AIMC - Sezione di Firenze
Alcune considerazioni di fine anno
scolastico
Il
risentimento giustificato dei docenti
Gli scioperi e le
proteste degli insegnanti di questi ultimi due mesi non hanno dato voce e
visibilità solo alle ragioni di un dissenso nei confronti della riforma sulla
scuola. Hanno evidenziato anche un risentimento diffuso tra la categoria.
Profondo. Un astio che andava anche oltre le ragioni dell'opposizione al
disegno di legge sulla “buona scuola”.
Per spiegarlo,
bisognerebbe riflettere su questo semplice dato: l'insegnante ha visto, in
questi ultimi venti anni circa, cambiare il proprio profilo professionale. Che
il legislatore è andato -attraverso norme anche significative- caricando di
nuovi compiti. -Il Curricolo, il Pof, il
Pei, il Pai, il Rav,il Pdp,il GLI, i DSA, i Bes- non sono solo sigle,
corrispondono a nuove funzioni che hanno reso più complessa la
professione. Senza contare che oggi la
situazione richiede a un docente -più che in passato- una competenza non solo
disciplinare ma anche relazionale, comunicativa, metodologica, psicologica.
I docenti si sono
visti cioè via via attribuire l'onere di
nuove prestazioni senza tuttavia che fosse prevista e ottenuta una contestuale
e adeguata valorizzazione del proprio ruolo
.
Tutto questo, unito al blocco del contratto, basta e avanza
a spiegare il disagio dei professionisti di scuola.
L'allievo: questo soggetto ignorato
Nel dibattito
furioso che ha investito il paese e il
Parlamento sulla riforma della scuola si è parlato di tanti soggetti. Dei
docenti, dei genitori, degli ata, dei dirigenti, dei precari, delle forze
sociali, delle prerogative del governo. Si è argomentato dei diritti di tutti .
Tranne che di quelli dell'unico soggetto per il quale esiste un servizio
formativo: l'allievo
Che non ha bisogno
tanto e solo delle nostre attenzioni (necessariamente e legittimamente di
parte). Quanto piuttosto di essere riconosciuto come titolare del diritto
all'apprendimento, del diritto a ricevere un intervento didattico
educativo idoneo, del diritto alla continuità della propria formazione.
La nostra Carta
costituzionale individuava queste prerogative come coesistenti con la persona
in formazione ; prerogative da difendere, attraverso la via legislativa
repubblicana, in modo tale da renderle inviolabili (art.2).
Ora, basterebbe
pensare a questo: che nessun mestiere -e neppure ovviamente quello
dell'insegnante- può essere efficacemente
valorizzato se, in primo luogo,
non se ne preserva l'obiettivo. Che, nel nostro caso, è appunto “il pieno
sviluppo della persona umana” (art.3 cost.).
La scuola andrebbe pertanto pensata prima di
tutto a partire dalla tutela dei diritti dell'alunno. Altrimenti,
semplicemente, è destinata inevitabilmente a
non essere adeguatamente valorizzata e a non funzionare. Occorrerebbe in primo luogo una
legge quadro sui diritti all'apprendimento. Poi, il resto.
A.I.M.C. FIRENZE
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