Caffo: «Tocca a noi trovare strade nuove.
Ora i bambini sono confusi e non
ottengono dai genitori le risposte che servono»
di NICOLETTA MARTINELLI
I bambini sono stati
sfiorati dall’epidemia di Covid–19 che tra i più piccoli ha mietuto poche
vittime. Eppure, rischiano di essere loro a pagarne lo scotto maggiore. Adesso,
isolati in casa, non sempre in rosei contesti familiari, e in seguito, alle
prese con una trasformazione epocale che prescinde tutti noi.
Ma mentre agli adulti
si dà voce, se ne considerano le necessità, i problemi, le difficoltà, ai
bambini no: «Della loro sofferenza, di quella degli adolescenti si parla
pochissimo, anche se è sotto gli occhi di tutti. Di fatto sono compressi tra
quattro mura, in uno spazio fisico ed emotivo angusto. Basti pensare a quanta
socialità hanno dovuto rinunciare. Niente scuola e nessuna attività
extrascolastica significano anche niente dialogo con i coetanei. Che è
indispensabile tanto quanto lo studio o lo sport».
È Ernesto Caffo a
prendere le parti dei bambini, come fa da una vita: fondatore e presidente di
“Telefono Azzurro”, è professore di psichiatria infantile e adolescenziale
all’Università di Modena e Reggio Emilia; nel 2018 papa Francesco lo ha
nominato membro della Pontificia commissione per la tutela dei minori.
Quindi, professore,
nel programmare la “Fase 2”, la prossima tappa verso la normalità, il governo
non considera abbastanza le esigenze dei più piccoli?
La scuola non
ricomincerà, questo è evidente, ma cosa succederà a giugno? I bambini e i
ragazzi hanno bisogno più di altri di sapere cosa li aspetta in futuro. Che non
significa sapere se si sarà promossi e che va al di là dell’emergenza
sanitaria. È necessario un progetto complessivo perché questa estate sia il
momento per i ragazzi di ritrovare la dimensione sociale di cui patiscono la
mancanza.
Ma anche quest’estate
sarà difficile incontrarsi come prima.
Tocca a tutti noi, gli adulti,
trovare strade nuove, proporre ai ragazzi modelli di aggregazione inediti,
cambiare il modo stesso di educare.
Niente sarà più come
prima, almeno per un po’, né la scuola né lo sport né lo svago. Bisognerà
individuare aree di confronto e di incontro, progettare insieme il futuro. In
questo momento, i piccoli sono fortemente confusi e non ottengono dai genitori
le risposte che servono.
Risposte non facili da
trovare...
Questo è il momento
della paura, dell’isolamento, della fatica quotidiana. In certe città si
sentono solo i rumori dell’emergenza, le sirene delle ambulanze. I bambini
ascoltano i discorsi dei genitori, in gran parte preoccupati per il lavoro che
non c’è e che forse non ci sarà. E la televisione non aiuta, sempre concentrata
sull’epidemia, sul brutto che ci è toccato in sorte. Anche la Rete non sempre
viene usata nel modo corretto dagli adolescenti lasciati soli. Usare meglio il
mondo digitale è un’altra cosa che dovremo imparare.
Lei disegna un
panorama desolante.
Le famiglie che
funzionano continuano a funzionare. Ma in quelle disfunzionali i problemi sono
destinati a incancrenirsi. Lo dimostrano i fatti, con un aumento delle violenze
domestiche, dei maltrattamenti sulle donne e sui bambini. La povertà educativa esiste
e prende anche la forma degli abusi, della sofferenza, del disagio. Lo
testimonia un forte aumento delle chiamate a “Telefono Azzurro”. I ragazzi
vogliono capire. E vogliono che si dica loro che possono ancora sperare,
sognare. Che il mondo sta cambiando e che faremo di tutto perché non sia in
peggio, che il futuro ci aspetta e che lo costruiremo insieme.
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