Covid-19:
oltre le opportune cautele
e le molteplici isterie
e le molteplici isterie
di Davide Rondoni
C’ è un virus di cui tutti parlano e che segnalano come Covid-19. E
ci sono le sue conseguenze, l’allarme, le cautele, persino le isterie. E però
c’è un’altra cosa, e non ne parla nessuno. Una conseguenza quasi invisibile:
come lui, il maledetto. Ma io l’ho vista. È la gentilezza. Anche lei, se così
si può dire, una conseguenza del virus.
Appare e scompare rapida, in gesti quasi impercettibili. Una attenzione
verso qualcuno che sta entrando, un sorriso cortese in più, una sfumatura di
cura. Soprattutto verso quelli che sentiamo più esposti. Insomma, piccoli gesti
o atteggiamenti che portano scritto addosso, come un tatuaggio invisibile, 'eh,
ci tocca vivere questa situazione, almeno trattiamoci bene tra noi' o qualcosa
del genere. E allora si tiene una porta aperta per chi sta uscendo dopo di noi,
si bada un attimo se la signora anziana non ha difficoltà a scendere il
gradino. Come se lo tsunami di senso di fragilità che ha investito il mondo
avesse ridestato – insieme a molte cose più superficiali – anche qualcosa di
profondo, di propriamente nostro e nascosto. Quella gentilezza che segnala come
primo fiore tremante sul ramo di acerba primavera la nostra natura cosa sia.
Orrore, sì, ma anche propensione all’aiuto reciproco. Un segno
fragile ma incancellabile. Di sorriso all’essere dell’altro. Qualcosa di
discreto, che se ne sta spesso e volentieri nascosto, che insomma ci sta
depositato dentro come un segreto. Una specie di anima che viene ridestata – e
a volte ci vogliono dei veri tsunami perché succeda. Ma quando accade, se si
hanno gli occhi per vederla, per notarne le mosse rapide e semplici, è lo
spettacolo più bello e meno scontato tra tutte le scene che si vedono in casi
come questi. E di scene ne abbiamo viste in questi giorni! Ma da dove viene
questa altra cosa, la gentilezza? Che tesoro è ? Da dove viene in giorni
in cui per mille sacrosanti motivi si potrebbero aver ragioni invece d’esser
solo arrabbiati e scontenti? Anche Dante se lo chiedeva, e imputava a Federico
II, che pure era uomo intelligente e di gran potere e sfarzo da venir chiamato
'meraviglia del mondo', di non averla difesa nell’Impero. Come dire: anche la
politica ha una responsabilità nel favorire o meno la gentilezza.
Dante come altri poeti prima e dopo di lui, sapeva che la fonte della
vera gentilezza non sta nel censo o nel sangue. Ovvero la gentilezza non viene
dalla ricchezza o dal lignaggio. Non sono i soldi e la posizione una garanzia
di gentilezza. Lo vediamo bene, non è proprio detto per nulla che i signori
sian più gentili del popolino, né che gli appartenenti agli strati cosiddetti
alti della società e della cultura siano più gentili degli incolti e dei
poveracci. La gentilezza, aveva capito Dante, viene da una disposizione
interiore, da qualcosa che è naturale in noi ma se non lo coltivi diminuisce,
si sclerotizza, muore. Quei poeti sapevano che la gentilezza coincide con un
vivo senso del destino, cioè si è gentili quando ami e tratti bene qualcosa o
qualcuno che non è tuo. Come quando guardi tuo figlio e tremi, vedi scritto in
modo invisibile sul suo viso: non è tuo, è del Destino. E anche sul viso della
donna o dell’uomo che ami. E mai è tuo possesso. Così quando succedono certi
fatti è come se quella scritta ce la vedessimo addosso un po’ tutti. Quando il
Destino fa un segno, allora in chi ce l’ha dentro coltivata la gentilezza
emerge.
Sono sicuro che ce n’è in tutti. O quasi. C’è da tremare a pensare che
secoli di cultura, di formazione religiosa, spirituale potrebbero non aver
lasciato almeno un grano di tale dote. O che magari se ne abbia ancora qualche
traccia senza sapere però bene cosa sia né da dove venga questa cosa bella che
illumina i giorni dell’ansia. Intanto però lei, la gentilezza un po’ nascosta,
si mostra in queste ore e in popolazioni che di solito vengono dipinte come
rudi e un po’ rapaci. Una gentilezza che ha accenti diversi ma occhi simili.
C’è una gentilezza veneta, una lombarda e una emiliano-romagnola. Si
potrebbe dire che insegue e fronteggia il virus, e quelle conseguenze peggiori.
Opponendosi lei, che sembra invisibile tra tutte le news e le analisi, alla
possibile disgregazione del Paese. La gentilezza italiana salverà l’Italia, i
poeti lo han sempre saputo. Ma ora va detto forte.
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