con
sentimenti di sincera gioia e di filiale gratitudine, gli oltre trecento partecipanti
al XXI Congresso nazionale dell’Associazione Italiana Maestri Cattolici rivolgono
alla Santità Vostra il loro deferente saluto a nome della grande famiglia
dell’AIMC.
Siamo
una comunità di cristiani laici che vivono da oltre settant’anni con passione
missionaria il loro essere parte del Popolo di Dio che cammina nella storia con
l’impegno a diventare sempre più servitori e discepoli della Parola per poter
essere maestri di vita nelle aule scolastiche
L’AIMC
fu “battezzata” nel 1945 dal Suo venerato predecessore Papa Pio XII, il quale, all’indomani
della seconda guerra, affidò ai maestri un mandato preciso: essere servitori
competenti, attraverso una solida formazione umana e cristiana, dei fanciulli,
delle famiglie, del Paese e della Chiesa.
Desideriamo oggi riaffermare il mandato
che, allora, ci fu consegnato, consapevoli che la testimonianza educativa,
svolta attraverso la professione, è dimensione peculiare della “vocazione
battesimale”.
Accogliamo
il messaggio che Lei ha voluto indirizzare a tutta la famiglia umana, in occasione
della celebrazione della 51° Giornata mondiale della pace, riprendendo le
parole di San Giovanni Paolo II: «Se il “sogno” di un mondo in pace è condiviso
da tanti, se si valorizza l’apporto dei migranti e dei rifugiati, l’umanità può
divenire sempre più famiglia di tutti e la nostra terra una reale “casa
comune”». Molti nella storia hanno creduto in questo “sogno” e quanto hanno
compiuto testimonia che non si tratta di un’utopia irrealizzabile”.
Il
Suo convinto e appassionato farsi pellegrino di pace, volto dell’Amore del
Signore per ogni fratello e sorella del nostro tempo, è per noi docenti e
dirigenti dell’AIMC un costante e autorevole richiamo al diventare operatori e
formatori di pace, perché le menti e i cuori dei nostri ragazzi possano aprirsi
al riconoscimento, nel volto di ogni persona, della straordinaria icona del Dio
Vivente.
Alla
vigilia della festività della Manifestazione del Signore Gesù a tutti i popoli
e a tutte le culture, desideriamo assicurarLa della passione con la quale
vogliamo fare della scuola una “casa comune” in cui bambini e bambine, ragazzi
e giovani si possano incontrare per conoscersi, amarsi e stimarsi in un fecondo
dialogo interculturale tra le diversità.
Nel
suo Messaggio natalizio ha voluto paternamente portare davanti al Signore
Bambino ogni piccolo essere umano che viene alla luce, in mondo sul quale
"soffiano venti di guerra" e dove "un modello di sviluppo ormai
superato continua a produrre degrado umano, sociale e ambientale".
“Vediamo
Gesù nei volti dei bambini, ancora segnati dalla guerra che ha insanguinato il pianeta
in questi anni”: vediamo il piccolo palestinese e quello israeliano, quello siriano
e quello afgano, i bambini dell’Africa, “soprattutto quelli che soffrono in Sud
Sudan, in Somalia, in Burundi, nella Repubblica democratica del Congo, nella
Repubblica centroafricana e in Nigeria”. E ancora il dramma “dei molti bambini
costretti a lasciare i propri Paesi, a viaggiare da soli in condizioni disumane,
facili preda dei trafficanti di esseri umani”. Sono parole che diventano per
noi progetto pedagogico di riconoscimento e di servizio.
In
questo nostro tempo i bambini e le bambine sono da riconoscersi tra i “nuovi
poveri” in quanto “orfani”di significativi punti di riferimento, sradicati da
valori che diventano ragioni per vivere, adultizzati anzitempo, espropriati
della loro stessa infanzia.
Questo
nostro tempo chiede ai genitori, in primo luogo, ma anche agli insegnanti e a
tutti i cristiani di essere evangelizzatori, ossia uomini e donne che vivono la
speranza, partecipi dell’opera creatrice del Padre, dell’opera salvifica del
Figlio e di quella santificatrice dello Spirito negli ambienti in cui operano.
Per
noi, maestri dell’AIMC, essere Chiesa si concretizza nella scuola perché
diventi comunità, agàpe, luogo di autentica promozione umana. Come AIMC – porzione
di chiesa e porzione di società – ci impegniamo a vivere e ad annunciare il
Vangelo della carità attraverso l’educazione. Come cristiani associati siamo
consapevoli che la liturgia della vita per i docenti si celebra nella scuola
attraverso una presenza seria, adulta, competente.
Sentiamo
forte la responsabilità del “prendersi cura” delle giovani generazioni e di
essere per loro, attraverso la testimonianza, annunciatori del Vangelo della
vita, di una “bella notizia” in grado di umanizzare in pienezza e di dare senso
alla novità di cui ogni bambino è segno.
Coscienti
della nostra fragilità e dell’orizzonte sconfinato del compito, riconoscendoLa
“maestro” autorevole del nostro tempo, segno ed eco del Maestro di Nazaret, ci
uniamo in comunione alla Sua incessante preghiera perché possa sostenere i
nostri sforzi nel superare ogni divisione sulla via della concordia che è il
“sogno di Dio”: che tutti gli uomini possano partecipare alla tavola imbandita
della creazione.
Caro
Papa Francesco, Le chiediamo di voler benedire le nostre fatiche e di rinfrancare
la nostra fede affinché possiamo essere sempre all’altezza del nostro dirci “maestri
cattolici”.
Città
del Vaticano, Sala Clementina, 5 gennaio 2018
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