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sabato 1 agosto 2015

SCUOLA DI TUTTI e PER TUTTI

La sentenza della Cassazione nel tempo della riforma

OCCASIONE E SFIDA
 PER UNA «SCUOLA DI TUTTI»
Perché tanta attenzione sulla questione del pagamento arretrato dell’Ici richiesto alle due scuole paritarie di Livorno, con una sentenza della Cassazione che smentisce il parere dei giudici dei primi due gradi di giudizio? In Italia la scuola è sempre stata terreno di scontro politico, anche se oggi si è creato un fronte trasversale capace di superare schieramenti e pregiudizi, perché ha posto questioni molto concrete. È possibile non riconoscere finanziamenti per il loro funzionamento (non per la loro istituzione) alle scuole paritarie e, contemporaneamente, imporre che non chiedano una retta agli studenti che le frequentano, per evitare di scivolare fra gli enti che svolgono attività 'commerciali'? Con che fondi si potrebbero pagare gli stipendi degli insegnanti?
Il ministro Padoan in questi giorni ha chiarito bene il punto, ricordando che il regolamento attuativo della norma sul pagamento dell’Imu specifica che è da considerare attività «non commerciale» quella che non chiede una retta superiore al «costo medio» di uno studente allo Stato, calcolato dall’Ocse dai 5.739,17 euro degli asili ai 6.94,17 euro delle superiori. Questo regolamento contiene un principio molto interessante tutte le scuole, paritarie e statali: il costo standard per studente. 
Se alle scuole statali e paritarie fossero riconosciuti finanziamenti adeguati a coprire i costi standard e le famiglie potessero scegliere, sarebbe giusto che le scuole paritarie non chiedessero alcuna retta. Ma, visto che lo Stato versa alle scuole paritarie meno di un decimo dei costi che devono sostenere e che le famiglie, possono ricevere al massimo, come detrazioni fiscali, 70 euro netti all’anno a fronte di rette che vanno da 3.000 a 5.000 euro, come si può considerare «commerciale» un’attività che chiede solo il corrispettivo per la copertura dei costi?
 In questi giorni si è più volte fatto riferimento ai circa 6 miliardi annui che lo Stato di fatto risparmia grazie alle scuole paritarie.
Ma non può essere appena questa la ragione per considerarle un valore.
Oggi, potremmo mai pensare come civile un Paese con un solo giornale, una sola rete televisiva, una sola radio, un solo motore di ricerca sul web? Che cosa può garantire l’esistenza in Italia di un 'servizio pubblico' di qualità in un settore così delicato e strategico come l’educazione sulla base di libertà, efficienza ed equità? Perché non aiutare veramente le famiglie a crescere ed educare i figli, dando loro gli strumenti per farlo? In che modo varrebbe la pena usare i fondi della fiscalità generale che derivano dalle tasse versate da tutti i cittadini, senza avere studenti, genitori, insegnanti, scuole, di 'serie A' e di 'serie B' all’interno del sistema nazionale d’istruzione regolato dalla legge?
Forse uno sguardo a quell’Europa che siamo abituati a citare solo quando fa comodo, potrebbe essere utile. In Finlandia, Paese in vetta alle classifiche internazionali, la parità tra scuole statali e scuole non statali è totale. Le scuole sono gratuite, le famiglie hanno libertà di scelta e sono aiutate con contributi per le spese ulteriori che devono sostenere, a seconda del reddito e del numero dei figli. Nella 'laica' Francia gli insegnanti delle scuole paritarie sono pagati dallo Stato e i costi di gestione sono in parte finanziati dagli Enti locali; le famiglie che hanno figli in età scolare hanno dei contributi che vanno dai 4.123 euro annui a 8.349 (per chi ha 4 figli). In Spagna le scuole paritarie convenzionate sono circa il 30%, ricevono dallo Stato i fondi per pagare gli insegnanti e una parte dei costi di funzionamento, i genitori devono pagare rette molto basse. In Gran Bretagna c’è una lunga tradizione di scuole private convenzionate, totalmente finanziate dallo Stato, si chiamano 'public school'. Anche in questo Paese sono previsti aiuti economici per le famiglie con i figli che vanno a scuola (fino a 9.200 sterline per chi ha 4 figli). In Germania il 20% degli Istituti è paritario ed è finanziato con modalità diverse dai Laender.
Allargando la visuale sui Paesi Ocse, con l’ultima indagine 'Education at a Glance' (2012), emerge, poi, che ormai tre Paesi su quattro coprono più del 50% di spese della scuola paritaria gestita della società civile ( governative dependent private schools) e che in Italia, mentre le spese del bilancio 2012 per le scuole statali sono state di circa 57.571.000.000 per 7 milioni e mezzo di studenti, per le scuole paritarie sono stati spesi 511 milioni euro, per più di 1 milione di studenti. Dopo di noi c’è solo la Grecia.
L’Italia ha una buona legge fatta da Luigi Berlinguer nel 2000 che disegna, rispettando la nostra Costituzione, un sistema nazionale di istruzione formato da scuole statali e paritarie, la 'Buona Scuola' con l’articolo 1 comma 151, ha introdotto la possibilità di detrarre i costi sostenuti per la frequenza delle scuole paritarie (si tratta di una restituzione simbolica alle famiglie che non supererà, come detto, i 70 euro annui, ma stabilisce un principio di giustizia essenziale) e parla di nuovi criteri per l’assegnazione dei fondi alle scuole statali, per la gestione dei bilanci.
Avendo finalmente un po’ più di coraggio nell’affrontare la sfida e, come è già stato annotato su
Avvenire, grazie anche alla riflessione provocata dalla sentenza della Cassazione sulle paritarie livornesi, forse si può costruire un sistema davvero equo, in grado di dare più risorse a una 'scuola di tutti', statale e paritaria, e di aiutare le famiglie a svolgere il proprio compito educativo senza discriminazioni di sorta.

