Nel suo impianto normativo la legge 107/15 ha previsto due fasi temporali: norme di applicazione immediata e norme delegate da attuarsi successivamente. Le prime hanno cominciato ad entrare in vigore immediatamente già dal 1° settembre 2015, mentre le seconde troveranno applicazione in un arco di tempo compreso tra il 1° settembre 2017 e l’anno scolastico 2025-26.
Il nuovo esame di maturità, ad esempio, troverà applicazione nel giugno 2019, il nuovo profilo di funzionamento degli alunni disabili dal 1° settembre 2019, il nuovo PEI dalla medesima data, la messa a regime della nuova istruzione professionale dal 2022-23, l’accesso ai concorsi per i nuovi insegnanti tecnico-pratici dopo il 2024-25.
Insomma, con questa legge per riformare il sistema d’istruzione nazionale ci vorrà circa un decennio, un tempo infinito durante il quale può capitare tutto, compreso l’intervento di una nuova maggioranza politica che, non condividendo l’impianto riformista della Buona Scuola, lo potrebbe modificare azzerandolo o innovandolo radicalmente, prima che esso possa trovare completa attuazione.
Considerato che la riforma della Buona Scuola non è stata accompagnata da un’ampia condivisione politica e sociale che avrebbe potuto metterla al riparo da pericolose incursioni, quel rischio si aggrava. E così la scuola si troverebbe a sopportare ulteriori modifiche radicali apportate dalla maggioranza politica di turno, come avviene, a cadenza di tre o quattro anni, da almeno tre lustri.
Leggi; BUONA SCUOLA E RIFORME
Nessun commento:
Posta un commento