Si è tenuto a Milano il Seminario interregionale “Insegnare oggi in classi complesse. Strategie, strumenti, competenze”.
L’iniziativa era stata organizzata con l’intento di offrire un momento di studio in “stile AIMC”.
La giornata condotta da Giuliana Paterniti Bardi, presidente della sezione di Saronno, ha visto la partecipazione di più di duecento insegnantidei vari ordini di scuola provenienti da tutta la Lombardia, ma anche da Emila, Piemonte, Veneto, Friuli, Toscana.
Intenso il programma (in AIMC non si scherza!) e grande l’interesse (per tutta la giornata l’attenzione è stata molto viva).
Il tema, che sta a cuore a molti docenti dei vari ordini di scuola proprio per la complessità delle classi che oggi si impone sempre più, voleva essere anche una sorte di “ponte” tra l’esperienza del seminario estivo 2016, che ha portato i partecipanti a riflettere sulla didattica attiva proprio per far fronte alla “vivace” realtà dei nostri alunni, e quella in cantiere per il 2017, dove l’accento sarà posto sulle competenze professionali del docente.
Proprio per questo sono stati molti i volti che si sono ritrovati dopo la bella esperienza di Eupilio dello scorso agosto e che già si sono dati appuntamento per il prossimo agosto a Susa.
La giornata di Milano si è aperta con il saluto di Monsignor Tremolada, incaricato dai vescovi lombardi a presiedere la Consulta di Pastorale scolastica regionale (ma anche membro di quella nazionale della CEI).
Il vescovo ci ha offerto una breve ma intensa e stimolante riflessione sulla educazione, prendendo spunto anche da alcuni Rapporti europei, e sulla complessità.
Una classe complessa non è necessariamente una classe complicata, precisa. E non sempre il termine complessità ha una accezione negativa, così come non è necessariamente opposto a quello di semplicità.
Ha richiamato poi il valore dell’associazionismo, “da recuperare, perché è un tesoro, perché è utile agli insegnanti ed alla società”.
Chiudendo il saluto Mons. Tremolada ha espresso apprezzamento per il lavoro degli insegnanti, in prima linea nella società e, per chi vive la testimonianza cristiana, anche nella Chiesa.
Il prof. Pierpaolo Triani, docente di Didattica all’università Cattolica di Piacenza, si è poi addentrato nel tema della giornata. Una relazione ricca di spunti di riflessione, di “racconti” dalla vita scolastica, di “indicazioni” per gli insegnati.
È emerso così il ritratto della classe come ambiente di vita, come risorsa per gli apprendimenti, come luogo di cura, in cui didattica e relazionalità non vanno distinte, ma cresciute insieme.
Il prof. Triani ha delineato anche il ritratto del docente, che ha un ruolo fondamentale nella costruzione della classe: stile comunicativo, coerenza con i fini educativi, autorevolezza sono alcune parole chiave richiamate.
Gli insegnanti sono attivatori culturali, non custodi di bambini. La professione educativa che a loro appartiene è culturale e relazionale insieme, anche perché l’insegnamento non è una trasmissione, ma una mediazione.
Insegnare in classi complesse, ha proseguito il prof. Triani, comporta anche relazionarsi con famiglie sempre più complesse. Ma non per questo si deve modificare la natura del colloquio tra insegnanti e genitori, che non deve mai essere di tipo clinico o assistenziale, ma solo didattico ed educativo.
Il seminario è poi proseguito nei gruppi di approfondimento, alcuni dedicati alle strategie, altri agli strumenti, altri alle competenze in relazione alla gestione delle classi complesse.
Ai presenti sono stati offerti ulteriori spunti di riflessione e qualche “esercizio di riflessività” per mettere in relazione l’esperienza personale quotidiana con gli stimoli offerti nella giornata.
I docenti hanno potuto confrontarsi su alcune esperienze di scuola da loro stessi individuate, mettendole in relazione con la riflessione portata avanti nella giornata.
Le conclusioni sono state affidate alla dott.ssaSonia Claris, presidente provinciale AIMC di Bergamo, nonché Dirigente Scolastico distaccato presso la Cattolica di Milano.
Dal suo intervento cogliamo alcune frasi-snodo che ogni docente si è portato a casa per proseguire la rielaborazione ed individuare strade nuove per essere “competente”, cioè in grado di affrontare i problemi e di risolverli.
ØL’insegnante non gestisce le classi complesse: le abita.
ØOggi i microcosmi della complessità cambiano in continuazione e questo mette gli insegnanti in difficoltà. Per avere l’energia necessaria ogni docente deve attrezzarsi, tenersi in forma, curare la professione.
ØIl docente si costruisce nel tempo, con spazi, esperienze e materiali adeguati nella collegialità, perché l’insegnamento non è una professione solitaria.
ØLa complessità spinge sempre più l’insegnante ad abitare la didattica, costruendo mediatori e predisponendo ambienti di apprendimento.
ØAbitare la complessità vuol dire creare tessuti di relazioni e competenze, opporsi alla routine, riflettere sulle pratiche, porsi domande per mettere a fuoco il problema.
ØL’associazione professionale è una comunità di professionisti dove gli insegnanti possono incontrarsi per riflettere, agire, aiutarsi vicendevolmente a dare ragione delle proprie scelte. L’associazione offre la possibilità di una co-costruzione del sapere professionale.
Possiamo dire che veramente il seminario di Milano è stato fruttuoso!
Ora a noi il compito di darne seguito...nella nostra pratica quotidiana.