Includere bambini e ragazzi con disabilità
L’Autorità garante in Italia per l’infanzia e l’adolescenza lancia l’iniziativa “Giocare tutti, nessuno escluso” e promuove laboratori inclusivi per bambini e ragazzi con disabilità
di Chiara Capuani – Città del Vaticano
Il gioco è un diritto di bambini e ragazzi previsto dalla Convenzione di New York sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Un diritto, però, se non è di tutti, non è un diritto. Per tale ragione occorre ampliare le iniziative di sensibilizzazione e far crescere una cultura del gioco spontaneo in modo che tutti i bambini possano giocare insieme. È questo l’intento dell’Agia, l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza. Gli eventi di “Giocare tutti, nessuno escluso” sono in programma a: Ravenna, Marina di Ravenna, Udine, Napoli, Gaeta (Latina), Milano, Cremona, Acireale (Catania), Como, Genova Sestri Ponente, Brindisi, Ostuni (Brindisi), Afragola (Napoli), Condofuri (Reggio Calabria), Piossasco (Torino), Catania, Trieste, Lecco e Crema (Cremona). “Il gioco è un diritto dei bambini e dei ragazzi. L’articolo 31 della Carta di New York lo ribadisce e il senso di questa giornata è renderlo effettivo”. Così afferma ai microfoni di Radio Vaticana Italia, Filomena Albano, titolare della Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza.
Come rendere il diritto al gioco effettivo
“La sensibilizzazione è il primo passo per raggiungere l’obiettivo. Gli adulti hanno un ruolo chiave nel promuovere attività inclusive che garantiscano a tutti i minori, anche quelli con disabilità, le stesse opportunità. In Italia – prosegue Filomena Albano – ci sono solo 134 parchi attrezzati per minori con disabilità, la maggior parte concentrati al nord e comunque focalizzati solo su un tipo di disabilita, quella fisica, e non su quella sensoriale. Mancano, inoltre, dati e notizie su come questi ragazzi vivano le possibilità di integrazione con i loro coetanei”.
Criticità nel processo d’inclusione
Per avere un quadro chiaro sulle criticità sperimentate dai minori, bisognerebbe avere più elementi d’informazione. Solo se si ha fotografia di un fenomeno si possono apportare delle modifiche efficaci. Bisognerebbe creare una banca dati sulla disabilita che in Italia in questo momento non c’è. In seconda istanza c’è bisogno di maggiori investimenti, sia per creare delle strutture inclusive, sia per cambiare approccio sul piano culturale. Ci sono buone prassi, come il baskin, che consente di far praticare lo sport insieme a ragazzi a sviluppo tipico e a ragazzi con disabilità. Tuttavia non devono essere attività isolate ma occorre generalizzarle in investimenti di carattere generale. Infine – conclude Albano – bisogna sostenere le famiglie, che molto spesso avvertono il peso della solitudine. Occorre uno spirito di comunità che includa e non divida. In questo, l’Attività garante, ha il compito di accendere dei fari su situazioni e su bambini che spesso sono invisibili”.
Vatican News
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