Family Act, Belletti: piano incisivo se
la politica non avrà la “sindrome di Penelope”
Approvato in
Italia un pacchetto di provvedimenti a sostegno delle famiglie. Tra le misure
previste, un assegno per ciascun figlio a carico. Francesco Belletti, direttore
del Centro Internazionale Studi Famiglia (Cisf): nei prossimi mesi si vedrà se
è davvero “un progetto operativo”. Nel sistema politico italiano, aggiunge,
“c'è la sindrome di Penelope”: un nuovo governo “si pone come obiettivo quello
di disfare quanto fatto dall’esecutivo precedente”
Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
Il Consiglio dei ministri ha
dato il via libera al disegno di legge delega sul Family Act. Si tratta di un
percorso solo avviato. Quella varata è infatti una legge delega e serviranno
dei decreti legislativi per rendere operative le nuove misure. “Entro
ventiquattro mesi dall’entrata in vigore della legge - riferisce la nota di
Palazzo Chigi - arriveranno uno o più decreti legislativi di potenziamento,
riordino, armonizzazione e rafforzamento della disciplina inerente i congedi
parentali, gli incentivi al lavoro femminile, le misure di sostegno alle
famiglie per la formazione delle figlie e dei figli e per il conseguimento
dell’autonomia finanziaria”.
Cosa prevede il Family Act
Il Family Act prevede, tra
l’altro, l’introduzione di un assegno unico e universale per ogni figlio
calibrato a seconda del reddito, contributi per le rette degli asili nido, una
rimodulazione dei congedi parentali e detrazioni fiscali per le spese dedicate
all’istruzione dei figli. Per le giovani coppie sotto i 35 anni, vengono
inoltre previste detrazioni per l’affitto della prima casa. Vengono anche
incentivate forme di lavoro flessibile per genitori con figli di età inferiore
ai 14 anni. “I bambini - si legge nel ddl - vanno messi al centro delle
politiche familiari, nella consapevolezza che i figli sono un valore per la
loro famiglia e per la società che li accoglie e che condivide con i genitori
il compito di accudirli ed educarli”.
L’assegno universale
L'assegno universale è
mensile e verrà corrisposto dal settimo mese di gravidanza fino al compimento
del diciottesimo anno di età di ciascun figlio. Consiste in una somma di denaro
o nel riconoscimento di un credito d'imposta. Viene attribuito indistintamente
in una quota base a tutti i nuclei familiari con uno o più figli. All’importo
viene aggiunta una quota variabile determinata per scaglioni in base
all'indicatore ISEE. Nel caso di figli successivi al primo, l’assegno subirà
una maggiorazione del venti per cento. L'importo dell'assegno universale non
concorrerà alla formazione del reddito imponibile.
Congedi parentali
Il Family Act prevede anche
un periodo della durata di almeno 10 giorni del congedo di paternità
obbligatorio nei primi mesi di nascita della figlia o del figlio. Previsti
inoltre un permesso retribuito, di almeno 5 ore nell'arco di un anno
scolastico, per i colloqui con i professori dei propri figli. In sede di
attuazione, si legge nel testo, si dovranno prevedere misure specifiche per
un'estensione della disciplina sui congedi parentali anche ai lavoratori
autonomi, tenendo conto della specificità delle singole professioni.
Il premier Conte: uno
strumento per conciliare famiglia e lavoro
Poco dopo l’approvazione, il
nuovo disegno di legge è stato illustrato in conferenza stampa. “ll Family Act
- ha detto il premier Giuseppe Conte - sosterrà la genitorialità e servirà a
contrastare la denatalità, favorire la crescita dei bambini e giovani e la
conciliazione della vita familiare con il lavoro, soprattutto femminile".”
"Per la prima volta - ha sottolineato il ministro per le Pari Opportunità
e la Famiglia Elena Bonetti - si investe in umanità, per cambiare in meglio la
vita delle famiglie: da qui l’Italia può ripartire, è una scelta di speranza e
di coraggio, una riforma che deve vedere il gioco di squadra di tutti”. Il
Family Act – ha affermato Nunzia Catalfo ministro del Lavoro e delle Politiche
Sociali - prevede "incentivi importanti per rafforzare il ruolo delle
donne nel contesto lavorativo".
