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venerdì 13 settembre 2019

LE QUALITÀ' FONDAMENTALI DELL'ISTITUZIONE SCUOLA

di Stefania Macaluso *

Riaprono le scuole e riprende il ciclo formativo di scolari e studenti. L’intera Nazione, come avviene in ogni altro Stato progredito, guarda all’istituzione scolastica come ad un perno fondamentale del proprio sistema.
Tutti noi nutriamo aspettative e apprensioni riguardo al suo buon funzionamento, nel rispetto della Costituzione che garantisce i capisaldi strutturali della scuola pubblica, libera, laica e inclusiva.
A partire da quest’anno l’ormai decaduto governo aveva previsto l’introduzione “Educazione Civica” come disciplina di insegnamento, norma che è stata però rinviata a causa di ostacoli burocratici, e d’altro canto non avrebbe comportato novità, se non di natura organizzativa, dato che in realtà già da anni è in vigore l’insegnamento denominato “Cittadinanza e Costituzione” finalizzato ad educare alla “cittadinanza attiva” attraverso i contenuti dell’educazione civica.
Nella Repubblica Italiana il sistema scolastico democratico implica infatti l’obiettivo, trasversale ad ogni disciplina, dell’educazione civica, cioè di quei contenuti di conoscenza che, a partire dalla nostra Costituzione, declinano la vita del Paese in tutti i suoi ambiti.
Ogni insegnamento, in qualunque ordine e grado di istruzione, deve corrispondere al dettato costituzionale che prevede una scuola pubblica libera e laica in grado di garantire la formazione di uomini e donne responsabili nel loro agire e maturi nella loro coscienza civica.
Pubblica, libera, laica, inclusiva
La scuola è pubblica e pertanto l’esercizio educativo ha un orizzonte di condivisione e di trasparenza espresso nella programmazione didattico-educativa concordata tra le componenti della comunità scolastica nei contenuti e nelle finalità che devono convergere verso l’obiettivo ultimo di formare cittadini e cittadine in grado di sostenere e arricchire il sistema democratico stesso in tutte le sue manifestazioni materiali e ideali.
A tale scopo le istituzioni scolastiche sono chiamate alla rendicontazione sociale che in atto trova la sua forma nel “Piano dell’Offerta Formativa”. Si tratta di misure che il sistema di formazione italiano ha recepito, nel corso degli ultimi decenni, concordemente con le direttive europee, implementando le capacità organizzative delle istituzioni scolastiche, alla luce di una pedagogia “ecologica” ispirata a visioni rispondenti alla complessità della realtà attuale, tra cui non si può non citare il contributo di personalità come Edgar Morin che tanto hanno favorito la crescita unitaria dell’Europa.
La scuola è libera in quanto laica, avendo guadagnato, grazie alle garanzie costituzionali, lo svincolo da ogni presidio autoritario politico o religioso. La laicità garantisce l’ammissibilità nel dibattito educativo di qualunque opinione, tesi, fonte documentale e testimoniale.
Attiene alla competenza e alla deontologia dei docenti fornire adeguati strumenti interpretativi, favorire lo sviluppo delle appropriate capacità ermeneutiche, sostenere il clima di scambio arricchente delle idee e delle opinioni.
La scuola è inclusiva per sua stessa natura, in quanto gli ideali di democrazia, giustizia, equità che sono a fondamento della nostra Costituzione, trovano piena rispondenza nel patrimonio culturale, artistico e spirituale che ha reso grande il nostro Paese e che i docenti sono tenuti a trasmettere alle nuove generazioni.
 Le interferenze esterne
Date queste premesse, la scuola non risulta affatto terreno “neutro”, permeabile a qualsiasi interferenza, seppure istituzionale.
Nel nostro sistema democratico infatti la scuola, e chi vi insegna, godono di autonomia garantita dagli articoli 33 e 34 della Costituzione; neppure il metodo di insegnamento risulta suscettibile di interferenze rispetto ai valori democratico-costituzionali.
La responsabilità educativa riguardo alla formazione dei cittadini e delle cittadine di domani, infatti, consiste, nelle sue premesse di fondo, nell’individuazione, da parte degli educatori, dei parametri ideali e comportamentali sulla base dei quali studenti e studentesse imparano a orientarsi per le scelte di metodo e di contenuto, nell’alveo della nostra cultura democratica, attraverso la quale, crescendo, esprimono la loro personalità civica.
Educazione allo spirito critico e all’identità
A tale scopo nelle nostre scuole insegniamo l’esercizio del dubbio, non la presunzione della verità. Insegniamo che, per fondamento costituzionale, la sovranità è del popolo e non può essere delegata ad altri soggetti perché allora saremmo sudditi. Insegniamo a riconoscere e coltivare la bellezza, premessa all’esercizio del bene che nel linguaggio elevato e gentile trova la sua prima forma di espressione, contro quello becero e di odio.
Insegniamo la cooperazione come condizione del progresso, piuttosto che la competizione individualistica. Insegniamo che la produttività deve rispondere a criteri ambientalisti e a fini di benessere comune alieni da ogni forma di sfruttamento delle risorse e delle persone.
