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sabato 1 dicembre 2018

STATE ATTENTI A VOI STESSI, VEGLIATE E PREGATE

Prima domenica di Avvento, anno di Luca Ger 33,14-16/salmo 24/1Ts 3,12-4,2/ Lc 21,25-28.34-36

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 21,25-28.34-36
 «Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria.
Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.
State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».

È una Creazione al contrario quella che Luca descrive all’inizio di questo nuovo anno liturgico, in questa prima domenica di avvento. La Genesi, in un linguaggio poetico e parabolico, aveva raccontato il passaggio dal caos all’armonia, qui, Luca, in un linguaggio denso di immagini e di visioni, chiamato apocalittico, descrive il passaggio dall’armonia al caos. Quello che sta vivendo la sua comunità, fragile vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro, apparentemente travolta dai grandi eventi dell’Impero, dalle guerre, le lotte di potere, le migrazioni, le carestie. Quello che stiamo vivendo noi, in una infinita litania di lamentele, di degrado, di violenza e incomprensione crescente, di problemi mondiali irrisolti, dal clima al lavoro, in un tempo in cui le guerre sono riapparse e mietono vittime in vari angoli della terra. Dalla Creazione al caos.
Questo sta accadendo, certo. O questo è ciò che pensiamo. E che l’uomo pensa da sempre. In ogni epoca. In ogni istante. In ogni vita. Non è una novità, lamentarsi. Aspettarsi il peggio. Non sta in questo la novità del Vangelo. Non ci uniamo, anche noi cristiani, all’infinita schiera dei lamentosi di professione. Anzi. Alzate il capo Luca, simpatico, entra in scena all’inizio di questo avvento sparigliando le carte, ribaltando al tavolo, prendendoci amabilmente per il naso, irridendo il nostro atteggiamento tutto compito serioso, preoccupato, che tanto amiamo indossare. Niente scene di panico, niente sparuti gruppi di fedeli chiuse nelle sacrestie in attesa della fine del mondo, macché. Niente siti apocalittici di devoti ultimi difensori della fede, di criticoni ammantati di invii divini. È normale che il mondo sia sempre in bilico. Che lo siamo anche noi. In bilico su un abisso, in bilico sul caos. In fondo non era esattamente quello che Dio ha voluto creando l’Universo? Dare un ordina al caos, senza distruggerlo? Orientarlo? E non era il compito che ha affidato a quell’umano fatto a sua immagine? Continuare a creare?
Quindi, poche storie, quando si costruisce una casa è normale che manchino le finiture, che ci siano tanti mattoni in giro, che certe cose ancora non si vedano pulite e linde. I lavori sono in corso, altro che storie. E davanti a tutti questi eventi, dice Gesù, non lasciamoci prendere dal panico. Alziamo il capo. Perché il tempo gioca a nostro favore. La storia è quella che è. Un insieme di eventi foschi e di meraviglie. L’uomo è quello che è, un miscuglio di fango e Spirito divino. Di cosa ci stupiamo? Andiamo oltre l’apparenza. Dio viene. Lavori in corso Dobbiamo agire, però. Mica stare con le mani in mano. Lavorare e sodo. Gesù ci dice anche cosa fare: tenere i cuori leggeri, non lasciare che si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e preoccupazioni. Evitiamo di caricare la vita, voliamo alto, teniamo il pensiero e l’anima al di sopra del caos. Non sprechiamo il tempo, le emozioni, i pensieri.
Quel poco che abbiamo, che portiamo nel cuore, non dissipiamolo. Custodiamo i nostri pensieri, teniamo in mano saldamente il volante della nostra vita sapendo dove orientare la nostra auto interiore. Non stordiamoci con ubriachezze, con illusioni, con eccessivi rumori, con illusioni. Non cediamo alle tante sirene che in ogni modo tentano di venderci la felicità. Restiamo lucidi. La vita porta con sé affanni, preoccupazioni, cose da fare, problemi da risolvere, ovvio. Ma non possono occupare tutto il nostro spazio interiore, non posso avvelenare tutto quello che siamo. E questo lo possiamo fare solo alzando lo sguardo. Un mese Per prepararci al Natale, per fare spazio a Dio, senza giocare con le emozioni sdolcinate ma consapevoli che Cristo continuamente chiede di entrare nella nostra vita, di nascere nelle nostre scelte quotidiane. Ci sta, bene, e oggi partiamo col turbo. Non nascondiamoci dietro la preoccupazione di un mondo che si sfascia. Non accampiamo scuse alla nostra evidente brontolaggine, non poniamo condizioni alla felicità. Consapevolezza, questo ci vuole.

Gerusalemme sarà ribattezzata Signore nostra giustizia, cioè il Signore è riuscito a infondere in noi la giustizia. Così Geremia incoraggia quanti sono tornati dall’esilio e hanno trovato solo macerie e si scoraggiano, sapendo che non riusciranno a vedere la ricostruzione della città e del tempio. Ci vorrà del tempo, e tanto, per vedere ricostruita Gerusalemme. Ci vorranno secoli e la venuta del Messia. Ma Geremia ci indica una chiave di lettura, un orizzonte, un altrove. No, il mondo non sta precipitando nel caos, come dicevano domenica scorsa, ma fra le braccia di Dio. Lo credo, lo vivo con fatica, combatto per costruire spazi di Regno nel caos, occasioni di luce nelle tenebre, ordine in me e dove vivo.

p. Paolo Curtaz in CERCO IL TUO VOLTO

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