Santissima Trinità (Anno C) (16/06/2019)
Vangelo: Gv 16,12-15
Fino a pochi anni fa, per andare in qualche località sconosciuta o per orientarsi in una città, si faceva ricorso alle cartine geografiche o alle mappe, molto scomode sia perché non sempre era facile capire se una strada fosse a senso unico o meno, sia perché piegarle e riportarle alla posizione che avevano quando le abbiamo tolte dallo scaffale della libreria era impresa ardua; inoltre, guidare orientati dalla cartina era praticamente impossibile, per cui o bisognava continuamente accostarsi ai bordi della strada per capire dove andare, oppure era necessario avere al proprio fianco un passeggero di quelli svegli che ci indicava curve, svolte, stop e incroci. Il nome del passeggero, indispensabile come pochi soprattutto nelle gare di rally, era quantomeno emblematico: “navigatore”. Sì, si chiamava come quell'applicazione che oggi troviamo su ogni auto, sui telefoni cellulari e sui tablet e che, entrando in contatto con satelliti collocati a quasi 1000 km dalla terra, ci permettono di capire con esattezza (non sempre, per la verità, e ne sanno qualcosa i camionisti...) che strada dobbiamo prendere, quale ostacolo troviamo, i tempi di percorrenza, il traffico in tempo reale, e addirittura le pattuglie di polizia presenti sul tratto di strada che stiamo per affrontare. Premesso che nutro un po' di nostalgia per i tempi delle cartine geografiche (che conservo ancora molto gelosamente anche in auto), non posso che convenire sull'utilità di questo strumento che ci aiuta ad arrivare alla meta stabilita.
Per poi ritrovarti a scoprire che anche Gesù ha un navigatore...e che a differenza nostra non lo usa per orientare se stesso, ma per orientare noi verso la meta più difficile da trovare, nel corso della nostra vita: la verità. “Lo Spirito di verità vi guiderà a tutta la verità”. E sapere che egli impiega tutta una vita per indicarci la via che porta alla verità; e sentirsi dire da lui che egli è la via, la verità e la vita...beh, personalmente mi consola e mi allarga il cuore, perché credo che raggiungere la verità sia tra le cose più difficili dell'esistenza umana. Non parlo, ovviamente della verità nel senso di “veridicità” delle cose: quella, è spesso facilmente raggiungibile, perché prima o poi la rispondenza a cose e a fatti realmente accaduti emerge, o come diciamo proverbialmente, “viene sempre a galla”.
Ma c'è una verità, un riferimento ai valori assoluti della vita, che non ci è dato di comprendere e di conoscere fino in fondo, se non ci viene fornito un aiuto dall'alto: un aiuto che viene da sopra di noi e che prende dimora in noi, nel più intimo di noi stessi, per guidarci alla verità tutta intera. Che, peraltro, non riusciremo mai a raggiungere, perché - come diceva Agostino d'Ippona - “noi cerchiamo la verità, ma troveremo solo la possibilità di continuare a cercarla all'infinito”.
E allora, che senso ha avere un navigatore così potente come lo Spirito Santo, che ricevendo dal Figlio Gesù le coordinate della nostra vita ci porti all'incontro con il Padre, se questo incontro non ci darà ancora la verità tutta intera? Che in fondo, è la domanda di senso di tutta la nostra esistenza: che senso ha tutto quello che facciamo, se non riusciremo mai a portarlo a compimento? Che senso ha faticare, muoversi, lavorare, approfondire i misteri della nostra esistenza se questi misteri non ci vengono rivelati? Che senso ha andare alla ricerca di Dio come fonte e origine della nostra vita, se poi Dio si nasconde dalla nostra vista? Che senso ha vivere onestamente per ricercare il regno di Dio e la sua verità, anche a costo di grandi sacrifici, se poi questa verità non ci è dato di conoscerla né di possederla?
Il problema, forse, sta proprio qui: in quei “verbi” che usiamo quando comunemente parliamo di “verità”: noi vogliamo sempre “sapere” la verità, “essere” nella verità e “possedere” la verità.
Vogliamo “sapere la verità” perché non sopportiamo che ci venga nascosto nulla, soprattutto da parte delle persone a cui teniamo di più: per poi accorgerci che di quella “verità” noi, alla fine, potremo sapere solo una minima parte. Perché? Perché non siamo onniscienti. Perché non siamo Dio.
Vogliamo “essere nella verità” perché non sopportiamo mai di essere dalla parte del torto, ancor peggio quando le cose riguardano qualche nostro atteggiamento che abbia risvolto nella vita pubblica o sociale, perché non sopportiamo che gli altri pensino che la colpa sia nostra: per poi accorgerci che “essere nella verità”, ossia totalmente dalla parte della ragione, è praticamente impossibile. Perché? Perché non siamo onnipotenti. Perché non siamo Dio.
Vogliamo “possedere” la verità perché non sopportiamo di sbagliare in qualcosa che abbiamo progettato in maniera duratura: per poi accorgerci che qualsiasi nostro progetto, di duraturo, ha ben poco. Perché? Perché non siamo eterni. Perché non siamo Dio.
Però un briciolo di sapienza, un briciolo di potenza e un briciolo di eternità ce l'abbiamo pure noi, nel cuore, dal momento in cui Dio ci ha voluti al mondo. Abbiamo un briciolo di sapienza del Vangelo che il Figlio ci ha annunciato, un briciolo di potenza che lo Spirito Santo ha riversato su di noi (anche la scorsa settimana), un briciolo di eternità che Dio ha messo nel nostro cuore quando ci ha creati.
Eternità, sapienza, potenza: in una parola, Dio Padre, Figlio, Spirito Santo. Colui che ci guida alla verità: ma se ne guarda bene di farcela trovare, perché non vuole che, convinti di possederla, ci fermiamo e smettiamo di camminare.
Se ci lasciasse almeno una piccola speranza, per non rimanere delusi al termine del nostro cammino terreno, non sarebbe male, vero? Giusto per non aver camminato invano!
Una speranza c'è, ed è quella che Dio ci dona per mezzo dello Spirito Santo: “L'amore di Dio riversato nei nostri cuori”.
Alla fine di tutto, la nostra vita, anche quella divina, è ancora e solo una questione d'amore.
Da PAROLE NUOVE
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