Spettacoli gender a scuola:
ecco perché sono dannosi
Secondo il
pedagogista Furio Pesci, lo smarrimento dell’adolescente riguardo alla propria
identità sessuale è una normale e frequente fase della crescita e va lasciata
al proprio corso: il ragazzo arriverà comunque alla sua maturazione
di Luca Marcolivio
Maria Montessori sosteneva che la
vera maturità di una persona si riscontra quando un giovane, arrivato alla fine
dell’adolescenza, inizia a porsi come meta la costruzione di una famiglia.
Dovrebbe essere anche questo uno degli obiettivi più o meno espliciti della
scuola, laddove, però, di questi tempi, il sistema scolastico italiano sta
proponendo progetti pedagogici che sembrano andare in tutt’altra direzione. A
ribadirlo in un’intervista a ZENIT è Furio Pesci, professore associato di
storia della pedagogia all’Università La Sapienza di Roma e responsabile
dell’équipe scientifica dell’associazione Non si tocca la famiglia.
Il professor Pesci è recentemente
intervenuto nel dibattito sullo spettacolo Fa’Afafine – Mi chiamo Alex e sono
un dinosauro, in tour presso le scuole di tutta la penisola, che illustra la
vicenda di un ragazzo gravemente incompreso dai suoi genitori e dai suoi
compagni di scuola per le sue incertezze sulla propria identità sessuale. Lo
spettacolo è stato incoraggiato dal MIUR nell’ambito della campagna contro
l’omofobia e la discriminazione di genere.
Nel manifestare la sua
contrarietà di pedagogista allo spettacolo, il professor Pesci è al fianco di
molte associazioni senz’altro favorevoli alla condanna del “bullismo omofobico”
ma non meno ferme sulla tutela della famiglia naturale fondata sul matrimonio
tra uomo e donna e su un’educazione che valorizzi il più possibile le
differenze sessuali.......
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