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mercoledì 20 giugno 2018

" I GIOVANI, LA FEDE, IL DISCERNIMENTO" - L'Instrumentum Laboris in preparazione al Sinodo dei Giovani

RISCOPRIRE 
LA BELLEZZA 
DELLA VITA

"Desidero aiutare tutti e ciascuno a mettersi in sintonia con l’Instrumentum laboris del prossimo Sinodo dei giovani dal tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”, che si svolgerà a Roma dal 3 al 28 ottobre prossimi. Come avrete certamente notato, si tratta di un testo abbastanza ampio e articolato, del quale cercherò di illustrare alcuni elementi principali, partendo dal dire qualcosa sulle finalità del Sinodo, sul metodo seguito e sulla struttura del documento.
Il Sinodo ha come prima finalità quella di rendere consapevole tutta la Chiesa del suo importante e per nulla facoltativo compito di accompagnare ogni giovane, nessuno escluso, verso la gioia dell’amore; in secondo luogo, prendendo sul serio questa missione, la Chiesa stessa potrà riacquistare un rinnovato dinamismo giovanile; in terzo luogo è importante anche per la Chiesa cogliere quest’occasione per mettersi in discernimento vocazionale, così da riscoprire in che modo può meglio corrispondere oggi alla sua chiamata ad essere anima, luce, sale e lievito del nostro mondo.
Come conseguenza di queste finalità, l’Instrumentum Laboris è redatto secondo il “metodo del discernimento”. Con ciò intendo dire che in sostanza il Sinodo stesso è un esercizio di discernimento, il cui processo si attua compiendo gli stessi passi che aiutano ogni giovane a far luce sulla propria vocazione. Papa Francesco, in Evangelii Gaudium 51, presenta il processo di discernimento con tre verbi: riconoscere, interpretare, scegliere.
Per questo motivo, il testo è diviso in tre parti, ciascuna riferita a uno dei tre verbi. Il primo passaggio del discernimento è segnato dal verbo riconoscere. Subito viene in mente il racconto dell’episodio di Emmaus, dove si dice che «si aprirono i loro occhi e lo riconobbero» (Lc 24,31). È quindi evidente che “riconoscere” non è un generico vedere o un semplice ascoltare, ma dice molto di più: si tratta di lasciarsi abitare dalla grazia per avere lo sguardo del discepolo, una comprensione della realtà che sa vedere il cuore, un’intelligenza che nasce dalle viscere di misericordia che abitano in ognuno di noi. “Riconoscere” significa partecipare dello sguardo di Dio sulla realtà, osservando il modo in cui Dio parla a noi attraverso di essa.
Il secondo passaggio punta sul verbo interpretare. La realtà è più importante dell’idea, ma le idee diventano necessarie nel momento in cui si sono riconosciuti gli appelli che vengono dalla realtà. Ci vuole un quadro di riferimento per interpretare la realtà, altrimenti si resta preda della superficialità. È necessario andare in profondità, verso un livello biblico e antropologico, teologico ed ecclesiologico, pedagogico e spirituale. Le buone idee illuminano, fanno chiarezza, sciolgono i nodi, aiutano a sbrogliare la matassa, a superare la confusione e a risolvere le frammentazioni, accompagnando verso una visione integrale e sinfonica.

Il terzo momento si concentra sulla necessità di scegliere. Dopo aver riconosciuto e interpretato, la fase più delicata e importante è prendere decisioni coraggiose e lungimiranti alla luce del percorso svolto. Il discernimento troppe volte rischia di arenarsi su infinite analisi e su molte e diverse interpretazioni, che non arrivano a buon fine, cioè a decisioni concrete, profetiche e pratiche. Ecco che diventa importante portare a compimento il cammino attraverso scelte condivise che ci aiutino nel nostro percorso di conversione pastorale e missionaria....






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