Quando
si parla di carità il pensiero corre spontaneamente al portafoglio e
subito ci immaginiamo il gesto classico dell’elemosina. Invece, quando i
cristiani parlano di carità vogliono intendere altro. Carità è
innanzitutto la definizione, l’identità stessa di Dio, che è amore
gratuito di benevolenza. Il termine carità, poi, definisce l’amore con
il quale Dio ama se stesso e ama ognuno di noi.
Infine, carità significa
l’amore con il quale noi amiamo Dio, noi stessi e il prossimo. Così ne
parla il Catechismo della Chiesa Cattolica: «La carità è la virtù
teologale per la quale amiamo Dio sopra ogni cosa per se stesso, e il
nostro prossimo come noi stessi per amore di Dio»; essa «ha come frutti
la gioia, la pace e la misericordia; esige la generosità e la correzione
fraterna; è benevolenza; suscita la reciprocità, si dimostra sempre
disinteressata e benefica; è amicizia e comunione».
«“Dio è amore; chi sta
nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui” (1 Gv 4, 16). Queste
parole della prima Lettera di Giovanni descrivono con singolare
chiarezza il centro della fede cristiana: l’immagine di Dio e la
conseguente immagine dell’uomo e del suo cammino. Inoltre, in questo
stesso versetto, Giovanni ci offre una formula sintetica dell’esistenza
cristiana: “Noi abbiamo riconosciuto l’amore che Dio ha per noi e vi
abbiamo creduto”. Abbiamo creduto all’amore di Dio: così il cristiano
può esprimere la scelta fondamentale della sua vita.
All’inizio dell’essere
cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì
l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un
nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva». Così scriveva Papa
Benedetto XVI nella sua Lettera Enciclica Deus caritas est . La carità,
l’amore, è Dio stesso, l’Essere vivente e personale che vuole farsi
conoscere e perciò chiama all’esistenza ciò che non esiste (cf Rom 4,
17), offrendo alla sua creatura la possibilità di condividere qualcosa
della sua beatitudine.
Questo Essere vivente e
personale è in se stesso comunione sostanziale delle tre divine Persone:
il Padre ama il Figlio, e l’amore con il quale il Padre ama il Figlio è
lo Spirito Santo. Tutto ciò che è creato lo è per amore e con amore e
riceve l’amore come legge di vita. «Dio infatti ha tanto amato il mondo
da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada
perduto, ma abbia la vita eterna » ( Gv 3, 16).
Il fatto che chi ama voglia
essere riamato è nella logica dell’amore. Il desiderio di essere
corrisposto nasce dalla forza dell’amore stesso, che non esperimenta la
perfezione del suo atto se non nel superamento di ogni estraneità
dell’uno all’altro. La Scrittura af- ferma che anche Dio desidera essere
corrisposto, e utilizza una formula sorprendente: parla della gelosia
di Dio (cf Es 34, 14; Dt 4, 24), Dio è geloso.
Quando il cristianesimo
parla di carità, parla di Dio che in Cristo rivela di amare l’uomo e
desidera che l’uomo risponda a questo amore. E nello stesso tempo,
intende la carità con la quale l’uomo ama Dio: la carità dell’uomo è
risposta alla carità di Dio. «Noi amiamo - afferma san Giovanni - perché
Egli ci ha amati per primo» ( 1Gv 4, 19). Dio dona la sua grazia, ma
bisogna accoglierla.
In Gesù la natura umana è
pienamente salvata, cioè perdonata, giustificata, santificata,
divinizzata, resa pienamente “figlia” nella vita gloriosa dell’amore
immortale. Ma dipende da ciascuno accogliere questo dono con una
adesione personale e libera al mistero di Gesù, il Verbo fatto carne,
morto e risuscitato: «Dio, che ti ha creato senza di te, non ti salverà
senza di te», dice sant’Agostino .
L’amore non costringe. Ecco
perché la grazia ricevuta nel Battesimo può rimanere infruttuosa per
anni... Ma per fortuna Gesù ci dice: «Il Padre mio agisce anche ora e
anch’io agisco» ( Gv 5, 17). Dio è sempre all’opera nella nostra vita!
Anche se non sempre ce ne rendiamo conto, non siamo abbandonati a noi
stessi. «Alle spalle e di fronte mi circondi e poni su di me la tua
mano», affermava già il salmista ( Sal 139, 5).
Attraverso gli avvenimenti
dell’esistenza quotidiana, Dio mi aiuta a meglio conoscermi, a
chiarificare le mie intenzioni, ad emergere dalle mie indeterminazioni.
Con la sua grazia che previene, Egli tutto dispone affinché io mi possa
aprire alla luce della fede; libera la mia libertà affinché io possa
dare il mio consenso; mi attira a sé attraverso grazie e prove, mi offre
continuamente la possibilità di rispondere al suo amore.
Ma in che modo l’uomo può
amare Dio? Ce lo rivela san Paolo in un passaggio mirabile della lettera
ai Romani: «L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo
dello Spirito Santo che ci è stato dato» ( 5, 5). È il dono dello
Spirito Santo che, da una parte, ci comunica la certezza e l’esperienza
dell’amore con cui Dio ci ama in Cristo e, dal-l’altra, ci muove ed
ispira ad amare Dio come Egli merita di essere amato. È una sorta di
“abilitazione”, di potenziamento che viene operato in noi: amandoci, Dio
ci costituisce capaci di amare a nostra volta come Egli ama.
Così il credente diventa
strumento libero e intelligente della Forza divina che agisce in lui. Lo
Spirito Santo costituisce il “punto di incontro” fra Dio che in Cristo
ama l’uomo e l’uomo che ama Dio in Cristo. È la carità di cui parla la
fede cristiana. Si comprende allora quanto afferma san Giovanni: «Dio è
carità. Chi rimane nella carità, rimane in Dio e Dio in lui» ( 1 Gv 4,
16). Il nostro è dunque un amore “di risposta”, che dipende dal fatto
che Dio è amore e ci ama.
Mons. Renato Boccardo
Nessun commento:
Posta un commento