La modernità lo lega alla storia e lo vede in continua crescita.
Quello autentico è riferito
al
genere umano e alle singole persone
riguardo a tutto ciò che in esse è da rispettare e da promuovere
La nozione di progresso è entrata a far parte del senso comune da un
paio di secoli, come frutto della cultura illuministica e, in senso lato, della
modernità. Ciò dipende dal fatto che non si tratta di una nozione semplicemente
descrittiva, ma che comporta anche un implicito, ma indispensabile giudizio di
valore. Ossia, il progresso non è un semplice cambiamento, bensì un cambiamento
verso il meglio e quindi implica un incremento di valore. Pertanto un giudizio
di progresso dipende dal valore che si prende in considerazione.
Ma c’è di più. L’idea di progresso investe un orizzonte temporale
abbastanza vasto, e in certi casi può addirittura riguardare l’intero corso
della storia umana, e proprio qui si coglie la profonda svolta rappresentata
dalla modernità. La cultura occidentale infatti (come del resto la grande
maggioranza delle culture) considerava lo stato iniziale del mondo e
dell’umanità come uno stato di perfezione e felicità (mito dell’età dell’oro,
mito dell’Eden, e simili) e la storia successiva veniva vista come un’inarrestabile
decadenza.
Di qui la tradizionale ammirazione per gli 'antichi' e l’invito
periodicamente risorgente a 'tornare alle origini'.
Fin dal Rinascimento, invece, la modernità si presenta con
l’orgoglio di essere superiore agli antichi (magari addolcendo il giudizio con
l’affermazione che noi vediamo più lontano di loro perché siamo come nani sulle
spalle di giganti). Sta di fatto che, da allora, siamo tutti convinti che la
storia 'va avanti' non solo nel senso di cambiare, ma anche di progredire. Tutto sommato, questa rimane ancora la mentalità corrente: oggi è
diffusa l’idea che il progresso consista nella scoperta o produzione del nuovo,
ma si tratta .......
Leggi: PROGRESSO?
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