polizie quando ricevono
le segnalazioni le prendono sul serio e portano avanti un’azione investigativa,
che faccia giustizia nei confronti del bambino o della bambina vittime.
Don Fortunato, nel concreto, che cosa accade delle
vostre denunce?
R. - Innanzitutto noi
denunciamo sempre, essendo italiani, alla Polizia postale italiana, poi di
conseguenza quando noi identifichiamo il territorio di appartenenza di un
server provider lo segnaliamo alla Polizia di quella Nazione, che sia - ad
esempio - in Francia, Spagna, Germania, Nuova Zelanda, Brasile, Colombia,
Messico, ecc. In contemporanea mandiamo le nostre segnalazioni, quasi nel 90%
dei casi, ai server provider, che purtroppo - qui c'è una postilla che nessuno
mai dice - in quasi tutti i Paesi del mondo agiscono su base volontaria
nel segnalare alle Polizie del territorio nazionale i siti e i materiali
pedopornografici e questo compromette molto i risultasti delle indagini. In
effetti delle oltre 60 mila segnalazioni inviate in 17 anni, con quasi 175 mila
link individuati, in ultima analisi pochissime sono state prese in considerazione,
escludendo l'Italia che quando c'è un filone italiano veramente agisce con
determinatezza e con capacità investigativa di eccellenza.
Quindi se tutte le forze di Polizia del mondo avessero
preso sempre sul serio le vostre denunce forse ci sarebbero stati migliori
risultati?
R. - E’ di fondamentale
importanza perché altrimenti che senso ha Meter che da 30 anni fa segnalazioni
costantemente, giorno dopo giorno e attraverso Osmocop, l’Osservatorio mondiale
contro la pedofilia, collabora in altre Nazioni con altri strutture
associative, che magari sono molto più sostenute da imprese ed aziende ma che
comunque mostrano anche loro che c'è un’azione deficitaria; cioè non ha alcun
nessun senso che noi mandiamo le segnalazioni quando poi di fatto non c'è
un’azione investigativa, che non è solo un fatto solo punitivo ma si tratta
d’interrompere questo flusso di pedocriminalità, che favorirebbe l'individuazione
delle vittime e favorirebbe la possibilità di trovare i detentori del materiale
ma anche gli autori dell'abuso e darebbe una risposta a questo fenomeno così
drammatico, così tragico che certamente non troverà forse quasi mai la
soluzione definitiva, basti pensare ai neonati coinvolti. Come faranno quei
bambini neonati di pochi giorni a denunciare il fatto di un abuso, di cui
abbiamo soltanto fotografie e video? Allora se prendessero sul serio – questo
lo dico con forza e responsabilità - le nostre segnalazioni in tutto il mondo
forse si avrebbero spiragli ulteriori per la tutela e la protezione dei
bambini.
Come si sente lei davanti a questa ignavia ai danni
dei bambini? La stampa, i governi, le forze di polizia, i gestori della rete,
il popolo del web, i cittadini tutti hanno delle responsabilità....
R. - Molte responsabilità.
Certamente, ognuno può avere una parte di corresponsabilità per affrontare
queste problematiche. Io devo confessare che a volte sento sulla mia pelle la
sofferenza e il dolore, a livello personale oltre che associativo; 30 anni di
impegno di Meter hanno segnato la storia della pedofilia in Italia e nel mondo,
però è anche vero che questo non basta. È necessario uscire fuori dalla
burocratizzazione e dall’elitismo dei professionisti dell'abuso, come se ci
fosse qualcuno che ne sa di più e qualcuno che ne sa di meno e soprattutto
cercare in tutti i modi di prendere sul serio questo problema, che non è
marginale ma coinvolge ogni giorno milioni di bambini vittime e a cui dovrebbe
dare risposta ogni Stato, ogni server provider, ogni agenzia educativa, ogni
confessione religiosa. Non basta infatti solo sottoscrivere un documento, è
necessario poi agire oltre il documento e allora io credo che possiamo farcela
insieme. Noi certamente non ci sentiamo né falliti né tanto meno stanchi, però
non possiamo fare altro che alzare la voce e chiedere che ognuno faccia propria
parte e la faccia bene.
C'è infine un aspetto che spaventa ancor più: in
questo vuoto di ogni intervento efficace può crescere l'influenza delle lobby
che spingono verso il riconoscimento dei rapporti sessuali tra adulti e minori?
R. - Questo è ormai
evidente, si denuncia da decine danni la pressione delle lobby pedofile e
pedopornografe che vogliono assolutamente far passare un'idea - alimentata
ahimè da migliaia e migliaia di siti e pseudo studi - in cui le relazioni tra
adulti e bambini possono rientrare in una sfera di normalità. Non a caso si
vuole fare abbassare l'età del consenso dei minori per avere relazioni anche
sessuali e si sta facendo passare l'immagine del pedofilo ‘virtuoso’ - già
pubblicata, ormai pubblica - perché in fondo in fondo non c'è niente di male in
quel che fanno, perché anche il pedofilo ha il suo orientamento sessuale ed è
necessario rispettarlo nella sua natura, perché nasce pedofilo. Tutto ciò
accade in una società, sorda, assente, silente e a volte anche compromessa.
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