A Cagliari
la Settimana Sociale
dei Cattolici Italiani di Bruno Forte
Si terrà a Cagliari
nei prossimi giorni (26- 29 ottobre 2017) la 48ª Settimana Sociale dei
cattolici Italiani, sul tema “Il lavoro che vogliamo: libero, creativo,
partecipativo, solidale”. Denuncia (“Il lavoro che non vogliamo”), buone
pratiche (“per curare la ferita del lavoro”), ascolto (“lavoro degno e futuro”)
e proposte (“prospettive”), saranno i motivi dominanti delle quattro giornate
di dibattito, riflessione e preghiera, animate dai delegati di tutte le diocesi
italiane e arricchite dalla partecipazione di esperti e protagonisti della vita
sociale e politica del Paese, fra cui il Presidente del Parlamento Europeo, On.
Antonio Tajani, e l’On. Paolo Gentiloni, Presidente del Consiglio dei Ministri.
Radicata nella tradizione del cattolicesimo sociale, la Settimana che sta per
aprirsi si ispira al magistero di Papa Francesco, da cui ha assunto il titolo,
che riprende una frase dell’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium (24
Novembre 2013): “Nel lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale,
l’essere umano esprime e accresce la dignità della propria vita” (n. 192).
Già nel testo
preparatorio (l’“Instrumentum laboris”) il “lavoro” è presentato come
“un’esperienza umana fondamentale che coinvolge integralmente la persona e la
comunità. Esso dice prima di tutto quanto amore c’è nel mondo: si lavora per
vivere con dignità, per dar vita a una famiglia e far crescere i figli, per contribuire
allo sviluppo della propria comunità. Il lavoro umano è un’esperienza dove
coesistono realizzazione di sé e fatica, contratto e dono, individualità e
collettività, ferialità e festa. Esso richiede passione, creatività, vitalità,
energia, senso di responsabilità, perché nelle imprese, nelle botteghe, negli
studi professionali, negli uffici pubblici, la differenza, alla fine, la fanno
le persone” (n. 1).
Lo stesso testo cita
una testimonianza significativa di Primo Levi, tratta dalla memoria della sua terribile
esperienza nel lager: “Ad Auschwitz ho notato spesso un fenomeno curioso: il
bisogno del «lavoro ben fatto» è talmente radicato da spingere a far bene anche
il lavoro imposto, schiavistico. Il muratore italiano che mi ha salvato la
vita, portandomi cibo di nascosto per sei mesi, detestava i nazisti, il loro
cibo, la loro lingua, la loro guerra; ma quando lo mettevano a tirar su muri,
li faceva dritti e solidi, non per obbedienza ma per dignità professionale”.
Sarà questo il centro focale della riflessione
che la Settimana vuole stimolare: il rapporto fra lavoro e dignità della
persona. Si tratta di una relazione così stretta e necessaria che la mancanza
di lavoro produce alla lunga un’inevitabile ferita alla dignità personale,
mentre nel lavoro la persona esprime se stessa, affermando la sua più profonda
identità e costruendo legami vitali, necessari alla vita dell’individuo e alla
realizzazione del bene comune.
Da questa rilevanza
che per tutti ha il lavoro conseguono alcune sfide che toccano da vicino
l’attualità politica e sociale del nostro Paese: fra di esse quelle del lavoro
giovanile e della disoccupazione, della salubrità delle condizioni in cui si
lavora e della sostenibilità sociale e ambientale di esse. “Negare ad un
giovane di partecipare a questo grande progetto comune ...
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