L’integrazione degli alunni con disabilità nelle scuole primarie e secondarie di primo grado statali e non statali
Nell'anno scolastico 2012-2013, sono circa 84 mila gli alunni con disabilità nella scuola primaria (pari al 3,0% del totale degli alunni) mentre in quella secondaria di primo grado se ne contano poco più di 65 mila (il 3,7% del totale).
Nelle scuole primarie il 21,4% degli alunni con disabilità non è autonomo in almeno una delle attività indagate (spostarsi, mangiare o andare in bagno) e l'8,0% non è autonomo in tutte e tre le attività. Nelle scuole superiori di primo grado le percentuali sono rispettivamente del 14.7% e del 5,5%.
Il ritardo mentale, i disturbi del linguaggio, dell'apprendimento, e dell'attenzione rappresentano i problemi più frequenti negli alunni con disabilità in entrambi gli ordini scolastici considerati.
Gli insegnanti di sostegno rilevati dal Ministero dell'Istruzione, dell'università e della ricerca (Miur) sono più di 67 mila: 2 mila in più rispetto allo scorso anno. Nel Mezzogiorno si registra il maggior numero di ore medie di sostegno settimanali assegnate.
Gli insegnanti di sostegno, in entrambi gli ordini scolastici, svolgono prevalentemente attività di tipo didattico (per l'84% degli alunni con disabilità della scuola primaria e per l'82,4% di quelli della scuola secondaria di primo grado). La quota è rispettivamente dell' 8,6% e del 6,8% se l'insegnante svolge attività prevalentemente di tipo assistenziale.
Circa l'8% delle famiglie ha presentato un ricorso negli anni per ottenere l'aumento delle ore di sostegno.
Ha cambiato insegnante di sostegno nel corso dell'anno scolastico il 14,5% degli alunni con disabilità della scuola primaria e il 12,5% della scuola secondaria di primo grado. Il 44,2% degli alunni della scuola primaria ha invece cambiato l'insegnante di sostegno rispetto all'anno scolastico precedente, lo stesso è accaduto al 37,9% degli alunni della scuola secondaria di primo grado.
Nel Centro e nel Nord si registrano in media circa cinque ore settimanali di assistente educativo culturale o assistente ad personam per la scuola primaria e quattro ore per la secondaria di primo grado. Nel Mezzogiorno, dove invece sono più numerosi gli alunni con disabilità non autonomi, a questa attività vengono dedicate tre ore nella scuola primaria e due nella secondaria di primo grado.
La partecipazione alle attività extrascolastiche organizzate dalla scuola sembra essere molto difficile per gli alunni con disabilità., Quasi la metà di loro non partecipa in entrambi gli ordini scolastici. Percentuali più basse si riscontrano, invece, nella partecipazione ai campi scuola, ai quali prendono parte il 16,1% degli alunni con disabilità della scuola primaria e il 17,2% di quelli della scuola secondaria di primo grado.
Leggi: DISABILI A SCUOLA
Commento di Enrico Lenzi
DISABILI: A SCUOLA INSIEME
Docente di sostegno, questo sconosciuto. O meglio figura da riscoprire nel
suo significato originario. L’occasione per questa riflessione la offre il
Rapporto Istat su disabilità e scuola, in cui, tra i molti dati, si sottolinea
che una percentuale piuttosto consistente dei 67mila docenti in questione non
garantisce una stabilità educativa ai circa 84mila alunni con handicap oggi
scolarizzati. Si scopre così che il 44,2% dei docenti di sostegno nelle
primarie cambia scuola ogni anno e il 14,5% lo fa in corso d’anno. E alle medie
non va meglio, rispettivamente con il 37,9 e il 12,5%.
Diversi i motivi di questo turn
over consistente, non ultimo quello di aver ottenuto la cattedra in
un’altra materia o di aver scelto il sostegno un po’ come ripiego rispetto a
un’altra cattedra. E il diritto degli alunni a al sostegno, e magari anche a
una sana continuità didattica? Domanda legittima, ma che richiede forse una
riflessione ulteriore, tornando proprio al ruolo originario del docente di
sostegno.
La legge 517 del 1977 (quella che abolì le classi differenziali) è chiara: deve essere un docente «specialista» capace di aiutare l’alunno disabile a partecipare all’attività didattica all’interno della classe. Un docente che, però, precisa ancora la legge, «condivide con tutti gli altri colleghi» i compiti professionali e le responsabilità sull’intera classe. Insomma, non 'ha' un 'suo' alunno disabile tutto per sé, in possesso esclusivo.
La legge 517 del 1977 (quella che abolì le classi differenziali) è chiara: deve essere un docente «specialista» capace di aiutare l’alunno disabile a partecipare all’attività didattica all’interno della classe. Un docente che, però, precisa ancora la legge, «condivide con tutti gli altri colleghi» i compiti professionali e le responsabilità sull’intera classe. Insomma, non 'ha' un 'suo' alunno disabile tutto per sé, in possesso esclusivo.
Un compito che nel tempo, purtroppo, si è
trasformato in alcuni casi in mero assistenzialismo (e non stiamo parlando dei
casi più gravi di disabilità) e in altri nell’affidare solo al docente di
sostegno l’alunno con handicap. Ovviamente, nessuna generalizzazione è
possibile, ma purtroppo si è assistito a un progressivo delegare il nodo
sostegno da parte dei docenti 'curricolari' ai loro colleghi 'specialisti',
perdendo quel compito complessivo che la legge affidava alla scuola. Peccato,
perché l’Italia è l’unico Paese europeo nel quale si è scelto 36 anni fa di
includere gli alunni disabili nella scuola. Senza più classi differenziate.
Avvenire,
17.12.2013
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