Forum delle associazioni
familiari: fatto un primo passo
Il presidente nazionale del
Forum delle associazioni familiari, Gigi De Palo, sottolinea che il Family Act
“è solo un primo passo”. Si è creato lo spazio - spiega - nel quale si possono
mettere una serie di risposte concrete per le famiglie; però adesso ci vanno
messe anche le risorse”. “In Italia di fatto - ricorda il presidente nazionale
del Forum - non si sono mai fatte politiche per la famiglia. Questo Family Act
di fatto pone un’attenzione reale e concreta sulle famiglie perché istituisce
alcune misure che devono adesso essere finanziate”. “L’assegno unico per figlio
che noi chiediamo da anni - aggiunge Gigi De Palo - è inserito nel Family Act,
adesso avrà anche un iter parlamentare, bisogna fare i decreti attuativi e
trovare le risorse per finanziare la misura. Questo unico assegno avrà il
vantaggio di semplificare le situazioni e di mettere nelle tasche delle famiglie
italiane le risorse. Noi abbiamo detto 250 euro per ogni figlio”.
Moige: si apre una nuova
sfida
Riferendosi al Family Act,
Antonio Affinita, direttore generale del Movimento Italiano Genitori (Moige),
sottolinea che è una nuova sfida”. “Un primo passo che guardiamo con attenzione
e seguiremo con cura nei decreti attuativi”. Sul congedo dei genitori per i
colloqui con i professori, spiega Affinita, ”è stata accolta la richiesta” del
Moige. “Ma la misura va estesa anche ai genitori che rappresentano le classi
nei consigli di istituto”. “Auspichiamo dunque che in sede attuativa - aggiunge
il direttore generale del Moige – ci sia una integrazione”. “Sarà anche
necessario insistere che sia garantita al genitore la possibilità di scegliere
di accudire il proprio figlio in alternativa al nido e di godere dello stesso
sostegno economico dato a chi, invece, lo preferisce”. L’assegno terrà conto
del numero di figli. Questo, sottolinea Affinita, è un passo fondamentale
perché la capacità di pagare le tasse di chi ha figli è diversa da chi non li
ha”. Sul periodo di almeno 10 giorni per il congedo di paternità, obbligatorio
nei primi mesi dopo la nascita del figlio, il Moige chiede infine che venga
assicurata “la libertà di scelta su quando usufruirne”.
Non una promessa
elettorale ma un piano organico da realizzare
Il Family Act è il tentativo
di costruire in Italia “un primo disegno organico” sulle politiche familiari.
Nei prossimi mesi, si vedrà se è davvero “un progetto operativo” o se rimarrà
“un impegno molto positivo, ma condannato a restare sulla carta”. È questo il
giudizio di Francesco Belletti, direttore del Centro Internazionale Studi
Famiglia (Cisf) sul provvedimento varato dal Consiglio dei ministri.
Uno
degli elementi critici, aggiunge, è legato alla copertura finanziaria
dell’assegno universale.
R. - La prima impressione è
certamente positiva. Il primo pregio è che tenta di costruire un primo disegno
organico. Ed è una cosa di cui c'è un grandissimo bisogno per quanto riguarda
le politiche familiari in Italia. Un Paese dove oggi i provvedimenti in questo
ambito sono tutti spezzettati e, spesso, con una dimensione temporale e
congiunturale con bonus e interventi una tantum. Qui c'è proprio la
consapevolezza che, senza una strategia complessiva sul tema famiglia, il Paese
rimane fragile. Quindi di positivo c'è questo.
Uno degli elementi
portanti di questa serie di provvedimenti è l'assegno universale…
R. - L'assegno universale è
uno strumento molto ambizioso su cui, a mio parere, ci saranno moltissimi punti
critici. Ci sarà bisogno di una grandissima vigilanza da parte delle forze
politiche e, soprattutto, da parte dell'associazionismo familiare e delle
famiglie stesse. Questo perché si pretende di cancellare tutto l'attuale
sistema. Un sistema che era effettivamente differenziato e privilegiava i
lavoratori dipendenti penalizzando, invece, quelli autonomi. Però cancellare un
intero sistema e rivendicare l'idea che con una unica misura si riesce a
garantire l'equità è una grande sfida. Ce ne era bisogno e qui c'è stato
sicuramente un atto di coraggio. Ma rimane un grande problema di copertura
finanziaria perché i figli a carico sono da 0 a 18 anni. Quindi la platea è di
circa 10 milioni di persone. E non sono sicuro che la riunificazione di tutte
le risorse oggi sia sufficiente per garantire questa misura. Certamente, è una misura di equità orizzontale: finalmente
lo Stato italiano riconosce che un figlio è un onere per la famiglia che fa la
differenza ed è un onere di cui anche la collettività beneficia. E quindi se ne
deve fare carico.