Insegniamo che amor di Patria è cosa ben diversa dal nazionalismo implicante discrimine sociale, etnico o di qualunque altra nefasta matrice. Insegniamo il sano orgoglio identitario per cui tifiamo per i nostri campioni negli stadi e portiamo nel mondo la bandiera del nostro Paese fatto di porti aperti, di confini come varchi di interscambio, di molteplicità di dialetti e di culture.
A questo spirito patriottico è improntata la formazione dei nostri studenti che si distinguono nel mondo per tale identità accogliente, aperta, in grado di riconoscere e valorizzare come risorsa la bellezza della diversità.
Tutto ciò costituisce l’anima della politica democratica e spetta alla scuola educare ad essa i cittadini e le cittadine di domani. Dunque la scuola è il luogo precipuo per la formazione politica.
Un Paese deve poter contare sulla chiarezza dei termini di tale responsabilità grazie alla quale si possano coniugare libertà di insegnamento e formazione identitaria di un popolo, obiettivo fondamentale del sistema nazionale di istruzione. Sminuire uno solo di questi poli incrina la formazione generazionale, indebolisce la forma mentis democratica, mette a rischio la stabilità stessa dell’unità nazionale.
Le ingerenze già subite
Purtroppo il rischio di un dissesto del processo educativo in tali direzioni nella nostra Repubblica è palese, avvilita com’è da urgenze irrisolte e da dilagante regressione culturale. Le ingerenze nel delicato equilibrio dell’autonomia scolastica, che sono sintomo di tale malessere, da qualunque parte provengano, sono da considerare una grave minaccia per la stabilità democratica.
In questi termini preoccupano i provvedimenti restrittivi o, peggio, sanzionatori, messi in atto nel clima del precedente governo nei confronti di insegnanti “sospettati” di non essere allineati con le scelte e gli orientamenti politici di qualche esponente di governo, si pensi al caso paradossale in cui è incorsa la professoressa Rosa Maria Dell’Aria.
Sconcertante poi il caso della sindaca di Monfalcone che ha deciso di bandire determinati quotidiani (“Avvenire” e “Il Manifesto”) dalla biblioteca comunale e di istituire uno “sportello riservato” al quale studenti e genitori potranno rivolgersi per segnalare insegnanti “di sinistra” (perché poi non anche “di destra”?).
A preoccuparsi dovrebbero essere prima di tutto i cittadini di quel Comune che vedono limitare il loro accesso all’informazione nella loro pubblica biblioteca e assistono alla stigmatizzazione arbitraria nei confronti di educatori delle loro scuole, quando invece ogni questione didattico-educativa va affrontata a partire dalla relazione tra le varie componenti delle comunità scolastiche, alla luce del “Patto di corresponsabilità educativa”.
Ognuno di noi, in qualunque schieramento politico si collochi, dovrebbe sentirsi molto preoccupato per l’ingerenza nei confronti delle istituzioni scolastiche da parte di altro potere istituzionale; ciò stravolge infatti gli equilibri all’interno delle corrette dinamiche educative e viola le autonomie degli organi collegiali che già prevedono al loro interno criteri di vigilanza e misure correttive secondo i vari gradi di competenza gerarchico- istituzionale.
Casi deplorevoli e inaccettabili di propaganda partitica, di limitazione del corretto confronto di idee, di strumentalizzazione dei contenuti disciplinari, là dove si dovessero verificare, dovranno rispondere a misure ispettive ed eventualmente sanzionatorie già ampiamente previste, non certo all’improvvisazione arbitraria di un amministratore locale.
L’autonomia educativa è fondamentale per la democrazia
Aldilà degli episodi citati, che speriamo restino isolati e sottoposti ad adeguata verifica di legittimità da parte degli organi competenti, nella nuova “stagione” governativa –che si definisce di svolta – si impone l’amara constatazione della distorsione nell’opinione pubblica a seguito di simili ingerenze anomale che tendono a una lenta e insinuante destrutturazione della cultura democratica.
Da insegnante so bene che la scuola italiana è lontana dal tradire la sua identità culturale e costituzionale e che può contare su un esercito di insegnanti pienamente padroni delle metodologie che consentono loro di insegnare nel rispetto degli specifici statuti ermeneutici delle singole discipline; da insegnante tuttavia so anche che la storia ci mette in guardia dal ritenere che le tutele democratiche e costituzionali siano una garanzia perenne.
Auspichiamo che il nuovo ministro Fioramonti si adoperi perché sia restituita alla dimensione educativa un respiro alto affinché la scuola italiana resti pubblica, libera, laica e inclusiva; tali prerogative vanno ritenute ideali di Patria che ogni cittadino e cittadina deve coltivare e difendere, avendo chiaro che la scuola è baluardo di democrazia, premessa di sviluppo, certezza per il futuro di libertà dei nostri figli.

*Coordinatrice Ufficio Scuola Diocesi di Palermo


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