Preparato con cura, aveva l’obiettivo di ripercorrere la figura di Lucia
a 360°. Obiettivo pienamente raggiunto!
Dopo il saluto iniziale del vescovo S.E. Mons. Gervasoni, di una
rappresentante dell’amministrazione comunale e della presidente AIMC di
Vigevano, è stato affidato a quattro relatori il compito di presentare il
ritratto di questa persona che tanto ha dato alla scuola, all’Associazione,
alla comunità civile ed ecclesiale, non limitandosi però ad una semplice
illustrazione dell’opera di Lucia, ma inserendola in riflessioni di più ampio
respiro, così da far percepire quanto possa essere significativo guardare ad un
testimone che ha saputo incarnare le virtù evangeliche.
L’insegnante di scuola primaria dott.ssa Maria Teresa Navaro ha
affrontato il tema “La scuola: luogo dell’incontro, del dialogo, della cultura
per comprendere e gestire il mondo”.
Maria Teresa ha ricordato la vicinanza di Lucia nel suo percorso
formativo e leggendo un biglietto ricevuto in occasione della laurea ha
sottolineato la centralità dell’alunno come soggetto
di educazione richiamata tante volte da Lucia. Richiamo che stimola ancora
oggi, visti tutti i cambiamenti in atto e la molteplicità di modelli culturali
che investono sempre più la scuola.
Il lavoro cooperativo è oggi una delle strade da preferire, anche perché
sviluppa senso di appartenenza ed atteggiamenti prosociali che aiutano la
condivisione. Una didattica attiva, oggi sempre più necessaria, ha però bisogno
di insegnanti con buone capacità di gestione del gruppo classe, con
atteggiamenti che suscitano interesse motivano, sostengono, compiacendosi poi
delle conquiste raggiunte dagli stessi alunni.
E per la formazione degli insegnanti Lucia Rossi ha molto lavorato promuovendo
convegni, seminari, corsi, gruppi di studio per ogni ordine di scuola.
In modo profetico ha sostenuto la necessità di un raccordo stretto tra
scuola per l’infanzia, scuola elementare e scuola media, per valorizzare la
ricerca di uno stile di continuità didattico-educativa pur nel riconoscimento
delle diverse specificità delle scuole.
“Una frase che Lucia ha spesso pronunciato è che insegnare è una gran bella professione. In questa espressione è
racchiusa tutta la passione, l’entusiasmo, la positività, l’impegno, direi
proprio la gioia di essere insegnanti che vivono la difficile ma affascinante
sfida dell’educazione” ha detto Navaro.
Il dott. Biraghi Graziano ha invece svolto il
tema “L’A.I.M.C. e l’impegno sociale per conoscere e capire i mutamenti,
le opportunità, le interazioni per una proficua convivenza sociale”.
In apertura ha
sottolineato come Lucia abbia vissuto l’AIMC “come esperienza di professione
viva e vitale, frutto dell’incontro tra persone che, mosse dalla comune fede in
Cristo, vedono nella quotidianità del lavoro educativo nella scuola il tempo e
lo spazio in cui si realizza e si compie la propria vocazione umana, culturale,
spirituale, professionale e sociale. […] per Lei l’AIMC è stato il sentiero dell’espressione della vocazione e
dell’apostolato laicale entro cui si assume pubblicamente con responsabilità e
si condivide comunitariamente la testimonianza della autenticità della missione
della Chiesa nell’insegnamento, nell’educazione e nella cultura.”
Biraghi ha poi proseguito
precisando che Lucia rappresenta autenticamente il profilo dell’educatore
cristiano che “cerca la verità praticando la carità, … che ha come guida la
sua coscienza, …che costruisce comunità educative nel coniugare doti umane e professionalità
magistrale” (il riferimento è ad uno scritto del dott. I. Bassotto). Per lei era importante investire e fare affidamento sulle persone e sullo
loro capacità di riuscita, accogliendo e spendendosi con entusiasmo al loro
fianco affinché le idee e i sogni si traducessero in imprese possibili e
attuabili. Inoltre ha saputo dare senso concreto alla spiritualità
dell’apostolato laicale nella scuola, nell’associazione, in tutto il suo
contesto di vita.