Da AVVENIRE, 1 agosto 2015

CHE LE VACANZE SIANO BUONE E FECONDE!!!!

VACANZA … 
un tempo per svuotarsi dall'effimero e riempirsi del duraturo

            Non c’è dubbio che l’ideale di vacanza è quello di evadere dalla rete del quotidiano, recuperando il tempo del disimpiego, per evadere (se possibile) dall’obbligo.
                  La parola vacanza non ha una bella etimologia, proviene dal verbo latino “vacare”, nel suo significato di vuoto, di ozio. L'aggettivo “vacus”, infatti, distingue una persona senza preoccupazioni, senza amore, quasi indifferente. La vacanza, molto spesso, è proprio così, avvolta nell'indifferenza: si guarda a se stessi, senza pensiero per tutto ciò che succede attorno.
            Ma vorremmo dare un significato diverso “allo svuotarsi”, che non è dall’impegno o dalla responsabilità, ma esattamente al contrario; è recuperare lo spazio del tempo interiore per stare con noi stessi, riscoprire  la dimensione del CUORE; che nella cultura biblica non è un muscolo e neanche il luogo metaforico dell’innamoramento, ma il cuore è la coscienza, è il centro della persona, il  luogo della libertà e dell’intimità, dove tutte le nostre facoltà si incontrano nella libertà di scelta.
       Vacanza in questo senso rende bello quello che facciamo, uno svuotarsi dall’effimero per riempirsi del duraturo, un allontanarsi dall’apparenza per gustare fino in fondo il sapore della sostanza, una sostanza che può essere illuminata dalla luce della verità e dell’amore. Vacanza diventa quindi ritrovare il gusto del fermarsi a riflettere … ritrovando il coraggio di pensare, per aprirci ad un dialogo profondo con l’altro e con l’Alterità.
       Benediciamo quindi questo tempo, e giunga a tutti voi una benedizione antica. Questa Benedizione è  racchiusa in una Poesia, che viene da una voce sconosciuta dalle “terre di Nairi”, dal paese d’Armenia, l’antico altopiano sotto il monte Ararat, dove secondo la leggenda si posò l’arca di Noè.
          E’ un canto di saggezza, parole di un dotto e dolce contadino-veggente che fu un grande poeta, e fu ucciso a trent’anni, nel fiore del suo genio.

ANTASDAN
(Benedizione per i campi dei quattro angoli del mondo)
Nelle plaghe d’Oriente sia pace sulla terra…..
non più sangue, ma sudore irrori le vene dei campi,
e al tocco della campana di ogni paese sia un canto di benedizione.
Nelle plaghe dell’Occidente sia fertilità sulla terra….
Che da ogni stella sgorghi la rugiada e ogni spiga si fonda in oro,
e quando gli agnelli pascoleranno sul monte germoglino e fioriscano le zolle.
Nelle plaghe dell’Aquilone sia pienezza sulla terra…..
Che nel mare d’oro del grano nuoti la falce senza posa,
e quando i granai s’apriranno al frumento si espanda la gioia.
Nelle plaghe del Meridione sia ricca di frutti la terra….
Fiorisca il miele degli alveari, trabocchi dalle coppe il vino,
e quando le spose impasteranno il pane buono sia il canto dell’amore.
Pubblicata nel 1914 in R. Zartarian, Meghaked (libro di letture per le scuole medie). Traduzione di Boghos Levon Zekiya.

Da un messaggio della presidenza del MASCI