Giuseppe Desideri, candidato al CSPI con la CISL, presidente della Associazione Italiana Maestri Cattolici (AIMC), interviene nel dibattito sull’identikit del Dirigente scolastico avviato da Tuttoscuola con le interviste a Dantino Marotta, presidente ANDIS e Vincenzo Alessandro, segretario regionale della Cisl scuola del Lazio.
Presidente, anche lei teme che i nuovi poteri attribuiti al dirigente scolastico dal ddl La Buona Scuola possano dare luogo ad una deriva autoritaria o clientelare della scuola italiana?
Ritengo che il vero rischio sia quello di trasformare ulteriormente il profilo professionale del Dirigente scolastico. Uno dei problemi che gli stessi Dirigenti evidenziano è la deriva burocratico-amministrativa che sempre maggiormente vivono. Le previsioni del Ddl non fanno altro che aumentare la dimensione datoriale della funzione dirigente a scapito di quella di leadership professionale ed educativa. Il dirigente "sindaco" si viene a configurare come un uomo solo che potenzialmente ascolta Collegio dei docenti e Consiglio di Istituto ma a cui viene lasciato il peso delle decisioni. In questo modo si rischia di creare una frattura incolmabile fra la comunità professionale dei docenti e il proprio dirigente con conseguenze sulla progettualità formativa delle scuole.
Nell’Audizione davanti alle Commissioni riunite di Camera e Senato Lei ha parlato di rischio di far nascere "il precariato esistenziale professionale".
Si, è la nuova forma di precariato che il testo del Ddl propone ai docenti italiani. Un precariato dettato non più, come quello storico, dalla mancanza del contratto a tempo indeterminato, ma dalla ridefinizione della stessa natura di tale contratto: triennale, soggetto alla valutazione del Dirigente, legato non a scelte dello stesso docente ma di chi "lo" sceglie in base al curriculum vitae. Avremmo docenti, quelli neoassunti ma anche quelli con anzianità di servizio che chiedono trasferimenti di sede, soggetti a scelta del Dirigente scolastico e sottoposti a contratti triennali. La possibilità nel non rinnovo porterebbe i docenti iscritti negli albi territoriali ad un "nomadismo" non cercato che avrebbe, inevitabilmente, conseguenze sulla qualità dell’esercizio della stessa professionalità. Non riteniamo che sia questo ciò che si intende per valorizzazione della professione docente.
Cosa pensa dello sciopero del 5 maggio e delle affermazioni di scherno del Premier Renzi?
Ritengo che sia un vero peccato che il mondo della scuola, su proposta delle organizzazioni sindacali, sia costretto a mobilitarsi per far sentire la propria voce e convincere che una proposta legislativa migliore è non solo possibile ma necessaria. Quando Renzi si stupisce per uno sciopero indetto contro un Governo che promette di assumere oltre 100000 nuovi docenti fa un grave errore: confonde la scuola per un luogo di "quantità" e non di "qualità" e relazioni. Ben vengano le auspicate assunzioni, ridottesi però di un terzo in tre mesi, ma i nuovi colleghi dovranno trovare una scuola ancora in piedi e non minata nelle fondamenta. Schernire uno sciopero, il primo unitario dopo quasi 10 anni, o pensare che i docenti non abbiano "capito" la grandezza del Ddl come ha affermato il ministro Giannini significa avere poco rispetto per la scuola nel suo insieme.
Nessun commento:
Posta un commento