«RAGAZZI FRAGILI
CHE AL PRIMO NO UCCIDONO»
- CREPET SUL MASSACRO DI FERRARA-
«Ciò che colpisce in questa vicenda», spiega
lo psichiatra, «sono due cose: l’incapacità di reggere la frustrazione da parte
di una generazione abituata sempre e soltanto ai sì e che al primo no perde la
trebisonda. E il ruolo dell’amico che partecipa al massacro di persone che
neanche conosceva e che probabilmente non aveva motivo per uccidere. È
spaventoso, siamo al deserto educativo totale»
di Antonio
Sanfrancesco
Frequenti contrasti
familiari, dovuti in particolare al cattivo rendimento scolastico del figlio
che prendeva brutti voti a scuola. Sarebbe questo il movente del duplice
delitto di Pontelangorino, paesino di mille anime in provincia di Ferrara, dove
sono stati massacrati nel sonno dal figlio 16 enne della coppia, aiutato da un
amico, Salvatore Vincelli, 59 anni, e la
moglie Nunzia Di Gianni, 45, entrambi originari di Torino dove vive
l’altro figlio di 25 anni. Il contesto è quello di provincia: la coppia gestiva
il ristorante La Greppia di San Giuseppe di Comacchio. Il figlio, secondo gli
inquirenti, aveva progettato da tempo di uccidere i genitori e aveva chiesto
aiuto a un amico promettendogli una ricompensa di mille euro. Spiegazioni
plausibili? «Non ce ne sono», taglia corto lo psichiatra Paolo Crepet, autore,
tra gli altri libri, di Baciami senza rete, in cui analizza i rapporti
interpersonali giovanili nel mondo digitale.
«Siamo di fronte a un problema educativo generale che non spiega il caso di Pontelangorino», afferma. «Ciò che colpisce in questa vicenda è l’incapacità di reggere la frustrazione, una generazione di ragazzi abituata sempre e soltanto ai sì, al primo no perde la trebisonda. Questo è lo sfondo in cui si inserisce questo delitto. Colpisce molto anche l’amico di questo giovanotto perché fatico a capire il motivo per cui ha partecipato all’omicidio. Il figlio aveva una relazione con i genitori che lo rimproveravano per i brutti vuoti presi a scuola, ma l’amico? Forse è solo l’ebbrezza di fare parte di questo progetto di morte uccidendo persone che neanche conosceva. È ancora più spaventoso, siamo al deserto totale»......
«Siamo di fronte a un problema educativo generale che non spiega il caso di Pontelangorino», afferma. «Ciò che colpisce in questa vicenda è l’incapacità di reggere la frustrazione, una generazione di ragazzi abituata sempre e soltanto ai sì, al primo no perde la trebisonda. Questo è lo sfondo in cui si inserisce questo delitto. Colpisce molto anche l’amico di questo giovanotto perché fatico a capire il motivo per cui ha partecipato all’omicidio. Il figlio aveva una relazione con i genitori che lo rimproveravano per i brutti vuoti presi a scuola, ma l’amico? Forse è solo l’ebbrezza di fare parte di questo progetto di morte uccidendo persone che neanche conosceva. È ancora più spaventoso, siamo al deserto totale»......
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