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lunedì 1 aprile 2019

SE IL MAESTRO STACCA LA SPINA ......


Chissà se il suicidio del maestro francese Jean Willot, esasperato dalle accuse di violenza su un bambino di sei anni, ma soprattutto schiacciato dalla indifferenza della sua istituzione di appartenenza – la mitica e un tempo rispettata école républicaine– per la sua sofferenza psicologica e professionale, servirà almeno ad affrontare finalmente, se non è troppo tardi, il problema della crescente contestazione, da parte degli alunni e dei loro genitori, dell’autorità degli insegnanti?
Il problema è all’ordine del giorno di numerosi sistemi scolastici del mondo cosiddetto ‘occidentale’, mentre i Paesi dell’Est asiatico sembrano immuni, almeno finora, da fenomeni analoghi, forse per l’ancestrale rispetto del principio di autorità, che affonda le sue radici anche nelle tradizioni religiose locali e che mette gli insegnanti al riparo da comportamenti aggressivi da parte sia degli studenti sia, e forse soprattutto, dei loro genitori.
La reazione degli insegnanti francesi è, per il momento, di tipo solidaristico e di autodifesa della categoria, e va dalla raccolta di firme e di tweet che esprimono vicinanza e cordoglio all’invito a tutti i colleghi ad osservare un minuto di silenzio in ricordo dello scomparso compagno di lavoro, il maestro Willot. 
L’hashtag #PasDeVagues (basta con le ondate di protesta, riferito polemicamente agli appelli ministeriali a contenere l’insofferenza), lanciato nello scorso mese di ottobre dagli insegnanti dopo un episodio di aggressione in classe a una collega, ha avuto un’impennata. Ma l’esteso movimento di protesta – nel Paese dei gilet gialli – potrebbe presto assumere una connotazione politica, trasformandosi in un atto di accusa collettivo contro l’attendismo e gli atteggiamenti minimizzatori del Ministro dell’educazione nazionale Blanquer, impegnato peraltro in grandi progetti come l’abbassamento a 3 anni della scuola obbligatoria e il divieto degli smartphone in classe.
In Italia l’attenzione dei media sembra per ora concentrarsi più sulle violenze degli insegnanti (soprattutto maestri) sugli alunni che a quelle degli alunni e dei loro genitori sugli insegnanti (Tuttoscuola ha spinto in direzione opposta introducendo il “contatore” delle aggressioni ai docenti, che è stato poi citato da molte testate).
Ma il problema del rispetto dell’autorità di chi insegna non va sottovalutato. Occorre tenere presente che la scuola è la prima istituzione sociale che un bambino incontra nella sua vita, e che è in essa che si formano e si interiorizzano gli atteggiamenti nei confronti dell’autorità in generale, quelli che lo accompagneranno da adulto nell’attività lavorativa e nei rapporti con tutte le altre istituzioni sociali.






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