Prolusione
del Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, card. Bassetti, al Consiglio
Permanente della CEI
Cari
confratelli e - permettetemi - soprattutto cari amici, sono ormai molti anni,
dal 1994, che partecipo ai lavori della Conferenza episcopale italiana. Vi
sento amici: per la conoscenza lunga e profonda, la comunione vissuta in
momenti di fraternità, la condivisione di responsabilità e la discussione
franca dei problemi della Chiesa italiana e del mondo. Desidero esprimere la
mia più profonda gratitudine al Santo Padre per la fiducia e la premura che ha
riposto nella mia persona affidandomi questo incarico. Un pensiero particolare
lo rivolgo, inoltre, al cardinale Angelo Bagnasco, per due mandati presidente
della Cei. Lo ringrazio di cuore, a nome di tutti, per il suo servizio, la
fedeltà al Papa e alla Chiesa, e l’attenzione dedicata ad ognuno di noi.
Pensando
al territorio di cui siamo espressione, sento il dovere di esprimere una parola
di profonda riconoscenza ai nostri parroci: sono costruttori di comunità,
strumenti della tenerezza di Dio, presbiteri che si spendono e si ritrovano
nella carità pastorale. Accanto a loro, mi è impossibile non accennare ai
religiosi: uomini e donne che, nella varietà dei loro carismi, ci restituiscono
il primato dell’amicizia con il Signore, la profezia della fraternità e la
fecondità delle opere.
Un
ringraziamento doveroso, infine, in questa sede anche agli operatori della
comunicazione, che ci consentono di arrivare nelle case della gente, con una
parola che vuol essere di sostegno e speranza.
L’incarico
che mi è stato affidato mi pesa sulle spalle, anche per l’età. Mi consolano le
parole che monsignor Enrico Bartoletti scrisse nel suo Diario, l’11
agosto 1972, quando gli fu comunicato il suo nuovo compito in Cei. Così
scrisse: « In manus tuas, Domine! Signore, accetta il mio umile
sacrificio e dammi la grazia di cercare solo te». Con gioia e commozione cerco
di far mie queste parole con l’assoluta convinzione che senza l’aiuto di Dio
non potrei far nulla. Sento una grande responsabilità che si addolcisce nella
consapevolezza di servire la Chiesa italiana.
Cari
confratelli, è mia intenzione aprire il Consiglio permanente rivolgendo un
pensiero a quelle persone che ora sono nella sofferenza e nel lutto. Vorrei
testimoniare la più sincera vicinanza a tutte quelle donne che in Italia,
pressoché quotidianamente, sono vittime di una violenza cieca e brutale. Un
pensiero affettuoso va, anche, a tutte le popolazioni italiane ferite dal
terremoto, da Ischia all’Italia centrale; ai cittadini di Livorno, colpiti da
una tragica alluvione; e al Messico dove un terribile terremoto ha tolto la
vita a centinaia di persone.
1. UN
CAMBIAMENTO D’EPOCA
Parlando
a Firenze al Convegno ecclesiale nazionale, papa Francesco ha detto che «oggi
non viviamo un’epoca di cambiamento quanto un cambiamento d’epoca ». Questo è
uno snodo decisivo: il punto di partenza per la riflessione e l’impegno.
Quasi
nulla è più come prima. Dobbiamo assumere la piena consapevolezza che stiamo
vivendo in un mondo profondamente cambiato, in un’Italia molto diversa rispetto
al passato e con una Chiesa sempre più globale. In questa nuova realtà, sorgono
nuove sfide e nuove domande a cui bisogna fornire, senza paura e con coraggio,
delle risposte altrettanto nuove.
Oggi viviamo in una società tecnologica e
secolarizzata. Una società, afferma papa Francesco, che corre un «grande
rischio»: quello di essere caratterizzata da «una tristezza individualista che
scaturisce dal cuore comodo e avaro, dalla ricerca malata di piaceri
superficiali, dalla coscienza isolata ......
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