Tra le misure previste
anche congedi parentali e detrazioni fiscali per le spese dedicate
all'istruzione dei figli…
R. - Abbiamo guadagnato
qualcosa anche in termini di consapevolezza: una maggiore attenzione ai congedi
dei padri. Una rinnovata attenzione anche alla fatica delle donne che devono
conciliare famiglia e lavoro. Ma, effettivamente, il vero nodo è la questione
della conciliazione. Non è una questione di donne ma è una questione di
famiglia, di reti familiari. E anche la situazione dei giovani è certamente una
priorità del nostro Paese: il sostegno allo studio e quello alle politiche
abitative sono due questioni che per fare famiglia oggi sono un punto di
fragilità. Moltissimi giovani non riescono a sposarsi perché c'è incertezza
lavorativa. C'è una fatica nello studio. Diciamo che vengono messe in fila
delle priorità rilevanti.
Ci sono, per quanto
riguarda le politiche di sostegno alla famiglia, degli aspetti importanti ma assenti
in questo provvedimento varato dal Consiglio dei Ministri?
R. - Secondo me la mancanza
principale di questo Family Act è l'idea delle funzioni di cura della famiglia,
cioè quella capacità della famiglia di seguire i propri membri fragili e
anziani in relazioni solidaristiche. Sembra che questo aspetto non esista
mentre, per esempio, era contemplato nel piano nazionale per la famiglia del
2012. Quindi si tratta di un'integrazione da fare, ma già se portassimo a casa,
operativamente, tutti gli ambiziosi obiettivi del Family Act, le politiche
familiari in Italia diventerebbero consistenti e le famiglie potrebbero essere
alleggerite dall'attuale situazione di fatica che le caratterizza.
Possiamo dire che se
questo impianto verrà confermato, per la prima volta in Italia si guarda con
politiche incisive al mondo della famiglia?
R. - Certamente, se verranno
attuate si potrà dire questo. Facevo prima riferimento al piano del 2012 perché
sono almeno 10 anni che, in Italia, molti partiti e anche molte forze politiche
e sociali tentano di rappresentare questa esigenza di un piano unitario per la
famiglia. E, finora, non siamo mai riusciti a passare dalle parole ai fatti.
Diciamo che i prossimi mesi saranno una prova importante: il 30 novembre - c’è
scritto nel testo del Family Act - dovrà essere presentato il riordino di tutte
le misure fiscali per l'assegno unico. Quindi c'è già una scadenza concreta. E
si vedrà se il Family Act è davvero un progetto operativo oppure se rimane un
impegno molto positivo, ma condannato a restare sulla carta.
Quindi bisogna ora passare
dalla carta ai fatti…
R. - Purtroppo siamo un po'
disillusi noi che ci occupiamo di politiche familiari perché di parole
appropriate ne sono state dette tante. Di fatti sostanziali se ne sono visti
pochi. Siamo comunque un po' più avanti delle promesse: questo testo non è una
promessa elettorale. È un atto amministrativo formale del governo assunto come
impegno politico. Però anche il piano nazionale per la famiglia del 2012 era
stato approvato dal governo. Il punto è anche questo: purtroppo nel nostro
sistema politico c'è la ‘sindrome di Penelope’. Un nuovo governo si pone come
obiettivo quello di disfare quanto fatto dall’esecutivo precedente. Prima o
poi, si andrà alle elezioni. Se dovesse cambiare la maggioranza, il problema è
che questo provvedimento rischia di essere travolto da questo pregiudizio
politico. Invece la famiglia è un bene del Paese. Ed esigerebbe davvero una
continuità. Il quoziente familiare in Francia è stato conservato e garantito da
governi di destra e di sinistra senza mai mettere in discussione questo
strumento fondamentale. Speriamo che la nostra politica sia capace di uscire
dalle piccole beghe e di investire davvero sulla famiglia come risorsa
strategica per l'intero Paese.
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