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martedì 26 settembre 2017

L’UNITA’ E’ LA RICETTA PER COSTRUIRE IL FUTURO!

Prolusione del Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, card. Bassetti, al Consiglio Permanente della CEI

Cari confratelli e - permettetemi - soprattutto cari amici, sono ormai molti anni, dal 1994, che partecipo ai lavori della Conferenza episcopale italiana. Vi sento amici: per la conoscenza lunga e profonda, la comunione vissuta in momenti di fraternità, la condivisione di responsabilità e la discussione franca dei problemi della Chiesa italiana e del mondo. Desidero esprimere la mia più profonda gratitudine al Santo Padre per la fiducia e la premura che ha riposto nella mia persona affidandomi questo incarico. Un pensiero particolare lo rivolgo, inoltre, al cardinale Angelo Bagnasco, per due mandati presidente della Cei. Lo ringrazio di cuore, a nome di tutti, per il suo servizio, la fedeltà al Papa e alla Chiesa, e l’attenzione dedicata ad ognuno di noi.
Pensando al territorio di cui siamo espressione, sento il dovere di esprimere una parola di profonda riconoscenza ai nostri parroci: sono costruttori di comunità, strumenti della tenerezza di Dio, presbiteri che si spendono e si ritrovano nella carità pastorale. Accanto a loro, mi è impossibile non accennare ai religiosi: uomini e donne che, nella varietà dei loro carismi, ci restituiscono il primato dell’amicizia con il Signore, la profezia della fraternità e la fecondità delle opere.
Un ringraziamento doveroso, infine, in questa sede anche agli operatori della comunicazione, che ci consentono di arrivare nelle case della gente, con una parola che vuol essere di sostegno e speranza.
L’incarico che mi è stato affidato mi pesa sulle spalle, anche per l’età. Mi consolano le parole che monsignor Enrico Bartoletti scrisse nel suo Diario, l’11 agosto 1972, quando gli fu comunicato il suo nuovo compito in Cei. Così scrisse: « In manus tuas, Domine! Signore, accetta il mio umile sacrificio e dammi la grazia di cercare solo te». Con gioia e commozione cerco di far mie queste parole con l’assoluta convinzione che senza l’aiuto di Dio non potrei far nulla. Sento una grande responsabilità che si addolcisce nella consapevolezza di servire la Chiesa italiana.
Cari confratelli, è mia intenzione aprire il Consiglio permanente rivolgendo un pensiero a quelle persone che ora sono nella sofferenza e nel lutto. Vorrei testimoniare la più sincera vicinanza a tutte quelle donne che in Italia, pressoché quotidianamente, sono vittime di una violenza cieca e brutale. Un pensiero affettuoso va, anche, a tutte le popolazioni italiane ferite dal terremoto, da Ischia all’Italia centrale; ai cittadini di Livorno, colpiti da una tragica alluvione; e al Messico dove un terribile terremoto ha tolto la vita a centinaia di persone.
1. UN CAMBIAMENTO D’EPOCA
Parlando a Firenze al Convegno ecclesiale nazionale, papa Francesco ha detto che «oggi non viviamo un’epoca di cambiamento quanto un cambiamento d’epoca ». Questo è uno snodo decisivo: il punto di partenza per la riflessione e l’impegno.
Quasi nulla è più come prima. Dobbiamo assumere la piena consapevolezza che stiamo vivendo in un mondo profondamente cambiato, in un’Italia molto diversa rispetto al passato e con una Chiesa sempre più globale. In questa nuova realtà, sorgono nuove sfide e nuove domande a cui bisogna fornire, senza paura e con coraggio, delle risposte altrettanto nuove.
Oggi viviamo in una società tecnologica e secolarizzata. Una società, afferma papa Francesco, che corre un «grande rischio»: quello di essere caratterizzata da «una tristezza individualista che scaturisce dal cuore comodo e avaro, dalla ricerca malata di piaceri superficiali, dalla coscienza isolata ......


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