Chissà
se il suicidio del maestro francese Jean Willot, esasperato dalle
accuse di violenza su un bambino di sei anni, ma soprattutto schiacciato
dalla indifferenza della sua istituzione di appartenenza – la mitica e
un tempo rispettata école républicaine– per la sua sofferenza
psicologica e professionale, servirà almeno ad affrontare finalmente, se
non è troppo tardi, il problema della crescente contestazione, da parte
degli alunni e dei loro genitori, dell’autorità degli insegnanti?
Il problema è all’ordine del giorno di numerosi sistemi scolastici
del mondo cosiddetto ‘occidentale’, mentre i Paesi dell’Est asiatico
sembrano immuni, almeno finora, da fenomeni analoghi, forse per
l’ancestrale rispetto del principio di autorità, che affonda le sue
radici anche nelle tradizioni religiose locali e che mette gli
insegnanti al riparo da comportamenti aggressivi da parte sia degli
studenti sia, e forse soprattutto, dei loro genitori.
La reazione degli insegnanti francesi è, per il momento, di tipo
solidaristico e di autodifesa della categoria, e va dalla raccolta di
firme e di tweet che esprimono vicinanza e cordoglio all’invito a tutti i
colleghi ad osservare un minuto di silenzio in ricordo dello scomparso
compagno di lavoro, il maestro Willot.
L’hashtag #PasDeVagues (basta con
le ondate di protesta, riferito polemicamente agli appelli ministeriali
a contenere l’insofferenza), lanciato nello scorso mese di ottobre
dagli insegnanti dopo un episodio di aggressione in classe a una
collega, ha avuto un’impennata. Ma l’esteso movimento di protesta – nel
Paese dei gilet gialli – potrebbe presto assumere una connotazione
politica, trasformandosi in un atto di accusa collettivo contro
l’attendismo e gli atteggiamenti minimizzatori del Ministro
dell’educazione nazionale Blanquer, impegnato peraltro in grandi
progetti come l’abbassamento a 3 anni della scuola obbligatoria e il
divieto degli smartphone in classe.
In Italia l’attenzione dei media sembra per ora concentrarsi più
sulle violenze degli insegnanti (soprattutto maestri) sugli alunni che a
quelle degli alunni e dei loro genitori sugli insegnanti (Tuttoscuola
ha spinto in direzione opposta introducendo il “contatore” delle
aggressioni ai docenti, che è stato poi citato da molte testate).
Ma il problema del rispetto dell’autorità di chi insegna non va
sottovalutato. Occorre tenere presente che la scuola è la prima
istituzione sociale che un bambino incontra nella sua vita, e che è in
essa che si formano e si interiorizzano gli atteggiamenti nei confronti
dell’autorità in generale, quelli che lo accompagneranno da adulto
nell’attività lavorativa e nei rapporti con tutte le altre istituzioni
sociali.
da TUTTOSCUOLA
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