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sabato 1 agosto 2015

CHE LE VACANZE SIANO BUONE E FECONDE!!!!

VACANZA … 
un tempo per svuotarsi dall'effimero e riempirsi del duraturo

            Non c’è dubbio che l’ideale di vacanza è quello di evadere dalla rete del quotidiano, recuperando il tempo del disimpiego, per evadere (se possibile) dall’obbligo.
                  La parola vacanza non ha una bella etimologia, proviene dal verbo latino “vacare”, nel suo significato di vuoto, di ozio. L'aggettivo “vacus”, infatti, distingue una persona senza preoccupazioni, senza amore, quasi indifferente. La vacanza, molto spesso, è proprio così, avvolta nell'indifferenza: si guarda a se stessi, senza pensiero per tutto ciò che succede attorno.
            Ma vorremmo dare un significato diverso “allo svuotarsi”, che non è dall’impegno o dalla responsabilità, ma esattamente al contrario; è recuperare lo spazio del tempo interiore per stare con noi stessi, riscoprire  la dimensione del CUORE; che nella cultura biblica non è un muscolo e neanche il luogo metaforico dell’innamoramento, ma il cuore è la coscienza, è il centro della persona, il  luogo della libertà e dell’intimità, dove tutte le nostre facoltà si incontrano nella libertà di scelta.
       Vacanza in questo senso rende bello quello che facciamo, uno svuotarsi dall’effimero per riempirsi del duraturo, un allontanarsi dall’apparenza per gustare fino in fondo il sapore della sostanza, una sostanza che può essere illuminata dalla luce della verità e dell’amore. Vacanza diventa quindi ritrovare il gusto del fermarsi a riflettere … ritrovando il coraggio di pensare, per aprirci ad un dialogo profondo con l’altro e con l’Alterità.
       Benediciamo quindi questo tempo, e giunga a tutti voi una benedizione antica. Questa Benedizione è  racchiusa in una Poesia, che viene da una voce sconosciuta dalle “terre di Nairi”, dal paese d’Armenia, l’antico altopiano sotto il monte Ararat, dove secondo la leggenda si posò l’arca di Noè.
          E’ un canto di saggezza, parole di un dotto e dolce contadino-veggente che fu un grande poeta, e fu ucciso a trent’anni, nel fiore del suo genio.

ANTASDAN
(Benedizione per i campi dei quattro angoli del mondo)
Nelle plaghe d’Oriente sia pace sulla terra…..
non più sangue, ma sudore irrori le vene dei campi,
e al tocco della campana di ogni paese sia un canto di benedizione.
Nelle plaghe dell’Occidente sia fertilità sulla terra….
Che da ogni stella sgorghi la rugiada e ogni spiga si fonda in oro,
e quando gli agnelli pascoleranno sul monte germoglino e fioriscano le zolle.
Nelle plaghe dell’Aquilone sia pienezza sulla terra…..
Che nel mare d’oro del grano nuoti la falce senza posa,
e quando i granai s’apriranno al frumento si espanda la gioia.
Nelle plaghe del Meridione sia ricca di frutti la terra….
Fiorisca il miele degli alveari, trabocchi dalle coppe il vino,
e quando le spose impasteranno il pane buono sia il canto dell’amore.
Pubblicata nel 1914 in R. Zartarian, Meghaked (libro di letture per le scuole medie). Traduzione di Boghos Levon Zekiya.

Da un messaggio della presidenza del MASCI

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