Riaprire
come si deve
è decisivo
di FRANCESCO RICCARDI
La sintesi migliore di che cosa sia la scuola, quale
ruolo fondamentale svolga e le attese che perciò suscita, la si può
ritrovare oggi in un’accorata lettera aperta. L’ha scritta
un’anestesista-rianimatore, impegnata nella lotta al Covid-19 in ospedale,
madre di una 16enne iscritta al Liceo Casiraghi di Cinisello Balsamo, nel
milanese, per ringraziare i professori del loro impegno e spronarli ad essere
sempre più presenti con i ragazzi.
«Ora più che mai la vostra presenza è fondamentale –
scrive la dottoressa Elena Borsotti –. Alcuni di noi (medici) sono già o
saranno contagiati. Alcuni di noi non vedranno la fine dell’epidemia. Ma questo
è il nostro lavoro e lo facciamo con anima e corpo. Come noi ci prendiamo cura
dei nostri pazienti, voi (professori) oggi ancor più di prima siete
indispensabili nel prendervi cura dei nostri ragazzi, della nostra generazione
futura, perché siete chiamati all’arduo compito di contenere i danni psicologici
che questa epidemia ha ed avrà sugli adolescenti. Siete i loro compagni di
viaggio in questo tempo sospeso. Come anestesista-rianimatore il mio cuore al
lavoro sarà più leggero sapendo che altre figure importanti si stanno occupando
non solo della didattica, ma anche della formazione umana e dell’integrità
psicologica di mia figlia e di tutti i ragazzi».
È sufficiente guardare alle nostre vicende da questa
prospettiva per comprendere come ci sia un appuntamento che
non possiamo mancare: la riapertura delle scuole. La Francia ha scelto di
gettare il cuore oltre l’ostacolo e farlo da subito. Oltralpe, dall’11 maggio
gradualmente riprenderà la frequenza dei bambini in scuole materne ed
elementari, poi nei prossimi mesi negli altri livelli dell’istruzione. Emanuel
Macron l’ha definita «una priorità» perché l’attuale situazione «aumenta le
ineguaglianze».
«Troppi bambini, soprattutto nei quartieri
popolari e in campagna, sono privati della scuola per non
avere accesso al digitale e non possono essere aiutati allo stesso modo dai
genitori – ha detto il presidente francese –. In questo periodo, le
disuguaglianze delle abitazioni e quelle tra famiglie sono ancora più marcate.
È per questo che i nostri bambini devono ritrovare la strada della scuola». Dal
punto di vista sanitario si tratta probabilmente di una scommessa azzardata.
Gli inevitabili contatti umani provocati dal portare e riprendere i figli a
scuola, la permanenza nelle aule dei bambini non certo a distanza di sicurezza
l’uno dall’altro, potrebbero essere pagati a caro prezzo in termini di
(ri)diffusione del coronavirus. Ma ciò che è importante cogliere della scelta
francese sono l’ideale delle uguali opportunità di base per tutti e il concetto
di istruzione come il più importante volano dello sviluppo sociale e quindi
economico. La scuola è la prima 'fabbrica' che va riaperta perché 'produce'
donne e uomini consapevoli, sembrano voler dire i francesi. Si tratta di
un’idea di Paese (più o meno condivisibile) e di una capacità politica di
metterla in atto con nettezza, che a noi mancano.
Beninteso, dietro la decisione d’Oltralpe si avverte
anche l’esigenza assai pratica di riportare nelle aule prima i bambini più
piccoli, passo fondamentale affinché i genitori-lavoratori possano tornare a
prestare la loro opera in aziende e negozi. Proprio questa è l’imprudenza
'economicista' che potrebbe costare cara e che noi italiani faremmo bene a non
commettere. Ma, con la stessa chiarezza d’intenti dei francesi, in Italia
dobbiamo essere capaci di sfruttare al meglio i prossimi mesi, anche estivi, e
arrivare a settembre con un piano ben definito per una vera e solida
ripartenza.
Per le famiglie questa estate sarà ancora una
difficile traversata nel deserto: chi non potrà tele-lavorare dovrà
gradualmente tornare in fabbriche e negozi senza poter contare su molti dei
servizi di accoglienza per bambini (oratori, centri estivi) ai quali
tradizionalmente s’affidava.
F orse
perfino dovendo fare ancora a meno dell’aiuto dei nonni, per tutelare la loro
salute. Sarà necessario che lo Stato pensi a come aiutare concretamente questi
genitori. Soprattutto, però, questo chiede alla politica, al personale
scolastico e ai sindacati di categoria uno sforzo eccezionale di investimento,
creatività e impegno. Servono risorse economiche, anche oltre il necessario,
per finanziare un piano straordinario di assunzioni di insegnanti – sono
160mila i precari disponibili –, di adeguamento delle strutture scolastiche per
seguire le indicazioni sanitarie, idee per far continuare lungo i prossimi mesi
una didattica gradualmente sempre più integrata tra off-line, on-line e in
presenza. Un impegno costante e straordinario degli insegnanti per rendersi
comunque presenti con i ragazzi nelle prossime settimane. È necessario un
atteggiamento fortemente partecipativo e non burocratico- rivendicativo da
parte dei sindacati per costruire, insieme al governo, ai genitori e agli
studenti, una scuola nuova, migliore, capace di dimostrare di essere la prima
istituzione, la prima agenzia educativa, ad aver fatto tesoro di questa
drammatica esperienza della pandemia.
«Quando
la terribile tragedia che si sta consumando sarà finita, gli studenti
ritorneranno da voi (insegnanti). Ma non saranno gli stessi di prima – si legge
ancora nella lettera dell’anestesista –. Voi sarete fondamentali nell’aiutarli
a mantenere la fiducia in loro stessi, a superare le loro angosce, a riparare
le loro ferite. Sarete più che mai fondamentali nel compito di continuare a
formare adulti solidi». La riapertura della scuola a settembre
segnerà la piena e definitiva rinascita dell’intero Paese. Perché a riavviare a
pieni giri i motori sarà la nostra 'fabbrica di futuro', la primaria agenzia
educativa a cui affidiamo ciò che abbiamo di più prezioso: i figli. Oggi il
ritorno in aula a settembre è una prospettiva a cui ragazzi e genitori guardano
con grande speranza. Vale la pena di spendersi oltre i limiti per non
deluderli. Per non arrenderci. Per riappropriarci, in autunno, della Primavera
di vita che il virus ci ha rubato.
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