Es
20,1-17/ 1Cor 1,22-25/ Gv 2,13-25
Nel tempio.
Volete
davvero vedere la bellezza di Dio? Volete davvero lasciare la banalità della
pianura per salire in alto, per innalzare l’anima? E crescere nel discernimento fino a riconciliarvi con le
bestie feroci e scoprire che gli angeli vi servono perché possiate conoscere
Dio?
Sì,
certo. Forse.
Perché
è complesso. Perché, al di là dell’entusiasmo , innalzarsi significa faticare ,
camminare, penare. In montagna, sul Tabor, ci si arriva solo muovendo dei
passi.
E,
anzitutto, spogliandosi di tutto ciò che non ha nulla a che fare con Dio.
Così
san Giovanni, birichino, pone l’episodio della purificazione del Tempio
all’inizio del suo Vangelo , cosa del tutto improbabile. Un perfetto sconosciuto
che fa il pazzo non sarebbe stato possibile a questo punto della vicenda.
Il
messaggio che vuole lanciare il quarto evangelista è chiaro: prima di ogni
altra cosa bisogna purificare il nostro cuore dall’idea che abbiamo di Dio. Un
po’ come l’evangelista Marco che inizia la vita pubblica di Gesù con la
guarigione dell’indemoniato nella sinagoga.
Nel
tempio. Il tempio di Gerusalemme era diventato, da quando erano iniziati i
lavori di ricostruzione da parte di Erode il grande, cinquant’anni prima dai fatti
narrati, il nuovo punto di convergenza di tutta la fede di Israele. Decine di
migliaia di pellegrini, tre volte all’anno, salivano sulle brulle colline di Galilea
per offrire sacrifici al Dio si Israele.
Sacrifici
cruenti, olocausti di animali di diversa taglia, come previsto dalla Torà.
Impensabile
che la gente affrontasse un lungo viaggio portandosi dietro una pecora!
Ed
era del tutto normale che ci fossero dei cambiavalute essendoci pellegrini che
provenivano anche da altri paesi e per il fatto che nel tempio non potevano
circolare le monete romane con l’effige dell’imperatore.
Perché,
allora, Gesù si arrabbia così tanto? …….
Leggi: COMMENTO AL VANGELO
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