C’è grande attesa a Barbiana — una frazione di Vicchio, un comune della città metropolitana di Firenze — per la visita di papa Francesco, che domani, martedì 20 giugno 2017, dopo aver visitato la tomba di Don Primo Mazzolari a Bozzolo, sosterà in preghiera anche sulla tomba di Don Lorenzo Milani (1923-1967) in occasione del 50° anniversario della sua morte.
Il 23 maggio scorso, lo stesso papa Francesco, in un videomessaggio inviato a quanti parteciparono alla presentazione dell’Opera Omnia del priore di Barbiana, lo ricordò come “un credente, innamorato della Chiesa”, un “educatore appassionato” che ha utilizzato “percorsi originali”.
Nella sua vita breve, ma intensa, Don Lorenzo è stato un ottimo interprete della pedagogia moderna e contemporanea, un prete attento ai metodi formativi per i giovani, ma soprattutto per i poveri, al punto che in una Lettera ad una professoressa, scrisse: “Se si perde loro (gli ultimi) la scuola non è più scuola. E’ un ospedale che cura i sani e respinge i malati”.
Don Lorenzo Milani — secondo quanto riporta la “Fondazione Don Lorenzo Milani”, sul proprio sito — nacque il 27 maggio 1923 a Firenze da una famiglia borghese.
Nel 1930, si trasferisce a Milano dove il giovane Lorenzo effettuò gli studi fino alla maturità classica.
Nel 1942, a causa della guerra, la famiglia Milani fu costretta a ritornare a Firenze.
L’anno precedente, nel 1941, don Lorenzo si appassionò alla pittura, in particolare per quella sacra. Passione che sarebbe alla base del suo desiderio di andar oltre nella conoscenza della Bibbia, in particolare del Vangelo.
In questo periodo incontrò anche colui che divenne il suo padre spirituale, don Raffaello Bensi.
Nel 1943 entrò nel Seminario Maggiore di Firenze. Il 13 luglio 1947 ricevette il sacramento dell’ordine e fu assegnato prima a Montespertoli e poi a San Donato di Calenzano, dove aprì una scuola serale per operai e contadini.
Nel 1954 fu nominato priore di Barbiana, dove fondò una scuola simile a quella di San Donato.
Nel maggio del 1958 pubblicò l’opera “Esperienze pastorali”, ma la lettura di questa fu considerata “inopportuna” dal Sant’Uffizio.
Alla fine del 1960, Don Lorenzo, si ammalò. Il linfogranuloma, di cui soffriva, se lo porterà via sette anni dopo.
Nel 1965 indirizzò una lettera ai cappellani militari della Toscana, che definirono l’obiezione di coscienza: contraria all’amore cristiano e “espressione di viltà”.
Per questa lettera don Lorenzo fu rinviato a giudizio per apologia di reato. Don Milani, per motivi di salute, non fu presente al processo, ma inviò ai giudici uno scritto in sua autodifesa. Inizialmente venne assolto, ma in un secondo momento, quando don Milani era già morto, la lettera venne definitivamente condannata.
Altra lettera importante fu quella scritta con i ragazzi della scuola di Barbiana nel 1966: Lettera ad una professoressa.
Il 26 giugno 1967, a soli 44 anni, don Lorenzo si spense a Firenze.
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