Ventiduesima domenica durante l'anno:
Sir 3,17-18.20.28-29/ Eb 12,18-19.22-24/ Lc
14,1.7-14
Dal
Vangelo secondo Luca - Lc
14, 1.7-14
Avvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno
dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.
Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cèdigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».
Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».
Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cèdigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».
Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».
Commento di don Fabio Rosini
Primi posti
Si urla, sempre. Sempre più spesso,
sempre più forte. E, finalmente, senza remore, senza vergogna, senza ipocriti
perbenismi. Diciamolo, infine, sveliamo il segreto di pulcinella: l’uomo è
fogna putrida. Inutile giocare a fare i democratici, i tolleranti, i
dialoganti. Viva l’uomo forte, le parole forti, le scelte forti. Poco importa
se la realtà è complessa e va accolta e capita per poter essere cambiata: chi
c’è c’è e pazienza per gli altri. È una giungla, il mondo, impone una lotta
senza quartiere. Per essere visibili, per essere notati, o anche solo per
sopravvivere. O forse facciamo parte dell’altra parte, di quella che vorrebbe e
non potrebbe. Di quella, direbbe il filosofo Niestche, che non potendo essere
dalla parte dei vittoriosi esalta i perdenti, dicendo beati i poveri. Ma
vorremmo, o sì se vorremmo, essere visibili. Ci sfiniamo di selfie, siamo
inquieti se non abbiamo sufficienti like, seguiamo i vari influencer pensando
che siano loro i nuovi modelli. Uno su mille ce la fa, d’accordo. E gli altri
novecentonovantanove? E su questo minestrone che ribolle, su questi tempi
infangati e rissosi, irrompe una Parola sussurrata. Un Parola capace di
orientare. Di svelare. Di far capire. Di illuminare. Uno su mille ce la fa,
d’accordo. E gli altri novecentonovantanove?
Emergere
Non cerchiamo salvezza, ma salvatori,
dicevamo nelle scorse domeniche. Qualcuno che risolva al posto nostro, senza
farci fare troppa fatica, se possibile. Gesù osserva la realtà, molto simile
alla nostra. Vede come, durante un banchetto ufficiale, alla presenza di
persone importanti, molti si sgomitino per accedere ai primi posti, per
avvicinarsi alla star, vera o presunta, della festa. E, pieno di buon senso,
ammonisce: attento a non fare figure meschine. Atteggiamento che portiamo
incistato nel cuore. La voglia di emergere, di apparire, di contare. Nel mondo
e nella Chiesa, sia chiaro. Che porta in sé una fragilità sconcertante: far
dipendere dagli altri il valore di ciò che siamo.
Appesi
Troppe volte siamo appesi dal giudizio
che gli altri danno delle nostre azioni. Dipendiamo dal giudizio: sarò capace?
Avrò fatto bene? Ci sforziamo di essere come gli altri si aspettano che siamo.
Bravi genitori, bravi figli, bravi preti. Speriamo, prima o poi, di ricevere un
diplomino colorato che attesti la nostra bravura. E se questo non accade
sprofondiamo nella depressione o facciamo una scenata terribile per non avere
visto riconosciuti i nostri sforzi, dopo tutto quello che ho fatto per te!
Mendichiamo un apprezzamento, elemosiniamo un buffetto. Perché fondiamo la
nostra autostima fuori da noi. Siamo dei capolavori. Dio ci ha creati tali.
Pezzi unici. Inutile pensare di essere delle fotocopie. Volgiamo lo sguardo
all’Unico che sa davvero chi siamo. E cosa possiamo diventare.
Vai a te stesso.
Gesù ci rivela un mondo altro: non hai
bisogno di mostrarti, di apparire, tu vali. L’autostima che nasce nel tuo cuore
non è misurata dalle tue abilità, no, ma dal fatto che sei pensato, voluto e
amato dal tuo Dio. Anche se non vinci nessuna medaglia. Anche se la tua vita è fatta
di piccoli passi.
Tu vali!
Questo
è il messaggio della Scrittura: sei prezioso agli occhi di Dio. Non importa il
tuo limite, né la misura della tua paura. Non importa cosa gli altri pensino di
te: tu vali, sei prezioso agli occhi di Dio. Perciò non hai necessità di
ostentare, di cercare ossessivamente una visibilità che il mondo ti nega o
riserva a pochissimi eletti. Tu vali, anche se non vincerai mai nessuna
medaglia d’oro e la tua piccola vita si perderà nei ricordi di una generazione.
Tu vali, non svendere la tua dignità, coltiva il dentro e se coltivi il fuori,
e coltivalo, che sia sempre e solo trasparenza del dentro. I tuoi limiti? Un
recinto che delimita lo spazio in cui realizzarti. I tuoi peccati? Esperienza
della finitudine e della libertà ancora da purificare, da accogliere da adulto
e da mettere nelle mani di Dio. Non hai bisogno di metterti ai primi posti:
solo Dio conosce il tuo cuore, lo conosce più di quanto tu lo conosca, non
lasciarti travolgere dai falsi profeti del nostro tempo.
Siamo chiamati
Il mio nome è scritto nei cieli, cioè nel
cuore di Dio. mi sono accostato all’assemblea dei santi, fratelli e sorelle
che, come me, sono stati toccati dalla presenza del Mistero. Non ho bisogno di
urlare se non di gridare con la vita quanto siamo amati. E vivere da salvato.
No, non urlo, non litigo, non penso di essere più furbo o migliore. Sono creta
nelle mani del vasaio. Ecco da dove nasce l’umiltà. Che non è la depressione di
noi cattolici, ma l’esperienza gioiosa e feconda di ciò che possiamo
realisticamente essere. Sappiamo di essere preziosi agli di Dio. Abbiamo
conosciuto la nostra ombra ma, infinitamente di più, la luce della sua
presenza. Quella vogliamo raccontare e vivere. Perché sperimentiamo di essere
amati in totalità, e questo amore ci spinge a superare ogni ostacolo.
Davvero vi interessano ancora i primi
posti?
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