I NUOVI LINGUAGGI, INEVITABILI
Intervista al card. Ravasi
«La sfida principale è
certamente riuscire in qualche modo a ritrovare una sintonia col linguaggio
contemporaneo, con un linguaggio profondamente mutato e che esige quindi nuove
categorie, nuove modalità espressive – soprattutto se pensiamo cosa vuol dire
tutto il settore informatico, telematico e virtuale –, ma dall’altra parte la
capacità di conservare nell’interno di questa modalità nuova ed espressiva, il
contenuto.
Questa è sempre una delle
grandi sfide, della cultura stessa e non soltanto delle fedi o della fede
cristiana: da un lato stare attenti ad essere in sintonia col linguaggio che
muta e che è ininterrottamente nuovo, inedito; dall’altra parte riuscire a
conservare la permanenza del messaggio. Detto così, ciò sembra assai facile da
fare, in realtà è difficile da riuscire a realizzare nella concretezza».
Con l’avvento dei nuovi mezzi di comunicazione ci ritroviamo con due mondi: quello, soprattutto di giovani, che li utilizzano senza problemi; quello, soprattutto di adulti, che non hanno dimestichezza e sono diffidenti. Come valuta lei questa situazione?
«È fuori di dubbio che c’è l’esigenza di accettare e utilizzare i nuovi mezzi. Non è un’opzione, per cui uno può farlo perché ritiene di essere aggiornato, di essere più aperto al progresso della comunicazione. In realtà ciò è un’esigenza strutturale, perché sta mutando completamente il modello comunicativo.
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