Il terzo intervento, affidato al prof. Giuseppe Vico, voleva richiamare
l’impegno in amministrazione: “Essere sindaco: la politica intesa come servizio
alla comunità”. Con maestria il professore non si è limitato a ricordare
l’impegno politico di Lucia, ma ha inserito la sua vicenda nel contesto storico
e culturale, con ampi riferimenti a Mounier e Maritain, perché “chi fa politica
dev’essersi radicato per lunghi anni della propria vita nel culturale, nel
sociale, nello spirituale. Mettere le radici per poi far germogliare i semi
della persona.”
Di Lucia ha ricordato la franchezza, la capacità di imporsi con
naturalezza, frutto del saper meditare su quello che diceva; persona socratica
ed evangelica al tempo stesso, sapiente e capace di ritirarsi al momento
opportuno, nella ricerca continua della verità.
L’ultimo contributo è stato quello di mons. Luigi Cacciabue: “Impegno
cattolico: l’esperienza religiosa vissuta come promozione di valori comuni e
coerente stile di vita.”
Il ritratto di Lucia emerso dall’intervento ha evidenziato una
religiosità forte e duratura, maturata in famiglia, cresciuta con l’aiuto di
sacerdoti che hanno segnato il suo cammino, non fatta di sterili gesti o
pratiche superficiali, ma di profonda esperienza evangelica. Nella Parola di
Dio “trovava il nutrimento della sua vita”; nella liturgia una spiritualità
rinnovata dalla riforma. Altra fonte della sua passione di vita è stato il
Concilio, guida per le azioni di discernimento: da quella “primavera ecclesiale
sollecitata dal soffio dello Spirito Lucia ricevette impulsi sempre più forti”
e con lo sguardo del credente seppe cogliere i segni della presenza di Dio
nella Chiesa e nel mondo.
Lucia è vissuta dentro il suo tempo, senza venire mai meno alle sue
responsabilità, con amore sincero e fedele alla Chiesa, anche nella sofferenza
a causa delle resistenze al cammino di rinnovamento conciliare. Convinta
com’era che la vocazione cristiana dev’essere vissuta nel mondo, si impegnò
anche nell’ambito civile, con serietà e lucidità critica, cercando sempre di
ascoltare, dialogare, collaborare, senza intransigenze integraliste, “convinta
che la fede della Chiesa, come il Vangelo, può essere fermento della storia, ma
anche che la Chiesa stessa ha molto ricevuto dalla storia”.
“La maturità di Lucia va proprio cercata nell’aver incarnato l’autentica
dimensione laicale cristiana, nell’aver vissuto la propria professione nel
servizio alla Chiesa e al mondo.”
Altri ritratti di Lucia sono stati poi proposti dagli interventi dei
presenti in sala, “fotografando” ciascuno un aspetto secondo quanto
l’esperienza dell’incontro con Lucia aveva dato loro di vivere: l’attenzione
alla famiglia, il lavoro in collaborazione con i colleghi direttori didattici,
la viva presenza in AIMC, il sostegno a realtà del territorio, la genuinità del
rapporto amicale.
Come segno di riconoscenza a Lucia Rossi è stata poi scoperta la targa
che le intitola la sede AIMC di Vigevano, mente un altro iter è già stato
avviato: quello di intitolare a lei l’Istituto Comprensivo in cui ha lavorato.
Segni di una memoria che si vuole tener viva, perché a Lucia Rossi siamo
in tanti ad essere debitori! E perché la sua testimonianza possa rivivere
nell’impegno di ciascuno di noi che l’ha conosciuta e possa parlare anche a chi
non ha avuto questa grande opportunità.
M. Disma Vezzosi
Presidente regionale AIMC
Lombardia
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