L’ultima frontiera del laicismo: Dio fuori dal calendario
In molte scuole delle contee inglesi del Sussex e dell’Essex non ci sarà più un prima e dopo Cristo, ma un avanti l’era comune ed un’era comune
di Vincenzo Bertolone *
«Il fondo del mio insegnamento consisterà nel convincerti a non temere la sacralità e i sentimenti, di cui il laicismo consumistico ha privato gli uomini trasformandoli in bruti e stupidi automi adoratori di feticci».
Pier Paolo Pasolini dovrebbe essere studiato meglio, più a fondo ed ovunque, magari anche in Inghilterra. Così si eviterebbero certi scivoloni iconoclasti che, per quanto incredibili e perciò fonte di diffusa ilarità, possono generare profonde fratture nella cultura e nella storia d’Europa e non solo.
È notizia di questi giorni, scovata dal quotidiano britannico Mail on Sunday e rilanciata in Italia dal Corriere della Sera, che molte scuole delle contee del Sussex e dell’Essex metteranno da parte il calendario gregoriano. Il tempo non avrà più come spartiacque la venuta di Cristo: non ci sarà più un prima e dopo Cristo, ma semplicemente un avanti l’era comune ed un’era comune. Motivazione di tale scelta, come si legge nel programma di religione pubblicato dal Consiglio dell’East Sussex, «la volontà di non offendere gli studenti musulmani>>. «Una grande vergogna», l’ha subito bollata l’ex arcivescovo di Canterbury Lord Carey, confessando «di non aver mai incontrato un singolo leader musulmano o ebraico offeso dal calendario gregoriano».
A dargli man forte le parole dell’imam inglese Ibrahim Mogra: «Non credo che il calendario gregoriano costituisca un’offesa nei confronti dei musulmani».
Lo è al contrario, con ogni evidenza, per chi probabilmente si vergogna d’essere – o anche solo dirsi – cristiano perché, presumibilmente, lo ritiene scomodo. E dimentica, facendo sfoggio di crassa ignoranza, che l’Europa ha radici cristiane, cioè universali, intrecciate con l’Islam da quasi un millennio e mezzo. Pure per questo, in nome di quella tolleranza che viene invece erroneamente invocata per escludere Dio dalla vita pubblica, il domani del Vecchio Continente dovrebbe essere laico, ma non avverso alle tradizioni religiose che ne hanno intessuto i secoli. Si ignora, in altri termini, la necessità di riconoscere la libertà di parola e di azione a Dio ed alla Chiesa contro ogni tentazione laicista. Ne deriva, spesso e volentieri, l’ostilità all’esercizio del culto ed all’elaborazione del pensiero teologico, ma pure alla funzione di coscienza critica nei riguardi dei valori personali e sociali della giustizia, del bene comune, della vita e della verità.
Il risultato, nel caso anglosassone, sarebbe da ricondurre alla categoria del ridicolo se non fosse serio – purtroppo – per le sue intrinseche conseguenze: in uno spicchio della civilissima Inghilterra Dio sarà escluso perfino dal calendario, come al mondo avviene in pochi altri luoghi, ad esempio nella tanto vituperata Corea del Nord, dove per legge il solo riferimento temporale lecito è alla nascita del padre della patria, Kim Il-sung.
Ma per fortuna dei cristiani c’è chi ne difende le tradizioni e la cultura. E sono – ironia della sorte – i musulmani: di recente il calendario gregoriano è stato introdotto in Arabia Saudita in sostituzione di quello islamico, che avendo quale sua bussola la luna contava 12 giorni lavorativi in meno, incidendo così negativamente sulla produzione e sulla ricchezza nazionali. Ragioni meramente economiche, che però hanno avuto il sopravvento su ogni considerazione di indole religiosa proprio nella patria dell’Islam. Un coraggio che qualcuno in Occidente pare aver smarrito da tempo, incapace com’è di farsi il segno di croce e dirsi orgoglioso delle sue radici cristiane.
Monsignor Vincenzo Bertolone è arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace e presidente della Conferenza Episcopale Calabra.
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